«Succede che nel giorno dell’Immacolata tutti si fanno gli auguri e c’è chi invece piange un figlio». Sono queste le parole di Gianna Spina, un’animalista, che racconta una storia che lascia l’amaro in bocca e che riguarda la triste fine di Wolf, un lupo cecoslovacco, che per il signor Pepino Spicciati era come un figlio. La notte tra il 7 e l’8 dicembre Wolf è morto nel tentativo di fuggire dai botti esplosi nei pressi dello stabile dove viveva con il proprietario. Ad affermarlo sono sia Gianna sia Pepino. «Wolf era un cane buono – dice Gianna -. Era la mascotte del raduno dei lupi di Cercemaggiore, grande e imponente ma affettuoso, era conosciuto da tutti a Mirabello. In molti ricordano la sua abitudine di avvicinarsi al cancello per ricevere una carezza ed essere ricambiati con una ‘leccatina’ sulle mani. Come molti cani – continua l’animalista – Wolf era terrorizzato dai botti. Il proprietario aveva fatto alzare le recinzioni dell’officina proprio per proteggerlo, consapevole del rischio che gli scoppi rappresentavano.
In quella zona sono anni che vengono buttati petardi da ragazzini e in diverse occasioni Wolf era scappato proprio per questo. La notte dell’Immacolata, nonostante le precauzioni, il cane, impaurito, ha tentato disperatamente di fuggire dai botti ed è morto incastrato nel cancello mentre cercava di divincolarsi». «Stiamo raccogliendo le testimonianze – aggiunge Gianna – per far avere giustizia a Wolf». Pepino precisa «di non aver visto chi è stato». Conferma però di essere «sicuro che la morte di Wolf sia dovuta al fatto che ha provato a scappare per paura dei botti. È rimasto incastrato nel cancello, l’ho ritrovato insanguinato. Wolf aveva una paura enorme dei botti, lo sapeva tutto il paese. Ho passato dieci capodanni accanto a lui per tranquillizzarlo – continua -, l’altra sera non mi aspettavo una cosa del genere. Sono certo che è morto cercando di scappare per via dei rumori. Vicino alla mia casa e officina – racconta – c’è un luogo di ritrovo. La zona è poco illuminata e, negli anni, non sono mancati episodi di petardi lanciati nelle vicinanze. Il danno ormai è irreparabile», aggiunge Spicciati, che più che puntare il dito invita alla riflessione: «Il mio messaggio è rivolto ai genitori: a volte siamo tutti superficiali, ma l’educazione passa dalle famiglie. Prevenire è meglio che curare». Una morte, quella di Wolf, che ha lasciato un forte sentimento di indignazione e che riapre il dibattito sull’uso dei petardi e sulla necessità di maggiore sensibilità e controllo. «Wolf era buono, fiducioso, non avrebbe mai fatto del male a nessuno. È morto per paura – insiste Gianna. – E la paura gliel’hanno provocata persone che non comprendono le conseguenze dei loro gesti. Serve più vigilanza da parte del Comune, ma soprattutto serve educazione da parte delle famiglie», commenta. «Niente potrà riportarmelo indietro – conclude il signor Pepino Spicciati – ma spero che questa tragedia a questo punto serva a sensibilizzare». NG
























