Dall’esperienza alla proposta: da un lettore Primo Piano Molise ha ricevuto e volentieri pubblica un contributo sulla sanità molisana.
Questa l’esperienza, e la proposta, di Matteo Petruccelli, prof di Santa Croce di Magliano.
“Assordati da talk show, confusi da social network e inondati da blog, provare a trovare un’audience per una comunicazione di pubblico interesse richiede uno sforzo notevole. Quando tutti parlano di tutto è difficile trovare il senso delle cose: l’importanza sembra fondarsi sul come si comunica. Chi urla ha più ragione.
Beppe Grillo, che è un maestro della comunicazione, ha di recente discettato sull’uso della mammografia come tecnica di prevenzione tumorale. Il successo è stato notevole e, data la notorietà del comunicatore, le sue idee sono apparse piuttosto convincenti.
Un altro aspetto della comunicazione è l’incertezza degli interessi che sono alla base dei singoli interventi, di individui o di gruppi che siano. A che titolo si parla? E’ proprio vero che rappresentiamo un interesse diffuso? Ho fatto per 37 anni l’insegnante, convinto spesso che potessi meglio di altri dare giudizi sulla scuola e proporne riforme. Ritenevo la competenza didattica una base solida per valutare organizzazione e finalità della scuola. L’errore era quello di non considerare che il quadro degli interessi era diversamente articolato. Al primo posto quello degli studenti, poi quello delle famiglie e terzo quello del personale della scuola, il tutto all’interno di un confronto con le istituzioni sociali e politiche.
Nel campo della sanità la situazione è abbastanza simile alla scuola, con l’aggravante che i tagli di bilancio si riflettono più pesantemente sui servizi forniti. In passato la sanità veniva gestita con un occhio alle assunzioni pletoriche e con un altro alla realizzazione di reparti e servizi anche di dimensioni e qualità notevoli. Poi è arrivata la crisi e si è constatato che i fondi erano insufficienti. Si sa che la gestione dei servizi in tempo di crisi è difficile, il taglio del superfluo pare solo un esercizio retorico, il mantenimento dei livelli dei servizi un compito impossibile, il potenziamento selettivo di qualche reparto un’aspirazione utopica.
In questo quadro sembra che l’unica via sia la resa o affidare la speranza ad un miracolo. Ma pur consapevole della situazione e con lo stato d’animo che frena ogni baldanza, sono ancora convinto che arrendersi è sempre la scelta sbagliata.
Negli ultimi due anni ho cominciato ad avere problemi con la salute. A seguito di un provvidenziale screening organizzato dall’Ambito sociale di zona Larino, a cui mi ha inviato il mio medico Dottor Iantomasi, il Prof. Vesce dell’Unversità di Chieti mi ha diagnosticato un restringimento della carotide ed un aneurisma dell’aorta. Col peggiorare del quadro della salute nel giro di 18 mesi ho dovuto sottopormi a 4 interventi chirurgici di progressiva severità. Mi hanno messo in sicurezza carotide e aorta, mi hanno risistemato il cuore con un bypass e mi hanno asportato un lobo di polmone perché affetto da cancro.
Nei confronti della sanità mi colloco non più come un osservatore esterno, ma mi ritrovo una persona che affida alle sue prestazioni la qualità e le speranze di vita. E nel quadro degli interessi per le valutazioni e le scelte, mi sento di appartenere a coloro che detengono un interesse fondamentale e sono determinato a difendere questo diritto anche contro gli urlatori.
La scelta di avvalermi delle prestazioni della sanità molisana è iniziata quando ho trovato una struttura sanitaria, la Cattolica di Campobasso, che alla coronografia univa un reparto di cardiochirurgia. Era una scelta precauzionale, che si è rilevata opportuna quando la dottoressa Carcagnì ha constatato che le mie coronarie erano troppo intasate per l’inserimento di qualche stent. Due giorni dopo il dottor De Filippo mi apriva il torace per inserirmi un bypass a cuore battente e fare un prelievo al polmone per la biopsia. L’intervento al cuore è stato un successo, anche per la velocità della riabilitazione, ma la biopsia ha evidenziato un cancro al polmone, in uno stadio iniziale ma proprio per questo da sottoporre ad urgente intervento chirurgico. Fortunatamente non mi sono perso di coraggio, ma ho deciso che per questa sfida finale era il caso di cercare fuori regione, un centro di eccellenza. Ho scelto di rivolgermi al Policlinico Gemelli di Roma e mi sono rivolto per una visita preliminare al Prof. Margaritora in servizio presso l’unità di chirurgia toracica. Constatata l’urgenza e dopo aver convenuto un ricovero a Roma, egli mi suggerì anche che potevo scegliere un intervento presso la Cattolica di Campobasso, con cui aveva in passato collaborato e dove contava di scendere di lì a poco per particolari interventi toracici. Un mese dopo, a Campobasso, egli mi asportava un lobo del polmone e mandava in laboratorio i prelievi per la biopsia. A tre mesi di distanza le analisi di controllo e la tac hanno confermato l’assenza di altri tumori. Mi sento rinato anche se il cancro è subdolo e ricorrente. Durante la degenza mi sono sentito trattato con cura e rispetto e penso di aver ricevuto prestazioni eccellenti. Nel reparto di riabilitazione, l’attenzione al recupero per gli interventi subiti si è estesa al controllo generale di tutti gli organi e delle funzioni vitali.
Questa è stata la mia esperienza con la sanità molisana. Il giudizio finale è stato il frutto di conversazioni con altri pazienti, ricordo il Professore Donato Candolfo docente di fisica all’università di Ferrara, e di continua e attenta osservazione.
Sulle scelte imposte dai tagli alla sanità, non presumo di avere particolari competenze, né per quel che riguarda i costi né per i livelli dei singoli servizi. Ma a chi ha questo compito istituzionale manifesto il mio diritto a suggerire di non allontanarsi da una scelta oculata che metta al primo posto la difesa e se possibile il consolidamento di quanto è motivo di efficacia, efficienza e soddisfazione dei pazienti”.

























