Società fantasma, lavoratori assunti solo su carta e fatture false. Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza di Campobasso ha eseguito un sequestro preventivo per un valore complessivo superiore al milione di euro. Il provvedimento, disposto dal Gip del Tribunale del capoluogo, si inserisce nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica e riguarda reati di natura fiscale e contributiva, tra cui l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, la somministrazione fraudolenta di manodopera e la truffa aggravata ai danni dello Stato.
Un meccanismo criminoso ben oliato e collaudato quello ricostruito dai finanzieri, basato sulla creazione di società fittizie, le cosiddette “cartiere”, spesso intestate a prestanome. Tali società assumevano formalmente i lavoratori, che venivano però impiegati di fatto presso altre imprese, riconducibili agli stessi soggetti e operanti nel settore edilizio, apparentemente in regola sotto il profilo fiscale.
Un sistema che permetteva di simulare appalti di servizi e somministrazioni di manodopera che, in realtà, servivano esclusivamente a generare fatture false ed a ridurre artificialmente il carico fiscale e contributivo. In tal modo, sono stati omessi versamenti di ritenute e contributi previdenziali e sono stati contabilizzati costi inesistenti, con un risparmio illecito di imposta stimato in circa 950mila euro.
Nel corso dell’attività investigativa è stata inoltre accertata l’indebita percezione di contributi pubblici concessi durante l’emergenza Covid-19 per oltre 120mila euro. Nonostante fosse stata dichiarata la sospensione dell’attività lavorativa e richiesto il ricorso alla cassa integrazione, i lavoratori continuavano a lavorare regolarmente nei cantieri.
Risorse pubbliche, destinate a sostenere chi aveva realmente perso il lavoro, utilizzate per abbattere i costi aziendali, sottraendo così questi fondi a chi ne aveva davvero bisogno.
Il procedimento è tuttora nella fase delle indagini preliminari, nel corso delle quali gli indagati potranno esperire, in ottica difensiva, tutti i rimedi processuali, previsti dal codice di rito.
«Le somme indebitamente sottratte allo Stato non sono numeri astratti. Oltre un milione di euro sottratti al fisco si traducono in meno risorse per la sanità pubblica, meno fondi per le scuole, meno tutele per i lavoratori e servizi più deboli per i cittadini – ha sottolineato il procuratore della Repubblica Nicola D’Angelo. – Ogni imposta non versata si traduce in un costo che ricade su chi rispetta le regole o in una riduzione della qualità dei servizi essenziali. Il sequestro eseguito risponde all’esigenza di interrompere questi meccanismi e di recuperare somme che appartengono all’intera collettività. Garantire il rispetto degli adempimenti fiscali non è una formalità amministrativa, ma una condizione necessaria per assicurare servizi pubblici efficienti, concorrenza leale tra imprese e tutela del lavoro regolare. Contrastare l’evasione fiscale significa, in concreto, difendere i diritti quotidiani dei cittadini onesti e impedire che comportamenti illegali continuino a produrre vantaggi per pochi e danni diffusi per molti».

























