Mobilitazione bipartisan per salvare l’Ara Molise dalla liquidazione. Il grido d’allarme lanciato dagli allevatori è stato raccolto.
Il presidente del Consiglio regionale Vincenzo Cotugno ha scritto al governatore Frattura e all’assessore all’Agricoltura Facciolla con l’obiettivo di ottenere un rinvio dell’assemblea prevista per il 28 aprile che all’ordine del giorno reca la messa in liquidazione dell’associazione.
«Non possiamo rimanere inermi al grido d’allarme di un settore che, in questi ultimi anni, ha affrontato importanti modifiche e diverse problematiche, come la Blue Tongue, il benessere degli animali e le attività del laboratorio analisi, superate brillantemente grazie alla sinergia tra Aram e le strutture regionali competenti», afferma Cotugno. Senza contare che si perderebbero 16 posti di lavoro. È necessario, a suo parere, un incontro tra allevatori, personale e commissario Aram per cercare di individuare una soluzione che eviti la chiusura dell’associazione. «Intorno ad un tavolo le parti interessate sapranno lavorare per un percorso condiviso che possa mantenere in vita l’associazione».
Nicola Cavaliere, vicepresidente dell’Assise ed ex assessore all’Agricoltura, assicura che si farà promotore «di iniziative concrete in Consiglio onde evitare che una realtà così importante, che ha contribuito in vario modo alla crescita di un intero settore, sia davvero cancellata con un tratto di penna. Il Molise non può assolutamente permetterselo». Per l’esponente di Forza Italia – che non dimentica di sottolineare la tutela dei posti di lavoro e delle professionalità – è «inconcepibile e inaccettabile chiudere un ente capace negli anni di offrire agli addetti ai lavori di questo settore servizi di qualità, di essere punto di riferimento anche per le regioni limitrofe e in grado di valorizzare le eccellenze del Made in Molise, come carni e prodotti caseari apprezzati in tutto il mondo». Infine, Michele Petraroia ritiene «indispensabile acquisire preliminarmente in sede istituzionale una serie di chiarimenti sulla destinazione di tali fondi (il contributo di oltre 200mila euro deliberato dalla Regione), considerato che il personale vanta 11 mensilità pregresse». Inoltre, mette in luce la grande valenza dell’Ara dopo l’entrata in vigore della normativa sull’etichettatura del latte. Chiudendo l’Ara salterebbe «l’affidabilità di una funzione pubblica di qualità per la tenuta dei libri genealogici di capi di bestiame e per la terzietà/obiettività delle analisi di laboratorio sul latte munto alla stalla». Diversi caseifici fra i più significativi della regione, riferisce il rappresentante di Sinistra italiana, hanno affidato le analisi del latte al laboratorio Ara. Privarsi dell’ente, conclude, «equivale ad una resa che renderà improponibile qualsiasi piano zootecnico regionale, visto che sarà più arduo tracciare in termini scientifici il numero dei capi, le razze, la qualità della carne e del latte, il rapporto con il territorio e con le produzioni di qualità».

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