I 90 milioni stanziati dalla Finanziaria del governo Meloni per ridurre il disavanzo della sanità molisana non sono in pericolo. «Se chiudiamo la partita sulla rete dell’infarto, credo che arriverà dal Tavolo anche l’ok al Programma operativo e quindi potranno essere trasferiti al Molise», si dice certo il commissario della sanità Marco Bonamico.
Insieme al sub Ulisse Di Giacomo, ha scelto in questi anni la via del riserbo. Pochi comunicati, quando sulla stampa “esplodono” polemiche legate a decisioni della struttura commissariale. Ancora meno conferenze stampa, interviste a margine di appuntamenti istituzionali. «Noi parliamo con i documenti, con i decreti, oltre 400 quelli finora firmati».
Lo strappo alla regola, l’avvocato Bonamico – manager pubblico di lungo corso, scelto dal governo di centrodestra, in particolare da Forza Italia – lo compie per un appello a «remare tutti nella stessa direzione» per uscire dal tunnel e per dare conto del lavoro preliminare a un obiettivo che egli stesso ritiene strategico: trasferire il Cardarelli nell’edificio della Cattolica e realizzare un’integrazione con il Responsible.
A proposito di Responsible, in queste ore il settore Bilancio della Regione e la Gsa stanno definendo una soluzione per il pagamento all’ospedale di Petracca dei 3,8 milioni per le prestazioni salvavita del 2019 su cui si è pronunciata la Corte d’appello. Al netto del contenzioso che comunque finirà davanti alla Cassazione.
Commissario, si sta occupando da qualche mese del “trasloco” del Cardarelli, che non dovrà essere un semplice trasloco però.
«Esattamente, non solo un trasloco. Un’integrazione richiede un quadro lineare e scelte chiare per esempio per eliminare doppioni. Avevo iniziato a lavorarci già qualche anno fa, poi il presidente Roberti, appena eletto, mi espresse l’intenzione di seguire direttamente la vicenda e lo ritenni assolutamente corretto. Anche se a volte emerge una differenza di opinioni fra noi non vuol dire che i rapporti non siano buoni. Sono ottimi. Semplicemente abbiamo ruoli diversi. Tornando al Cardarelli, di recente il governatore mi ha chiesto di riprendere in mano concretamente questo dossier, chiamiamolo così, e lo sto facendo con sopralluoghi e accorgimenti logistici».
L’acquisizione dell’immobile è però cruciale.
«Dipende dalle condizioni. Quella che sto per darle è un’opinione strettamente personale: io l’edificio lo acquisirei a un euro, simbolico, tutto considerato. Ma capisco che Cattolica non può scendere al di sotto dei 30 milioni di quotazione che ha iscritto in bilancio. Però anche un comodato d’uso cinquantennale ci consentirebbe intanto di essere autorizzati ai lavori necessari, per esempio, alla realizzazione del Pronto soccorso. È un’operazione che richiede tempo, è chiaro. Abbiamo perciò ipotizzato di spostare prima di tutto i reparti di area medica, che non hanno bisogno del Pronto soccorso nella stessa struttura. Se troviamo l’accordo con Cattolica e Responsible, penso che in tre, quattro mesi si potranno trasferire le prime unità di degenza».
Quali sono gli obiettivi di questa operazione? Il risparmio di sicuro, considerato il suo mandato. Ma immagino anche la maggiore sicurezza per utenti e sanitari.
«Non fornisco numeri perché rischierebbero di essere “numeri al lotto” ma c’è una differenza notevole in termini di risparmio fra il costo del Cardarelli, o ancora di più del Cardarelli ristrutturato, e una struttura nuova, più funzionale. E poi c’è la differenza, più importante, fra curare un paziente e prendersene cura. Noi oggi all’ospedale di Campobasso curiamo le persone, ma non ce ne prendiamo cura. La struttura è fatiscente. Bisogna dare ai pazienti un ospedale accogliente, pulito, e a medici, infermieri e operatori la possibilità di lavorare in una struttura di cui andare orgogliosi».
Che tempi prevede, commissario?
«Beh, io pensavo di cominciare i trasferimenti da ottobre ma non abbiamo ancora raggiunto l’accordo con Cattolica e Responsible quindi i tempi un po’ si allungano. Ma una volta raggiunta l’intesa, ripeto, credo che basteranno pochi mesi per avviare l’operazione».
