Come al solito, bisognerà leggere i contenuti reali e di dettaglio del terzo dpcm emanato dal governo Conte in 20 giorni. Atteso per oggi perché dovrebbe entrare in vigore mercoledì, quindi domani, il premier ne ha illustrato la cornice di massima alla Camera ieri mattina e in Senato nel pomeriggio.
Un nuovo sistema di regole, ha detto Conte, che si baserà su una classificazione delle Regioni in tre «scenari di rischio, con misure via via più restrittive». Si parte dallo scenario 4, verso cui tutta Italia è ormai avviata. Indica che la trasmissibilità del virus non è controllata e che presto il sistema sanitario, senza correttivi, salterà. Uno dei criteri è dunque l’Rt. Nell’ultimo report Iss sono 13 le Regioni che risultano oltre la soglia di 1, compreso il Molise (1,86). Due Regioni, Piemonte e Lombardia, sono sopra 2. Però si tiene conto anche della capacità della sanità di resistere all’urto. Da questo punto di vista, le parole di Conte, «esiste un’altra probabilità che 15 Regioni superino le soglie critiche nelle aree delle terapie intensive e delle aree mediche nel prossimo mese».
Lo scenario 4, comunque, si suddivide in tre aree di rischio – moderata, alta e molto alta – e sarà il ministero della Salute coordinandosi con la Regione stessa a determinare l’inserimento di una Regione in una delle tre (con l’attivazione automatica delle misure previste) in base a 21 criteri (tra cui casi sintomatici, ricoveri, casi nelle Rsa, percentuale di tamponi positivi, tempo medio tra sintomi e diagnosi, numero di nuovi focolai, occupazione dei posti letto sulla base dell’effettiva disponibilità).
Nelle Regioni in area di rischio basso (fascia verde) si applicano le misure che valgono per tutto il territorio nazionale, quindi a quanto sembra oramai stabilito: chiusura dei centri commerciali nei festivi e nei weekend, chiusura di sale gioco e bingo e dei musei, riduzione al 50% della capienza dei mezzi pubblici. Se la Regione dovesse entrare nella fascia arancione, scatteranno in automatico misure più restrittive; se poi passasse alla categoria rossa, le misure si farebbero ancora più rigide.
In Aula, poi, Conte ha parlato di una limitazione della circolazione delle persone da e verso le Regioni considerate più a rischio. Si va verso un coprifuoco, Conte ha parlato di ore serali, l’ipotesi è quella delle 21. Sicura la didattica a distanza alle superiori, come misura nazionale. E poi si parla della chiusura dei ristoranti la domenica a pranzo.
Infine, Conte ha rivolto un invito «alle forze e alle energie del Paese, restiamo unti in questo drammatico momento in nome dell’unità e dei valori che sono alla base della nostra Costituzione».
Appello rilanciato dal deputato molisano dei 5 Stelle Antonio Federico. Che nel suo intervento alla Camera ha però anche auspicato «la piena assunzione di responsabilità da parte delle Regioni» perché «bisogna tener conto dei dati, delle differenze territoriali, delle grandezze, dell’orografia: caratteristiche importanti per definire la pressione sugli ospedali, la gestione dell’emergenza o la possibilità di assembramenti che sono aspetti determinanti per contrastare adeguatamente la pandemia». Sul trasporto, ha portato ad esempio, sono i presidenti a conoscere il territorio e i punti deboli del sistema. A suo parere, comunque, «nelle aree in cui l’indice Rt non è fuori controllo, la didattica a distanza va preservata» con riferimento a «nidi, scuole per l’infanzia, elementari e medie, assicurando screening periodici, tamponi veloci a personale scolastico, Ata, e alunni».

























