«Una giornata storica per la Capitanata e per la Puglia». Così la senatrice foggiana di Fratelli d’Italia Anna Maria Fallucchi ha annunciato trionfalmente lo stanziamento di 190 milioni di euro da parte del governo Meloni per la realizzazione dell’infrastruttura che collegherà la diga di Ponte Liscione in Molise a quella di Occhito, in Puglia. L’opera – a detta della parlamentare – partirà già a settembre e rappresenta «una svolta ambientale, economica e sociale per il Mezzogiorno».
Un annuncio pieno di enfasi, che sembra certificare la chiusura dell’accordo e l’imminente avvio dei lavori. La notizia è stata rilanciata con orgoglio anche in ambienti della maggioranza di governo pugliese e da esponenti politici trasversali come il consigliere regionale Antonio Tutolo, che da tempo sostiene l’urgenza dell’interconnessione per affrontare l’annosa crisi idrica della Daunia.
Ed è proprio questa la domanda che oggi, in Molise, molti iniziano a porsi. Perché mentre da oltre Fortore si festeggia, dall’altro lato sembra che le condizioni poste dalla Regione Molise siano finite nel dimenticatoio? La premessa, condivisa a parole da entrambi i fronti, era semplice: l’acqua verso Occhito solo se in esubero, cioè quella che il Molise non è in grado di utilizzare per mancanza di infrastrutture e che finisce dispersa a mare.
Un principio sacrosanto, ribadito più volte anche dal presidente della Regione Francesco Roberti, che ha parlato dell’esigenza prioritaria di irrigare i 4-6mila ettari di terreno del basso Molise, completare le opere di adduzione e persino procedere al dragaggio della diga del Liscione, per garantirne piena funzionalità. Solo dopo, diceva Roberti, si potrà “confluire” verso la Puglia. Ma nella nota della senatrice Fallucchi, del cronoprogramma molisano non c’è traccia. Anzi: si parla di «opera strategica già pronta al via», di settembre come mese d’inizio dei lavori e di un intervento che «volta pagina dopo anni di promesse».
E allora i giochi sono già fatti? Il Molise ha firmato un’intesa definitiva? Il finanziamento annunciato copre solo l’opera lato pugliese o anche la parte molisana, quella che dovrebbe rendere utile all’intero basso Molise il surplus idrico del Liscione? Chi controllerà i flussi d’acqua? E chi garantirà che non si intacchi la riserva necessaria ai molisani, oggi già classificati in “criticità medio-alta” sul piano della sicurezza idrica?
La preoccupazione è lecita, perché non sarebbe la prima volta che il Molise, ricco di acqua ma povero di peso politico, cede le sue risorse senza adeguato ritorno. L’ombra lunga di passati errori aleggia ancora: reti idriche colabrodo, comuni serviti a giorni alterni, agricoltura locale in sofferenza. E ora si rischia che l’acqua “eccedentaria”, che secondo i pugliesi il Molise getta via, finisca stabilmente oltreconfine senza che prima vengano completate le opere a beneficio del nostro territorio.
Lo scontro è anche politico. Le opposizioni in Consiglio regionale parlano apertamente di «esproprio silenzioso» e contestano l’idea stessa di «eccedenza strutturale». Secondo i consiglieri Gravina, Fanelli, Facciolla, Salvatore e Romano, il surplus è in realtà una distorsione dovuta a carenze infrastrutturali, e non un motivo per cedere stabilmente risorse a un’altra regione. Non mancano i toni barricaderi, come quelli della ex consigliera Romagnuolo, che evoca il precedente ventennale delle proteste popolari contro l’acquedotto a servizio della Puglia: «Faremo le barricate se servirà».
Il rischio, concreto, è che il Molise venga relegato al ruolo di “terra di passaggio” per l’oro blu del Sud. Se il governo nazionale ha deciso di finanziare l’opera – come dichiarano i parlamentari pugliesi – con quale equilibrio verranno tutelate le priorità molisane? La senatrice Fallucchi ringrazia il sottosegretario La Pietra, ma non una riga è dedicata al confronto con le autorità del Molise, né al fabbisogno interno di una regione che versa da anni in crisi idrica intermittente e che solo in parte ha beneficiato dei fondi PNRR per la resilienza climatica.
A livello tecnico, l’Autorità Distrettuale di Bacino dell’Appennino Meridionale ha avviato uno studio di fattibilità, ma la sensazione – sempre più forte – è che mentre i tecnici analizzano, la politica decida. E decida altrove.
Sarebbe sbagliato fare del “bypass” Liscione-Occhito un derby Molise-Puglia. Le risorse idriche sono un bene comune, e la solidarietà interregionale è una componente fondamentale del sistema nazionale. Ma la solidarietà deve essere reciproca, bilanciata, trasparente. E non può trasformarsi, ancora una volta, in una cessione a perdere per il Molise.
Il tempo delle promesse e dei protocolli d’intenti è finito. Se davvero i lavori inizieranno a settembre, allora serve subito chiarezza: un accordo ufficiale, pubblico, vincolante, che definisca tempi, quote, compensazioni e, soprattutto, le opere a beneficio dei cittadini molisani. Perché in un Mezzogiorno che lotta per la sua sopravvivenza anche ambientale, nessuno può restare con il cerino in mano. Nemmeno il Molise.
lu.co.