Centinaia di chiamate illegali verso l’esterno grazie all’introduzione nella casa circondariale di Campobasso di un dispositivo elettronico di piccole dimensioni.
Questo il quadro tracciato dalla Procura della Repubblica del capoluogo, che nelle scorse ore ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini a carico di una decina di detenuti del carcere.
Un’inchiesta iniziata grazie all’intervento agli agenti della Polizia Penitenziaria, che durante un controllo hanno scovato e sequestrato il microcellulare che uno dei detenuti era riuscito a far entrare all’interno dell’istituto di pena. Per gli inquirenti il dispositivo veniva messo a disposizione anche di altri detenuti.
La norma del codice penale in materia prevede la reclusione fino quattro anni per chiunque procuri a un detenuto un apparecchio telefonico e, allo stesso modo, per il detenuto che lo riceve e se ne serve per comunicare con l’esterno.
Un reato introdotto con l’obiettivo di contrastare un fenomeno sempre più capillare e preoccupante, con i detenuti che riescono a violare l’isolamento previsto dalla pena e potenzialmente, nel migliore dei casi, a comunicare con i propri cari illegalmente o, nel peggiore, a proseguire con la gestione di attività criminali anche dall’interno del carcere.
Alcuni degli indagati hanno già nominato i propri legali, affidandosi a Giuseppe Fazio e Marco Casalini, che dovranno ora studiare le carte per preparare la strategia difensiva.
«Una condotta certamente illegale – ha affermato l’avvocato Giuseppe Fazio -, conseguenza però di un sistema farraginoso per quel che concerne modalità e tempistiche. Carenze strutturali che vanno a danneggiare da un lato il lavoro della Polizia Penitenziaria ma, dall’altro, anche la condizione dei detenuti», ha chiosato il legale.
Un episodio che riporta l’attenzione su quello che è il tema della sicurezza all’interno delle case circondariali.


























