Recuperata dopo una prima pronuncia di prescrizione, contro cui aveva proposto appello la procura erariale, la vicenda del famigerato catamarano Termoli Jet (operazione che portò a un esborso di circa 7 milioni da parte della Regione per entrare in una società pubblico-privata che avrebbe dovuto trasportare in Croazia turisti e merci dalla costa molisana) è stata oggetto di una delle sentenze più importanti del 2020 della Corte dei conti del Molise.
La ex giunta Iorio e un ex dirigente dei Trasporti sono stati condannati in primo grado alla restituzione di 3,5 milioni a metà febbraio un anno fa.
Tra le pronunce, ha ripercorso il presidente della sezione giurisdizionale Tommaso Viciglione nell’incontro con la stampa per l’inaugurazione dell’anno giudiziario organizzato in videoconferenza a causa dell’emergenza Covid, anche quella che ha condannato un consigliere comunale a restituire i rimborsi percepiti dalla compagine di cui era procuratore generale e socio al 99% per i permessi usufruiti in ragione del suo mandato elettorale. Il consigliere, infatti, della società era anche dipendente, secondo la procura proprio per percepire quei rimborsi.
Nonostante la pandemia, pur con tutte le incombenze organizzative necessarie, la magistratura erariale ha mantenuto in Molise il presidio di controllo e legalità. «Fare giustizia non significa seminare terrore e incertezza negli operatori pubblici ma fornire, anche attraverso il giudizio di disvalore che accompagna l’eventuale condanna, l’indicazione di linee di condotta che rafforzino il senso di appartenenza alle strutture che innervano la Pubblica amministrazione – ha sottolineato Viciglione – ed il rispetto e la condivisione degli interessi e delle finalità istituzionali propri degli enti di appartenenza».
Le condanne in primo grado, ha sintetizzato il procuratore Stefano Grossi sono state pari a 4.1 milioni. Il valore delle somme recuperate è invece pari a 213mila euro. Nel suo intervento Grossi ha ricordato anche il prof Vincenzo Colalillo scomparso di recente: «Estroverso, gioviale, attaccato al suo Molise, modesto e galantuomo, costituiva una presenza costante e molto professionale nell’attività giudiziale».
Il magistrato ha poi sintetizzato le azioni di responsabilità più significative promosse dal suo ufficio e che quindi avranno sviluppi nei prossimi mesi. Ancora un processo contabile per le ‘spese pazze’ dei gruppi consiliari nel mandato della Regione 2006-2011 (per un ex capogruppo condannato già in sede penale per peculato). E, fra le altre, la vicenda dell’appalto di ‘lavanolo’, disinfezione, gestione del guardaroba, trasporto, ritiro e riconsegna biancheria, divise complete, materasseria, materiale monouso in Tn e di quello per la sterilizzazione affidato dall’Asrem nel 2010 «senza alcuna procedura ad evidenza pubblica e, per di più, senza la sottoscrizione di alcun contratto, e che risulta – ancora oggi – attivo e regolarmente liquidato, nei presidi ospedalieri e strutture territoriali dell’Asrem molisana». Il valore della causa avviata dalla procura di via Garibaldi, quindi il danno erariale ipotizzato, è di 32 milioni di euro.
Una specifica attività istruttoria ha permesso poi di accertare un danno erariale derivante dall’illecita percezione di emolumenti stipendiali da parte di alcuni docenti conseguiti attraverso contratti di docenza a tempo determinato con istituti scolastici molisani, per lo più sul posto di sostegno. Incarichi ottenuti mediante la falsa attestazione del possesso di titoli e specializzazioni.
Nella relazione della presidente della sezione di controllo Valente, infine, il lavoro sui bilanci degli enti a partire dalla Regione. Spia accesa ancora una volta sulla sanità: dal debito delle disciolte Asl con l’Inps per i contributi sospesi dopo il sisma del 2002, al bilancio Asrem 2018. Bilancio chiuso in pareggio, ma la Corte ha evidenziato ritardi e criticità: 184 giorni per pagare i fornitori, pur a fronte dei 460 dell’esercizio precedente, e un credito vantato nei confronti della Regione di 66 milioni di euro.
r.i.


























