«Ci siamo svegliati con una dolorosa notizia: il prof Gianni Capobianco nella notte è venuto a mancare. Sto leggendo in queste ore su Facebook tanti post, tanti ritratti di chi ha conosciuto l’uomo, lo sportivo, l’amico, il docente universitario, l’uomo di fede. Tutti tratteggiano una persona splendida, capace di fare la differenza e lasciare il segno in ciascuno degli ambiti che lo hanno visto agire negli anni, con il suo carattere schivo e franco, i suoi occhi profondi e intelligenti, la sua mente straordinaria e sempre affamata di conoscenza».
È commosso il ricordo che il sindaco di Venafro Alfredo Ricci ha riservato al prof Capobianco. «Ho avuto modo di conoscerlo come molti in tanti pezzi di vita, ma in particolare nell’impegno come “promotore del messaggio cristiano nella cultura contemporanea”, per citare il messaggio di partecipazione diffuso da don Salvatore per ricordarlo. In quelle occasioni in cui abbiamo dialogato, durante la battaglia referendaria del 2005 in difesa della sacralità della vita e ancora in altri tanti momenti di vita parrocchiale, passando per i semplici fugaci incontri la domenica dopo la messa, sono rimasto sempre colpito dalla profondità delle sue riflessioni e meditazioni, con cui riusciva a rendere semplice e logico anche l’imponderabile, e dalla pacatezza quanto determinazione dei suoi ragionamenti, con cui in maniera discreta sapeva prospettare come unica soluzione quella a cui era giunto, sempre all’insegna di una grande e incrollabile fede. Qualche volta riflettevo su quanto fosse forte la testimonianza di Fede che riusciva a veicolare un grande uomo di scienza come Gianni. Già, perché Gianni è stato un illuminato docente universitario, amato e stimato dal mondo accademico e dai suoi studenti, capace di alzare enormemente il livello dell’insegnamento e della didattica dell’Università del Molise, anche in questo una grande risorsa per il nostro territorio. Qualche anno fa, in occasione di un progetto portato avanti dalla scuola di Venafro, mi colpì l’entusiasmo che aveva nel trasmettere ai ragazzini dei concetti scientifici altisonanti. Sembrava un bambino tanta era la sua passione per la conoscenza e l’insegnamento. Ha dato tanto alla nostra città – ha concluso Ricci – e alla nostra terra, mancherà a questa città e a questa terra. Giunga un sentito e affettuoso pensiero di cordoglio e partecipazione alla sua famiglia, unito alla preghiera. La terra gli sia lieve».
Anche Giovanni Petta, amico e prof, ha ricordato Gianni Capobianco.
Il cinismo è spesso fastidioso. Quello di Gianni Capobianco non lo era. Non aveva alcunché di rancoroso. Non era vittimistico. Non voleva rovinare la festa a nessuno, né richiamare l’attenzione degli altri.
Voleva però stimolare il pensiero serio, la ricerca della verità, l’eliminazione delle finzioni dal dibattito culturale.
Il suo era un atteggiamento colto e umano, che mostrava una grande intelligenza e, soprattutto, il desiderio di abbracciare le persone e il mondo.
Era una posa di passaggio tra la sua grande passione, la logica – il ragionamento più che la matematica – e ciò che lo aspettava. Era un lavoro di sintesi che voleva evidenziare le conseguenze negative della stupidità.
Il suo umorismo era così intelligente – english e napoletano insieme – da divertire con eleganza. La sua satira, anche quando durissima, in partenza, si ammorbidiva nell’incontro e scontro con gli esseri umani, pur senza perdere efficacia.
Quelli che lo hanno frequentato, soprattutto nell’ultimo periodo, hanno ricevuto solo regali e attenzioni, cura. Anch’io sono stato beneficiato dalla sua generosità.
Nei prossimi giorni pubblicherò sul mio profilo le sue riflessioni sulla scuola… provocatorie, logiche, toniche. Erano già state pubblicate a puntate su Primo piano. Le rileggeremo insieme per allenarci all’acutezza e all’argutezza, alle soluzioni logiche e umane dei problemi.
Mancherà, a noi e ai suoi studenti, un intellettuale solido. Un pensatore che dava contributi di idee e proposte anche al di fuori della aule universitarie. Un vero accademico, insomma. Un amico caro a cui abbiamo voluto bene.
Giovanni Petta
foto in home dalla presentazione del libro di Gianni Capobianco nella Biblioteca Unimol