Natale, Santo Stefano e Capodanno: ognuno nel comune suo. Il divieto di spostamento nei tre giorni clou delle festività, disposto con decreto e confermato nel dpcm 3 dicembre, fa ancora discutere.
Le Regioni hanno espresso unanime contrarietà e i governatori continuano a sollecitare una deroga o un’interpretazione meno restrittiva per i piccoli centri: paradossale che si possa andare da un capo all’altro di Roma, ad esempio, e non da Campobasso a Ferrazzano, magari a consumare il pranzo di Natale con un genitore che vive solo in paese.
Circola l’ipotesi, quindi, di una modifica parlamentare proprio a vantaggio dei piccoli centri o, più in generale, per autorizzare gli spostamenti da Campobasso a Ferrazzano per restare all’esempio, vietandoli fra Province e non fra Comuni. Il ministro della Salute Speranza ha già fatto trapelare la sua contrarietà. Ma il pressing va avanti. Il coordinatore dei presidenti Bonaccini ha detto qualche giorno fa che «una misura di buon senso si potrebbe trovare». Il governatore del Piemonte Cirio ha scritto al premier Conte per sollecitare deroghe per i piccoli centri.
Nell’intervista pubblicata ieri da IlGiornale.it, in cui fra l’altro rilancia la battaglia contro il commissariamento e al commissario rimanda la richiesta di informazione sulla campagna vaccinale Covid, il capo di Palazzo Vitale Donato Toma ha commentato «che senso ha non poter andare da un piccolo Comune a un altro nel mio Molise, magari confinanti, e invece poter fare decine di chilometri nelle grandi città, che hanno anche una enorme densità abitativa? È un non senso».

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*