Gentile direttore, la ringrazio per l’opportunità che darà a chi come me non ha la possibilità di far sentire la propria voce.
Sono molisana ma da circa dieci anni vivo nel Lazio per ragioni di lavoro.
Sono la prima di quattro figli. Una famiglia modesta, la mia. Monoreddito e numerosa. Una famiglia di cui sono fiera perché con tanti sacrifici ha permesso a me e i miei fratelli (due ancora minorenni) di studiare. Una famiglia che poggia solo sulle spalle di mio padre. Un semplice operaio di 62 anni, che da più di 40 lavora con dedizione nella medesima azienda. Un uomo schietto, onesto e sincero. Un uomo che però a 62 anni ha già subito un infarto e soffre di diabete. Una vita, la VAsua, appesa ad un filo. Come tante.
Sì, perché in caso di Covid avrebbe davvero poche possibilità di sopravvivere.
Sabato 6 marzo i miei fratelli sono riusciti ad iscriverlo alla campagna di vaccinazione (piattaforma della Regione Molise) allestita per i soggetti estremamente vulnerabili. Non può immaginare, caro direttore, la gioia mia e della mia famiglia appena abbiamo scaricato il modulo di adesione. Una gioia durata poco tempo. Abbiamo infatti appreso di lì a poco che la campagna per i soggetti fragili non si sa quando inizierà e come proseguirà perché le dosi di vaccino a disposizione non sono sufficienti.
Allora mi chiedo: perché stiamo continuando a vaccinare gli insegnanti se dobbiamo proteggere subito i più fragili e non ci sono i vaccini per tutti? Ritengo giusto vaccinare questa categoria, ma solo dopo aver messo in “sicurezza” chi sicuramente (e lo dicono i dati) non avrebbe scampo in caso di contagio.
Inoltre, mi chiedo: che senso ha vaccinare gli insegnanti se i bambini a scuola (quando torneranno in presenza) possono contagiarsi e a loro volta portare il virus a casa e di conseguenza colpire le persone fragili che non hanno la fortuna di appartenere al mondo della scuola?
Siamo in guerra, purtroppo, e come in ogni guerra regole e strategie possono e devono essere cambiate immediatamente in funzione delle emergenze che si presentano di volta in volta.
Perché allora non fermare la campagna vaccinale della scuola (finché non arriveranno altre dosi) e iniziare a vaccinare subito i soggetti fragili?
Penso a mio padre e a tantissimi come lui che ogni giorno, nonostante la paura, varcano la soglia di casa per poter assicurare un’esistenza dignitosa alla propria famiglia. Penso a mio padre e a quando da ragazza mi diceva «studia figlia mia, così un domani potrai avere un posto fisso statale». Penso a mio padre e ai tanti come lui che quel posto statale non sono riusciti a raggiungerlo e che oggi probabilmente poteva salvargli la vita.
Teresa Di Lisio

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*