Dietro l’apparenza di un’applicazione “innocua” pensata per aiutare chi combatte dipendenze, si nasconde un potenziale pericolo per i più giovani. È il drammatico sospetto di una coppia di genitori della provincia di Campobasso, che ha deciso di raccontare pubblicamente la propria esperienza per mettere in guardia altre famiglie.
L’app in questione è “I Am Sober”, uno strumento – almeno nelle intenzioni degli sviluppatori – ideato per supportare chi vuole liberarsi da dipendenze da alcol, droghe o comportamenti compulsivi. La piattaforma offre tracciamento dei giorni di sobrietà, sostegno di una community e risorse motivazionali.
Ma qualcosa, nell’utilizzo fatto da alcuni adolescenti, sembra essersi trasformato in tutt’altro: un “gioco” oscuro che può indurre a gesti autolesionistici.
La protagonista della vicenda è una ragazzina che frequenta la scuola media. Un giorno mamma e papà notano segni strani su entrambi i polsi della figlia. In un primo momento la giovanissima tenta di minimizzare, parlando di «graffi accidentali». Una scusa che non convince i genitori, che decidono di approfondire.
Telefonano ai genitori delle sue amichette e scoprono, con sgomento, che non è l’unica ad avere quei segni. Dopo una lunga resistenza, la loro bambina confessa: si tratta di un “gioco” che circola attraverso l’app, o attraverso qualcuno che la utilizza, che spingerebbe a infliggersi ferite in una sorta di sfida a chi si fa più male.
I familiari, indagando, scoprono anche i mezzi rudimentali usati per procurarsi i tagli: smontare le lame dai temperamatite o utilizzare le linguette in alluminio delle lattine delle bibite.
I genitori sono sconvolti. «Siamo terrorizzati – raccontano – al solo pensiero di cosa sarebbe potuto accadere se non ce ne fossimo accorti in tempo». La figlia, spiegano, non aveva mai manifestato segni evidenti di disagio. Per convincerla a parlare è servita tanta pazienza, quasi come se avesse “stipulato un patto di segretezza” con qualcuno.
Ora hanno sporto denuncia, decisi a fare chiarezza su chi o cosa si nasconda dietro questo fenomeno. Saranno le indagini della Polizia Postale a stabilire se esista una versione manipolata dell’app o se l’abuso avvenga all’interno delle community.
Il messaggio dei genitori è chiaro e accorato: «Fate molta attenzione e controllate spesso i telefoni cellulari dei vostri figli. Le conseguenze possono essere inimmaginabili».
Un invito rivolto a tutte le famiglie, affinché non sottovalutino i segnali, anche i più piccoli, che possono nascondere situazioni di pericolo.
Il caso, ora al vaglio degli inquirenti, mette in luce un fenomeno inquietante: strumenti nati per aiutare possono diventare, se distorti o manipolati, pericolose trappole per i più vulnerabili. E conferma quanto sia importante il dialogo, la vigilanza e il controllo sui dispositivi digitali dei minori.
ppm

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