Misure da consolidare ed eventualmente estendere e rafforzare con una sorta di lockdown per tutto il periodo di Natale. Questa, da quanto è filtrato, la posizione che gli esperti del Comitato tecnico scientifico hanno espresso ieri nella riunione con il premier Conte e con i capi delegazione.
La necessità di una nuova stretta, è stato spiegato, è legata all’impossibilità da un lato di un controllo capillare del territorio e dall’altro a dati ancora «preoccupanti», con un’incidenza dei nuovi casi ancora troppo alta (nell’ultimo monitoraggio era di 193 ogni 100mila abitanti, quando dovrebbe essere a 50 ogni 100mila per poter garantire il tracciamento). L’Italia ha anche un numero di morti giornaliero che supera quello della Germania – che ha però 20 milioni di abitanti in più -, e oltre metà del Paese con le strutture sanitarie ancora sotto stress. Dunque, è la conclusione, «bisogna estendere le misure, altrimenti a gennaio saremo nei guai».
Il ministro Boccia, ala rigorista del governo, ha confermato ieri pomeriggio le anticipazioni: «Stiamo valutando in queste ore se siamo in grado con queste misure e una zona gialla nazionale di contenere eventuali aumenti del contagio che toccheremo con mano a gennaio: non possiamo arrivarci con gli ospedali appesantiti, non possiamo permettercelo. Dobbiamo essere più rigorosi durante le festività».
Due le ipotesi: durante le feste l’Italia sarà una grande zona arancione, con bar e ristoranti chiusi, spostamenti limitati ma negozi aperti e coprifuoco anticipato alle 20 o alle 18, oppure una zona rossa, quindi di nuovo in lockdown generale nei periodi clou. Questi i periodi che dovrebbero essere interessati: 24-27 dicembre, 31 dicembre-3 gennaio, 5-6 gennaio. Su questa linea, oltre a Boccia, il titolare della Salute Speranza che approva le scelte di Merkel in Germania e di Londra che si appresta a tornare zona rossa.
L’unica concessione, forse, quella sui piccoli comuni nei tre giorni di festa. Sotto i 5mila abitanti – e sempre che non si decreti zona rossa in quelle date – saranno consentiti movimenti tra comuni confinanti. Italia Viva chiede che venga fissato un raggio di movimento di 30 chilometri, come la Lega. Conte pensa a 10-20, Pd e Speranza ancora meno. Domani saranno esaminate in Senato le mozioni sugli spostamenti.
Critica la posizione di Italia Viva: «Prima Palazzo Chigi lancia con grande risalto mediatico il piano cashback straordinario per gli acquisti di Natale, e poi, dopo neanche una settimana, pensa al lockdown duro per le feste? Ma gli italiani cosa devono capire da un atteggiamento così incoerente? Se davvero il governo pensa a una stretta alla luce delle immagini televisive del weekend, vuol dire che ritiene un errore aver deciso di lanciare a dicembre il cashback straordinario? Sarebbe opportuno – sostiene la deputata molisana di Iv Giuseppina Occhionero – fare chiarezza e dare messaggi univoci. Non si possono riaprire i negozi e poi lamentarsi se le persone vanno a fare acquisti. Se ci sono stati assembramenti, vengano puniti e sanzionati. Se non è possibile sanzionare, si chiudano le piazze più affollate, come è previsto nei dpcm, ma continui cambi di rotta creano solo disagi».
Non ha dubbi, invece, Andrea Crisanti. Per il direttore di microbiologia dell’Università di Padova: «Se rimangono le condizioni che ci hanno portato alla seconda ondata e in mancanza di un piano nazionale, la terza ondata pandemica è una certezza e non una probabilità. Tra la prima e la seconda ondata dell’epidemia da Covid-19 – spiega – non sono state rafforzate le misure mirate a mantenere bassi i contagi sul territorio, e in assenza di un vero piano nazionale la terza ondata è inevitabile».

























