La vicenda della ragazzina di scuola media coinvolta in un pericoloso “gioco” legato all’app I Am Sober continua a suscitare allarme. Dopo aver denunciato l’accaduto alle forze di Polizia, i genitori hanno informato anche la scuola frequentata dalla figlia. Una scelta dettata dalla volontà di proteggere non solo la propria bambina, ma anche i suoi compagni e, più in generale, tutti gli adolescenti che potrebbero essere esposti a rischi simili.
L’istituto, messo al corrente dei fatti, ha immediatamente attivato un confronto interno per valutare le iniziative da intraprendere. L’obiettivo è accrescere la vigilanza, stimolare la riflessione tra gli studenti e sensibilizzare i docenti a cogliere eventuali segnali di disagio.
La coppia di genitori ribadisce l’appello, già lanciato attraverso le colonne di Primo Piano Molise: «Prestate la massima attenzione ai ragazzi in questa fascia d’età. È fondamentale controllare i telefoni, osservare i comportamenti quotidiani, ascoltarli e dialogare senza minimizzare. Bastano piccoli indizi, come segni sospetti o cambiamenti improvvisi, per far emergere situazioni di grave pericolo».
Il caso ha confermato quanto possa essere insidiosa la distorsione di strumenti nati con finalità positive. I Am Sober, infatti, è stata progettata per aiutare chi combatte dipendenze da alcol o sostanze, ma secondo la denuncia, nelle mani di alcuni adolescenti è diventata veicolo di sfide autolesionistiche. I tagli sui polsi della ragazzina sarebbero stati procurati con mezzi rudimentali, come le lame dei temperamatite o le linguette in alluminio delle lattine.
Ora la vicenda è al vaglio degli inquirenti. Saranno le indagini a stabilire se si tratti di una versione manipolata dell’app o di un uso improprio all’interno delle community online. Intanto, l’allerta resta massima: scuole, famiglie e istituzioni sono chiamate a un’azione comune per non abbassare la guardia e difendere i più giovani.

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