L’avvio delle lezioni per il semestre filtro di Medicina, nell’anno zero di una riforma semplicemente “digerita” dal mondo accademico e studentesco, era il momento migliore – e allo stesso tempo il peggiore – per dirlo. Nei pochi mesi di mandato al vertice di Unimol, del rettore Giuseppe Vanoli è emerso però già netto un tratto caratteriale (l’attitudine ad assumersi rischi e responsabilità) che lo guidò probabilmente anche nella scelta di dire, proprio quel giorno, che l’ateneo molisano si sente maturo abbastanza da accettare una sfida imponente: partecipare attivamente, sporcandosi anche le mani, alla ristrutturazione della sanità molisana. Commissariata dal 2009, ancora indebitata, ma assolutamente rimodulabile e anzi in grado di diventare modello. Se lo si vuole davvero.
Il nuovo protocollo d’intesa firmato con la Regione, rappresentata dal commissario della sanità Marco Bonamico, fa seguito alle intenzioni dichiarate dal rettore. Ed evidentemente condivise dalla struttura commissariale. Approvato con decreto da Bonamico e dal sub Ulisse Di Giacomo, elaborato in un percorso di confronto e condivisione con la direzione generale Salute guidata da Lolita Gallo, il provvedimento disciplina l’integrazione tra le attività didattiche, scientifiche e assistenziali. L’intesa, in vigore per il periodo 2025-2028, prevede la partecipazione dell’ateneo alla programmazione sanitaria regionale, secondo le normative vigenti, e le modalità di integrazione tra funzione didattica, formativa e di ricerca e funzione assistenziale, nonché l’apporto del personale dirigente del Servizio sanitario alle attività formative dell’Università.
Quindi, l’ateneo concorre all’elaborazione del Piano sanitario regionale, alla realizzazione di programmi sanitari di intervento, alla definizione di indirizzi nel campo della ricerca biomedica. La conferma di quanto già stabilito negli anni scorsi. Ma che questo protocollo non sia una metafora delle strade dell’inferno – lastricate solo di buone intenzioni – lo si appura al comma 3 dell’articolo 3: «La Regione Molise, prima dell’adozione o dell’adeguamento del Piano Sanitario Regionale nonché degli altri atti aventi valenza programmatoria sanitaria regionale, è tenuta ad acquisire formalmente il parere dell’Università degli Studi del Molise. Il parere espresso dall’Ateneo è allegato al progetto di piano e trasmesso al ministero della Sanità per l’espressione dell’avviso di congruità con il piano sanitario nazionale».
Una disposizione precisa, senza bisogno di interpretazioni. Chiara l’intenzione della Regione di farsi accompagnare dall’Unimol e dal suo dipartimento di Medicina, di più e meglio rispetto a quanto avvenuto (e permesso) finora, fuori dal tunnel di commissariamento e piano di rientro.
Modello organizzativo di riferimento per la presenza dell’ateneo nella sanità regionale, che con questo rinnovo diventa opzione strategica da realizzare a breve, è quello del dipartimento assistenziale integrato. Una “struttura” attraverso cui Unimol renderà omogenea, funzionale e ispirata a criteri manageriali oltre che di clinica e ricerca, l’attività dei medici universitari negli ospedali. Il Dai, specifica l’intesa Unimol-Regione, «comprende strutture complesse e semplici, anche dipartimentali, sia a direzione ospedaliera sia a direzione universitaria, in coerenza con le esigenze assistenziali, didattiche e di ricerca e tenuto conto delle necessarie sinergie tra piani di sviluppo aziendali e di programmazione universitaria. Il personale afferente alle varie strutture costituenti il Dai è misto».
L’Asrem garantirà la dotazione di spazi, posti letto, servizi, personale e attrezzature per il Dipartimento. I dettagli saranno contenuti in un accordo attuativo che verrà stipulato fra l’azienda sanitaria guidata da Giovanni Di Santo e l’Università. L’adozione dei provvedimenti di istituzione, modifica o disattivazione di Dipartimenti assistenziali integrati e delle relative unità operative complesse o semplici, anche a valenza dipartimentale, e dei programmi assistenziali avverrà da parte del direttore generale Asrem d’intesa con il rettore, nei limiti delle risorse finanziarie disponibili a legislazione vigente e nel rispetto dei vincoli previsti dalla legislazione vigente in materia di spesa di personale.
Tecnicismi a parte, utili a ricostruire il quadro in maniera rigorosa, è evidente che la via tracciata dal protocollo è molto più simile al modello del “policlinico” che a quello della presenza un po’ come stampella e un po’ come riserva anche se di qualità riconosciuto in questi anni in Molise all’Università.
Naturalmente, il documento disciplina non solo la clinicizzazione dei reparti (tra quelli che lo sono già e vengono confermati Medicina interna, Oculistica e Chirurgia del Cardarelli) ma anche le funzioni didattiche e di ricerca di studenti di Medicina e specializzandi Unimol. L’integrazione tra l’attività didattica e di ricerca e quella assistenziale si realizza prioritariamente negli ospedali Asrem e in particolare il Cardarelli la struttura di riferimento dell’Università per le attività assistenziali essenziali allo svolgimento della didattica e della ricerca del dipartimento di Medicina. Ma potranno essere realizzate anche nelle strutture sanitarie territoriali dell’Asrem.
Inoltre, docenti e ricercatori potranno eventualmente integrare le attività di didattica e di ricerca con quelle assistenziali anche presso strutture private accreditate con il Servizio sanitario regionale, solo per quei settori per i quali sia verificata l’assenza di disponibilità di strutture assistenziali all’interno dell’azienda pubblica.
Il protocollo ha efficacia da oggi, 1 novembre 2025, fino al 31 ottobre 2025. Tra le note di rilievo, stavolta non c’è stato bisogno di una proroga prima del rinnovo.
rita iacobucci

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