Uno spiraglio nella vertenza Responsible si è aperto ieri con il pagamento, riferito a Primo Piano da alcuni rappresentanti sindacali, della tranche che mancava del mese di agosto, dei rimborsi fiscali e di un acconto per settembre. Ma i rappresentanti dei lavoratori, comparto e medici, hanno confermato per il pomeriggio del 21 ottobre dalle 15.30 alle 18 un sit-in di protesta davanti all’ospedale.
Poi saranno organizzate altre iniziative, una fiaccolata aperta alla cittadinanza ad esempio, per sensibilizzare l’opinione pubblica «sul rischio che la nostra comunità sta correndo», denunciano i rappresentanti di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl.
Perché, al di là della boccata di ossigeno che ieri si sarebbe concretizzata con i bonifici di parte dell’arretrato, la situazione dell’ospedale di Petracca resta assai complicata. È stato il governatore Francesco Roberti a svelare un particolare significativo nelle interviste margine della visita del presidente albanzese Begaj. «Stiamo seguendo con attenzione – ha detto – il concordato messo sul tavolo. Sulla base delle risultanze di questo concordato vedremo come riuscire ad incidere. Il 25, come mi hanno riferito i commissari, è il termine ultimo, qualora non arrivasse la sospensiva della sentenza di secondo grado, per pagare i 3.8 milioni (delle prestazioni salvavita 2019 non ancora corrisposte, ndr). Questi 3,8 milioni, insieme alle cifre che stiamo pagando per le prestazioni erogate al Servizio sanitario regionale, dovrebbero quanto meno riuscire a soddisfare le esigenze dei pagamenti degli stipendi del personale».
È stata dunque avviata una procedura negoziata di composizione della crisi. Crisi che era conclamata già e ora è anche formalizzata.
La mobilitazione sindacale è stata proclamata dopo l’affollata assemblea del personale dell’ospedale che si è tenuta giovedì. La procedura di raffreddamento e lo stato di agitazione hanno avuto esito negativo. Spiegano i segretari Amantini e Valvona, Rosati e Priston, Corbo e Fraticelli che nel corso del dibattito sono emersi la profonda difficoltà economica e l’insostenibile stress lavorativo che il personale sta subendo, ma anche la forte preoccupazione per le sorti future di una struttura che per anni ha rappresentato un fiore all’occhiello per la sanità molisana.
I lavoratori – dicono ancora i sindacalisti – hanno espresso rabbia e frustrazione. «Non si tratta solo di tutelare il sacrosanto diritto alla retribuzione, ma di difendere la propria dignità professionale e il futuro di un servizio essenziale». Di fronte all’assenza di certezze e al silenzio della controparte, l’assemblea ha dato mandato unanime alle organizzazioni sindacali di avviare un percorso di mobilitazione dura. Sit-in, dunque, e se la situazione non si risolverà complessivamente e con il saldo di tutte le spettanze arretrate sarà sciopero generale.
La vertenza, concludono i sindacati, non che interessa solo i lavoratori, «è un problema che deve interessare i cittadini, le istituzioni e la politica regionale, a cui chiediamo un confronto urgente. Siamo di fronte a un problema sociale di altissima rilevanza, le cui ripercussioni future rischiano di compromettere ulteriormente il diritto alla salute in una regione già profondamente martoriata e con livelli di prestazioni che stanno andando vorticosamente verso il basso».

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