Non si sono ancora spente le polemiche sul decreto 100 che adotta la nuova rete ictus. Intanto avete firmato il protocollo col Neuromed a cui avete affidato una nuova funzione.
«Sì, è di fatto un Pronto soccorso dedicato quello che l’Irccs garantirà alla rete d’emergenza».
La remunerazione sarà a parte.
«Come prevedono le norme. Abbiamo valorizzato la funzione del Pronto soccorso in Molise con un nostro decreto».
E quanto varrà la funzione assegnata al Neuromed?
«Pensiamo 1,5 milioni, contiamo di stare al di sotto dei 2 milioni comunque. Abbiamo realizzato un’analisi di quanto costa attrezzare un ospedale con una struttura per l’ictus emorragico prendendo come benchmark un ospedale abruzzese, uno campano e uno laziale. Alla cifra venuta fuori – fra i 4,5 e i 7 milioni – abbiamo sottratto quello che già acquistiamo da Neuromed per l’ictus e abbiamo ragionato naturalmente a partire dai dati epidemiologici della patologia cerebrovascolare in Molise. Aggiungo, a sostegno della scelta che abbiamo compiuto sulla radiologia interventistica che è irrealistico pensare di riuscire a reclutare questo tipo di professionisti in numero necessario per garantire l’h24 sette giorni su sette nella sanità pubblica. Adesso tocca all’Asrem rendere operativa la rete. Entro metà settembre vogliamo partire».
Con l’Asrem, sembra di capire, non avete un rapporto idilliaco. Cosa imputate all’azienda sanitaria?
«Mi perdoni ma la devo correggere. Nulla contro l’azienda sanitaria, ma il deficit che la sanità molisana ancora sconta si annida lì. Noi vogliamo riportare in pareggio quel bilancio e per questo diamo indicazioni, pressanti e ripetute, ma è il nostro “mestiere”. È il mandato che abbiamo ricevuto dal governo. Dobbiamo far lavorare molto di più e meglio gli ospedali, che producono il 30% di quel che costano. Certo, la carenza di personale, specialmente in alcune branche, è innegabile. Ma se ci sono rami secchi vanno tagliati e se ci sono sacche di sprechi o di risorse spese in maniera inefficace va posto rimedio».
Diciotto anni in piano di rientro, 16 di commissariamento. Lei potrebbe ambire a restare ancora a lungo a capo della sanità molisana.
(sorride) «No, guardi, non ho questa intenzione. Io dico che non è realistico pensare a provvedimenti salvifici e immediati solo per il Molise. Non sarebbero sostenibili politicamente. Ci sono delle regole per uscire dal commissariamento e poi dal piano di rientro, regole finanziarie: due anni col bilancio in pareggio. L’uscita dal tunnel, quindi, non è impossibile. Però dobbiamo remare tutti nella stessa direzione. Da Roma ci hanno già dato una mano. Al Molise sono destinati 13 milioni in più ogni anno, quelli per le regioni al di sotto dei 500mila abitanti…»
Non erano 20?
«Sì, complessivamente. Sette andranno alla Val d’Aosta che dal punto di vista demografico è nelle nostre stesse condizioni. Questo è il parere del Tavolo tecnico. Il contributo aggiuntivo annuale è stato certamente ottenuto grazie all’intervento fondamentale della politica ma anche noi abbiamo sempre rappresentato a Roma l’esigenza di un ulteriore finanziamento perché il deficit è strutturale».
Mancano ancora all’appello i 90 milioni (45 per il 2025 e 45 per il 2026) stanziati dalla Finanziaria per ridurre il disavanzo. Perché manca l’ok al vostro Programma operativo.
«Lo abbiamo inviato a Roma mesi fa. Probabilmente il via libera è condizionato dal parere del Tavolo dm 70 sulle reti. Come sapete, abbiamo avuto l’ok per la rete ictus e per quella del politrauma ma non ancora per quella dell’infarto e per i punti nascita. La nostra posizione è chiara, ci siamo battuti per evitare chiusure. Abbiamo inviato una nuova versione che salva i reparti in via sperimentale e stiamo aspettando la riconvocazione della riunione. Appena avremo via libera su questi punti credo che ci sarà anche l’ok al Programma operativo e, quindi, al trasferimento dei 90 milioni». rita iacobucci


























