Oltre una ventina i casi di positività al Coronavirus registrati in una casa di riposo di Agnone. La conferma del nuovo cluster è arrivata domenica sera quando l’Asrem ha divulgato il consueto bollettino il quale ha evidenziato l’impennata di contagi pari a 28 persone. Mentre si cerca di ricostruire la catena epidemiologica, gli anziani, molti dei quali ultraottantenni, avrebbero accusato sintomi lievi, ma a quanto pare, la situazione non preoccupa le autorità preposte che monitorano costantemente la situazione. Ospiti e personale, infatti, sono stati sottoposti alla terza dose del vaccino antivirus. Intanto, il sindaco Daniele Saia, massima autorità sanitaria del paese, non ha voluto rilasciare dichiarazioni sulla vicenda.
«Abbiamo messo in campo scrupolosamente tutti gli accorgimenti e precauzioni possibili, dalla misurazione della temperatura all’ingresso ai dispositivi individuali di sicurezza. La prova sta nel fatto che quasi nessuno dei nostri operatori è risultato positivo» afferma al sito online isnews uno dei nuovi responsabili della struttura. Così resta probabile che il contagio sia stato portato dall’esterno. Infatti, pur non essendo previste le visite da parte dei parenti all’interno della casa di riposo, almeno tre volte a settimana, vi è un ospite che esce dalla struttura per sottoporsi a terapia nel reparto Dialisi dell’ospedale di Agnone e, inoltre, vi è il servizio di fisioterapia svolto all’interno della casa di riposo dalla Asrem. Ad oggi la casa di riposo impiega 18 unità lavorative che non si sono mai tirate indietro durante l’emergenza Covid. Basti pensare che ci si occupa anche di assistere i meno tecnologici per le videochiamate con i parenti, così da tenerli costantemente informati. La struttura di fatto rappresenta un’importante circuito economico, non solo su Agnone. Pur operando nelle difficoltà della pandemia e del rincaro dei costi, in particolare gas ed energia elettrica, più che quadruplicati, la struttura non è stata tenuta in debita considerazione dalle istituzioni. Comune in primis. «Noi privati paghiamo troppo spesso insensibilità, inadempienze amministrative e burocratiche dei soggetti preposti – lo sfogo della fonte contattata dal sito online – Se tutte le precauzioni del caso fossero state osservare all’esterno così come da noi in struttura, forse oggi non staremmo parlando di cluster. Quel che è evidente è che per noi nessuno fa nulla pur potendo. Ad esempio – aggiunge la fonte – paghiamo la tassa di smaltimento dei rifiuti speciali, ma, contemporaneamente, viene chiesta alle case di riposo la Tari, dal Comune di Agnone con la tariffa massima. In un recente passato abbiamo avanzato richiesta di sgravio facendo rilevare il fatto che si pagassero ulteriori e gravose somme per lo smaltimento dei rifiuti speciali. Ed ancora, in considerazione della crisi economica dovuta alla pandemia, abbiamo fatto notare che fosse ingiusto prevedere la tariffa massima per la Tari nei confronti delle case di riposo (visto l’importante ruolo sociale che svolgono in favore di soggetti fragili e, in alcuni casi, soli) e la tariffa agevolata Tari per attività commerciali che, durante la pandemia, hanno continuato a lavorare senza dover sopportare gli stessi costi gravosi sostenuti dalle case di riposo che hanno assicurato la sicurezza agli ospiti e al personale. Purtroppo prendiamo atto che ad oggi nessuna risposta è stata data», conclude.

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