The best and the worst. Tutto concentrato nella stessa Regione, il Molise: anche nel 2023 ha il più alto tasso di attrattività e il più alto indice di fuga.
L’argomento, non entusiasmante e molto tecnico, è quello della mobilità sanitaria per i ricoveri. Ma la sua declinazione nella realtà di ogni giorno dice molto, e in maniera molto comprensibile, su alcune delle cause non risolte del piano di rientro e del commissariamento. I dati, dal 2023 a ritroso fino al 2019 (senza il 2020 anno del Covid e della chiusura anche della sanità), sono stati appena pubblicati dall’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) nel suo portale statistico.
Due anni, fa, nell’ultimo “periodo” analizzabile disponibile, il Molise ha fatto registrare il 31,2% in termini di attrattività del sistema ospedaliero: 55,9 milioni il valore dei ricavi prodotti per la stragrande maggioranza dalle cliniche private (49,5 milioni), il pubblico si è fermato a soli 6,3 milioni.
In regione, come già detto, anche il più alto indice di fuga d’Italia, il 33,5% per un valore di 52,7 milioni. La differenza, 3,2 milioni, tiene ancora la Regione fra quelle che possono vantare un saldo positivo di mobilità (valgono economicamente più le prestazioni rese dagli ospedali molisani complessivamente intesi a pazienti di fuori regione che le spese che Palazzo Vitale sostiene, e compensa di fatto ogni due anni, per i propri residenti che scelgono, sono costretti a scegliere, strutture extraregionali). Ma il valore, pur non essendo quello che globalmente comprende anche la mobilità attiva e passiva per la specialistica ambulatoriale, si è molto assottigliato in questi anni. Ed è lo specchio di una drastica riduzione dei ricavi proprio nel pubblico, che è anche storicamente il settore da cui i molisani fuggono per cercare cure altrove. Ed è quello più colpito dalla carenza di personale.
Il confronto è presto fatto scorrendo il portale di Agenas. Nel 2019, l’indice di attrattività era a 32,3% vale a dire 58,3 milioni di ricavi suddivisi così fra privato (33,1 milioni) e pubblico (25,2). La fuga era al 29,1% (48,1 milioni). Nel 2021, indice di attrattività al 33,7% (53,2 milioni suddivisi fra privato, 35,2 milioni, e pubblico con 18). La fuga era invece era al 31,6% (47,7 milioni). Infine, nel 2022 il Molise ha prodotto un’attrattività pari al 31,5% per i ricoveri ospedalieri pari a 54,6 milioni di ricavi (34,1 milioni e 20,5) e un indice di fuga pari al 31,6% (47,8 milioni).
Questi i saldi finali: 9,2 milioni nel 2019, 8,9 milioni del 2021, nel 2022 6,8 milioni e nel 2023 “solo” 3,2.
Complessivamente, la mobilità ospedaliera per i ricoveri ha generato nel 2023 un giro d’affari vicino ai 3 miliardi confermando chiaramente il divario tra Nord e Sud del Paese. Sono sempre le regioni del Centro-Nord a registrare forti avanzi, mentre quasi tutto il Mezzogiorno mostra deficit consistenti. A guidare la classifica Emilia-Romagna e Lombardia, entrambe con saldi vicini ai 400 milioni di euro, rispettivamente 387,1 e 383,3 milioni. Seguono Veneto con oltre 115 milioni, Toscana con 26,9 milioni e Piemonte con 23 milioni. In territorio positivo anche la Provincia autonoma di Trento (5,5 milioni) e, appunto, il Molise (3,2 milioni).
Alcune aree, pur non presentando deficit drammatici, mostrano comunque un saldo negativo: Provincia autonoma di Bolzano (-3,1 milioni), Valle d’Aosta (-9,2 milioni), Friuli Venezia Giulia (-14,1 milioni) e Lazio (-14,1 milioni).
La situazione cambia radicalmente scendendo lungo la penisola. Umbria (-24,1 milioni), Marche (-25,6 milioni) e soprattutto Basilicata (-52,1 milioni) e Abruzzo (-53,1 milioni) rientrano tra le zone in difficoltà. Ancora più marcato il deficit di Sardegna (-56,9 milioni) e Liguria (-73,5 milioni). Ma nel Sud si concentra il vero squilibrio: Puglia (-126,8 milioni), Sicilia (-139,6 milioni), Calabria (-191,8 milioni) e soprattutto Campania, che chiude con il peggior saldo d’Italia, pari a -211,3 milioni. ritai

























