Martedì 5 agosto, nella chiesa di Sant’Andrea Apostolo, l’associazione culturale “Gli Orsi Volanti” conferirà a Pierluigi Giorgio il Premio Internazionale La Traglia 2025. Un riconoscimento importante per il regista, autore, attore e documentarista che da anni promuove la cultura molisana in Italia e all’estero. Ma l’evento si tinge di amarezza: Giorgio, in una lunga e accorata lettera aperta, annuncia la fine del suo impegno attivo in Molise. E lo fa senza giri di parole: «I molisani non mi meritano».
Il Premio La Traglia è nato da una sua idea nel 2008 ed è stato diretto da lui per 15 edizioni. Istituito per valorizzare etnie, culture e comunità, il riconoscimento ha ospitato e premiato negli anni personalità di rilievo internazionale, dal Dalai Lama (con lettera di ringraziamento) a Tara Gandhi, da Papa Francesco al capo indiano Sioux, fino a nomi come Gino Strada, Enzo Maiorca e il Patriarca iracheno Louis Sako. Eppure, nel 2025, il Comitato dei festeggiamenti per Sant’Anna ha deciso di escludere la manifestazione dal calendario ufficiale. Il motivo? Secondo Giorgio, «non sarebbe sufficientemente attrattivo e non garantirebbe la giusta rendita economica».
Il regista non le manda a dire. Ricorda il suo impegno disinteressato per Jelsi e il Molise: i documentari per la Rai, i recital, gli articoli, la valorizzazione delle tradizioni, il coinvolgimento dei paesani attraverso l’“Uomo-Orso”, la pubblicazione del libro Come una piccola nuvola, premiato in diverse occasioni. Un impegno culturale, civile e artistico che, sottolinea, ha sempre avuto come obiettivo portare il nome della regione oltre i suoi confini, e non rinchiuderlo in una logica locale o folkloristica.
Alla scelta del Comitato ha cercato di rimediare anche attraverso interlocuzioni con la Regione Molise, ottenendo promesse mai concretizzate. Quando poi si è fatto avanti il supporto della Federazione Molisana del Quebec e dell’Associazione Jelsese di Montreal, pronte a sostenere economicamente il Premio pur di non interromperne la tradizione, è arrivato un altro rifiuto netto. «Non è il Premio che non va, ma Pierluigi Giorgio e le cose che fa», afferma senza esitazioni.
L’artista denuncia un clima culturale ostile, fatto di invidia, gelosie, silenzi e appropriazioni indebite di idee. Racconta episodi di esclusione e mancati riconoscimenti: dalla rielaborazione della maschera del “Cervo” a Castelnuovo al Volturno negli anni ’90, al recupero della figura del pittore Charles Moulin a Rocchetta al Volturno, fino alla sua proposta – mai citata – di ricostruzione del rifugio montano del pittore francese. «Alcuni – scrive – mi invitano a tavola per poi sputare nel piatto. Altri si appropriano delle mie idee, le snaturano, le provincializzano».
E ancora, ricorda le sue iniziative per la valorizzazione dei tratturi: nel 1986 percorse 250 chilometri a piedi per sensibilizzare l’opinione pubblica; nel 1989 partecipò alla transumanza della famiglia Colantuono documentandola per la Rai; promosse il concetto del “CamminarNarrando”, poi – denuncia – riutilizzato da altri. «Oggi nei programmi di trekking si legge “narrazioni” come se leggere un testo fosse narrare», ironizza.
Il suo sfogo non risparmia nemmeno il presente: «So di avere tanti che mi stimano, ma in pochi hanno il coraggio di esporsi per difendermi. C’è ancora chi vive di chiacchiere alle spalle, chi preferisce restare in silenzio per non avere nemici».
La sua decisione è ormai presa: «Ho dato abbastanza, ora basta. Continuerò a fare, se ne varrà la pena, ma secondo altre logiche. L’impegno preso con il Molise l’ho strapagato. I molisani non mi meritano, questa terra sì. Non è il Molise che non esiste, ma i molisani che non lo fanno esistere».
Il programma del 5 agosto prevede la consegna del premio, la proiezione di fotografie e frammenti di documentari realizzati da Giorgio, oltre a un intervento musicale con il messaggio per la pace della cantante israeliana Noah. La serata sarà condotta dal professor Paolo Scarabeo, direttore di QuintaPagina.eu.
Tra commozione, riconoscimenti e polemiche, l’addio di Pierluigi Giorgio non passerà inosservato. Un congedo amaro da una terra tanto amata quanto, a suo dire, ingrata.

ppm

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