Ventuno anni, positiva al coronavirus insieme ad altre sue due colleghe operatrici della casa di riposo di Cercemaggiore. Martina, il 6 aprile a Primo Piano Molise ha confidato: non vedo l’ora di guarire per tornare in quella che considero la mia seconda famiglia.
Sedici giorni dopo, la notizia che ha tanto aspettato. Dall’Asrem le hanno comunicato la fine della malattia, dell’isolamento, dell’incubo coronavirus. C’è anche lei fra i 12 guariti di ieri.
«Torno a lavoro», il suo primo pensiero. «C’è bisogno e di certo non mi tiro indietro», dice pensando ai nonnini e alle poche colleghe rimaste in queste settimane ad assisterli alla Madre Teresa di Calcutta. Una ‘comunità’ molto colpita dal coronavirus.
Il suo primo pensiero, appena le è stato comunicato l’esito negativo del secondo test di controllo, è stato proprio questo: «Finalmente posso rientrare a lavoro, aspettavo da un sacco questa notizia».
Continua intanto il monitoraggio avviato dall’azienda sanitaria su case di riposo e rsa. Sono 18, ha riferito il dg Oreste Florenzano, quelle fin qui controllate: «E su 977 test effettuati, tra operatori e ospiti, solo 45 sono quelli positivi». Fra questi vanno considerati i casi di Cercemaggiore, appunto, e Agnone (Tavola Osca) che da soli portano il conto a circa 40 contagi. E poi i sei operatori di Opera Serena. Una percentuale ritenuta buona dal manager di via Petrella: il 4,5%.

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