«Una bomba sociale pronta a esplodere» e in grado di trascinare nel “cratere” che ne seguirebbe non solo il Molise. Perché lo smantellamento dello stabilimento Stellantis di Termoli, di questo si tratta, sarebbe un precedente pericoloso per tutti.
L’assessore regionale alle Attività produttive Andrea Di Lucente, alla Conferenza dell’Alleanza delle Regioni Automobilistiche ieri a Monaco di Baviera ha denunciato la drammatica situazione del sito di contrada Rivolta del Re e lanciato un appello alle istituzioni europee e alle altre Regioni: servono, ha detto, un cambio di passo, politiche industriali comuni e strumenti straordinari.
Dati alla mano e toni inequivocabili, Di Lucente ha messo in luce le disuguaglianze territoriali sempre più evidenti nei processi di riconversione industriale e ricordato che mentre altri stabilimenti Stellantis in Italia e in Europa ricevono investimenti e piani certi, a Termoli — uno dei poli strategici del sud Italia — si assiste allo smantellamento progressivo e al rischio imminente di una crisi occupazionale senza precedenti.
«Il Molise oggi si trova sull’orlo del baratro – ha evidenziato l’assessore durante il suo intervento – Porto dati concreti sullo stabilimento di Termoli, uno dei pilastri industriali del Molise, dove la produzione del motore Fire è cessata definitivamente nello scorso giugno e dove Stellantis sta mantenendo attive solo linee limitate. Si attende l’avvio del cambio EDCT per veicoli ibridi nel primo semestre 2026, che potrà impegnare al massimo 250–300 lavoratori — un flebile segnale positivo, ma chiaramente insufficiente. Quanto alla Gigafactory per batterie EV, il piano è attualmente bloccato, per non dire svanito. In Molise, lo stabilimento Stellantis di Termoli, un tempo simbolo di sviluppo, oggi è uno stabilimento in smantellamento e abbandono. Non uso mezzi termini: la situazione è la più grave in assoluto tra tutti i siti Stellantis in Italia. Oltre 1.700 posti di lavoro sono a rischio, e a catena, l’intero tessuto produttivo locale. È una bomba sociale, pronta ad esplodere. Tutte le altre regioni in cui insistono stabilimenti del gruppo Stellantis hanno ricevuto rassicurazioni, piani industriali, investimenti, o almeno impegni chiari. Tutte, tutte tranne il Molise.
Se andiamo avanti così, il Molise diventerà una terra di conquista, ma per chi? Per chi arriverà dopo ad acquistare, a smontare o, peggio ancora, a speculare sul nostro futuro. L’Alleanza delle Regioni Automobilistiche, se vuole avere senso, deve tutelare i territori, non solo rappresentarli. Servono – ha chiesto Di Lucente – parole forti, ma soprattutto azioni mirate. E noi pretendiamo risultati concreti, da portare a casa, non dichiarazioni generiche. La transizione energetica, verso l’elettrico e nuove forme di mobilità sostenibile, è una sfida che condividiamo e sosteniamo. Ma deve essere giusta, equilibrata e inclusiva: non possiamo permettere che interi territori restino indietro o che produzioni storiche vengano delocalizzate senza alternative valide.
Se il Molise cade, se Termoli si spegne, non sarà un problema solo nostro; sarà un precedente pericoloso anche per tutte le altre regioni presenti oggi in questa sala. O ci si muove insieme, con forza, oppure tra qualche anno racconteremo storie di desertificazione industriale invece che di transizione giusta. Ribadisco: se questa assemblea deve avere un senso, non può limitarsi a prendere atto dei problemi. Deve dare soluzioni. Deve indicare una via d’uscita, una luce in fondo al tunnel, capace di restituire speranza al territorio, ai lavoratori e alle loro famiglie. Non siamo più disposti ad aspettare. Non siamo più disposti – ha concluso il titolare delle Attività produttive della giunra Roberti – ad essere dimenticati. Non siamo più disposti ad essere lasciati indietro. Perché senza futuro industriale, non c’è futuro per le nostre comunità».























