È sereno e pienamente fiducioso nell’operato della magistratura, assicura il suo avvocato Danilo Leva.
Chi lo frequenta, però, non nasconde che il generale Angelo Giustini sia amareggiato per la rappresentazione che di lui qualcuno sta dando, fuori e lontano dal Palazzo di Giustizia naturalmente. Volontariamente o meno, mediaticamente Giustini è diventato il capro espiatorio, l’unico responsabile del disastro in cui è precipitata l’assistenza sanitaria molisana da un anno a questa parte.
Non a caso, l’ex parlamentare di Pd e Mdp che lo difende insieme a Giuseppe Stellato, nelle brevi dichiarazioni alla stampa dopo l’incontro con il procuratore D’Angelo, sottolinea come le dimissioni del generale da commissario abbiano sgombrato il campo «da ogni tipo di… anche illazione da questo punto di vista e non mi riferisco alla vicenda giudiziaria ma ad altre illazioni».
La vicenda giudiziaria dai chiarimenti di Giustini, al contrario, non potrà che trarre ulteriori riscontri e spunti per approfondire una situazione che la procura sta già analizzando ad ampio raggio.
In Tribunale il primo ad arrivare è proprio Leva. Va incontro al collega del foro di Santa Maria Capua Vetere Stellato. Per ultimo, ma prima delle 10 giunge pure Giustini. Un po’ di concitazione per la presenza di telecamere e cronisti, le guardie giurate richiamano le norme anti assembramento, rischio comunque marginale rispetto a recenti udienze penali con testimoni al piano terra di viale Elena.
Un’ora dopo, i legali e Giustini scendono dal terzo piano. Il generale della Finanza, arrivato con una busta piena di documenti che poi ha lasciato agli avvocati, riesce a seminare i giornalisti. Si è avvalso della facoltà di non rispondere. Entro 30 giorni la difesa depositerà una memoria articolata.
«Crediamo che la complessità dell’imputazione provvisoria che gli viene al momento contestata meriti un approfondimento vero da parte nostra».
Giustini è indagato per omissione di atti e abuso d’ufficio in relazione alla gestione dell’emergenza Covid. A grandi linee, il capo della procura Nicola D’Angelo gli contesta di non aver assolto il suo ruolo di comandante in capo della sanità molisana nella gestione della pandemia.
Dalla mancata contrattualizzazione dei privati per i letti di terapia intensiva aggiuntivi alla proposta inviata a Roma del progetto sul centro Covid a Larino che, secondo il pm, sarebbe diventato «un lazzaretto» perché prevedeva solo un reparto di rianimazione e uno di sub intensiva. E poi l’incarico di commissario straordinario al dg Asrem Florenzano, un abuso che, per la procura, è stato messo in atto per sfuggire alle proprie responsabilità. Anche se materialmente non si è concretizzato: il dg della programmazione sanitaria Urbani a Giustini scrisse subito che non poteva delegare attribuzioni sue. «Mi sembra, leggendole, che si tratta di condotte non penalmente rilevanti, siamo molto sereni su questo. Motivo per il quale approfondiremo e presenteremo la memoria», ancora Leva.
ritai

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*