Nel cuore dell’Italia profonda, tra borghi appenninici e vallate dimenticate, si consuma una crisi silenziosa ma devastante: quella delle aree interne. Franco Arminio, poeta e scrittore da sempre attento alle sorti dell’Italia marginale, ha deciso di rompere il silenzio con una lettera indirizzata direttamente alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Il suo è un appello forte, accorato, che scuote la retorica politica e chiama in causa l’identità stessa del Paese.
«Convochi un Consiglio dei ministri in un paese, che so a Capracotta, in Molise – scrive Arminio – «e ribalti l’orientamento del governo sulle aree interne».
L’Italia, ricorda, è fatta di paesi, di comunità vive, radicate, spesso dimenticate dalle grandi strategie di sviluppo. «Ci vivono milioni di persone – continua –, sono cittadini italiani, non meritano di essere accompagnati alla morte, come in sostanza dice il piano del governo sulle aree interne».
Le parole dello scrittore mettono a nudo una contraddizione profonda: il piano governativo, secondo Arminio, adotta una logica aziendalista che dimentica la dimensione umana dei territori.
«Non si può applicare il principio del profitto alle comunità di esseri umani – afferma –. Le persone vivono, respirano, hanno affetti, intessono relazioni, sono titolari di diritti».
In un Occidente che – come sottolinea Arminio – «muore di solitudine», le aree interne non sono un peso, ma un patrimonio da difendere. Non solo per la memoria e la bellezza che custodiscono, ma perché rappresentano una possibilità concreta per un altro modello di futuro: più lento, più umano, più sostenibile.
L’appello è chiaro: riportare l’attenzione del governo nei luoghi che l’Italia l’hanno fatta e che oggi rischiano di scomparire nell’indifferenza.
A Capracotta come in centinaia di altri piccoli centri, la speranza resta viva solo se qualcuno tornerà a considerare quei paesi non come un problema da gestire, ma come una risorsa da valorizzare.

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