La crisi del settore automobilistico e l’incertezza sul futuro della Gigafactory Stellantis di Termoli sono stati al centro dell’incontro promosso dal Partito Democratico al Salsedine. Presente il senatore Michele Fina, che ha criticato con toni decisi l’approccio «disattento e disordinato» del governo, invocando una politica industriale chiara per difendere la produzione italiana.
L’iniziativa ha registrato una partecipazione significativa, politica e sindacale. Per il PD erano presenti l’ex parlamentare Laura Venittelli, i dirigenti e gli eletti Vittorino Facciolla, Alessandra Salvatore, Oscar Scurti e Ovidio Bontempo, il segretario regionale abruzzese Daniele Marinelli, la consigliera comunale Manuela Vigilante e il segretario del circolo di Termoli, Antonio Giuditta.
A rappresentare lavoratrici e lavoratori c’erano i segretari territoriali delle principali sigle sindacali: Alfredo Fegatelli (Fiom-Cgil), Marco Laviano (Fim-Cisl), Francesco Guida (Uilm) e Stefania Fantauzzi (Usb).
«Ci ritroviamo da un anno all’altro a discutere della partenza che si ostacola. Purtroppo lo scenario sta evolvendo nel peggiore dei modi», ha affermato Fina, ricordando come l’investimento della Gigafactory fosse stato inizialmente presentato come un fiore all’occhiello, salvo poi scomparire dal dibattito pubblico quando sono emerse le difficoltà.
Per il senatore, la priorità è una strategia industriale nazionale vera, capace di sostenere la transizione ecologica senza desertificare le filiere produttive: «Questo Paese ha bisogno di una sua politica industriale. Deve difendere le sue industrie e accompagnarle nella competizione mondiale».
Fina ha criticato la narrazione «ideologica» secondo cui Stellantis avrebbe ritardato a Termoli per via del costo dell’energia: «In Spagna hanno abbassato le tariffe, e lì la Gigafactory si è fatta».
Il senatore ha ricordato inoltre di aver già presentato in Parlamento un’interrogazione sulle criticità del gruppo, sottolineando la necessità che le multinazionali rispondano dei propri piani industriali: «Parliamo di imprese che continuano a beneficiare di sostegni, sovvenzioni, contributi, esenzioni fiscali. Dobbiamo pretendere che rispondano delle loro scelte».
Sul fronte globale, Fina ha messo in guardia dai dazi sulle auto cinesi: «Le guerre commerciali fanno sempre male. I dazi sono tasse e rischiano di ricadere su Europa e Italia. Inoltre, quando un mercato si chiude, le merci vengono scaricate altrove, a prezzi più bassi: è la concorrenza sleale che stiamo già vedendo».
La transizione industriale, ha avvertito, è in ritardo: «Stiamo pagando ora ciò che non si è voluto fare prima. Dobbiamo investire, innovare, senza lasciare indietro nessuno».
La conclusione è stata un richiamo al ruolo produttivo dei territori: «Siamo al trentesimo mese consecutivo di arretramento industriale. Abruzzo e Molise hanno una manifattura che compete con la Germania. Non abbiamo alternative: la spina dorsale del Paese resta la sua industria. Serve una politica unitaria capace di competere nel mondo».
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