Un giovane libanese di 24 anni è stato arrestato a Campobasso con l’accusa di detenere materiale di propaganda jihadista e inneggiare al terrorismo internazionale. Nei suoi tre smartphone, la Digos di Campobasso ha scoperto video agghiaccianti in cui incita apertamente al Jihad contro cristiani ed ebrei, invitando i musulmani a seguirlo nel suo cammino di radicalizzazione violenta.
L’operazione, condotta dalla Digos della Questura di Campobasso nell’ambito delle attività di prevenzione e contrasto al terrorismo internazionale, è scaturita da una consueta attività di monitoraggio del territorio. Durante i controlli, è emerso che il giovane non risultava mai censito in Italia, dettaglio che ha subito insospettito gli investigatori e ha fatto scattare approfondimenti più mirati.
Il materiale rinvenuto nei dispositivi sequestrati è di natura altamente inquietante: immagini e filmati di propaganda riconducibile all’estremismo islamico, ma anche video autoprodotti in cui l’indagato lancia messaggi minacciosi e inneggia alla violenza armata contro le comunità religiose. In particolare, incita alla lotta armata contro cristiani ed ebrei, indicando se stesso come esempio di radicalizzazione da seguire.
A carico dell’indagato sono emersi gravi indizi di colpevolezza e un profilo di elevatissima pericolosità, che hanno portato il giudice per le indagini preliminari a disporre la custodia cautelare in carcere. Le accuse sono pesantissime: detenzione di materiale con finalità di terrorismo internazionale, istigazione a delinquere e apologia di reati di terrorismo, aggravate dall’uso di strumenti informatici e telematici.
La rete si conferma un canale privilegiato per i processi di radicalizzazione, sempre più rapidi e di difficile intercettazione, con connessioni che oltrepassano i confini nazionali e assumono dimensioni extraterritoriali.
Questo caso assume un rilievo particolare in ambito nazionale: è uno dei primi in Italia in cui viene applicata la recente norma penale introdotta con il decreto-legge 11 aprile 2025 n. 48, che ha modificato l’articolo 270 quinquies del codice penale, inserendo il comma 3 sul reato di “Detenzione di materiale con finalità di terrorismo”. Il reato si configura quando un soggetto, in modo consapevole, si procura o conserva materiale contenente istruzioni per l’uso o la fabbricazione di congegni bellici micidiali, con finalità terroristiche.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Campobasso e dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, sono tuttora in corso per verificare eventuali legami del soggetto con cellule jihadiste attive in Europa o in Medio Oriente.
La vicenda ha avuto una vasta eco a livello nazionale, accendendo i riflettori su una minaccia che spesso si insinua in maniera silenziosa anche nei contesti più tranquilli. Il caso scuote la città di Campobasso e lancia un segnale chiaro: il pericolo del terrorismo radicale non conosce confini geografici, culturali o amministrativi.
Ad esprimere soddisfazione e piena gratitudine alla Polizia di Stato anche il senatore Costanzo Della Porta che in una nota spiega: «Esprimo il mio più sincero compiacimento per la brillante operazione antiterrorismo condotta dalla Polizia di Stato a Campobasso, che ha portato il 13 maggio scorso dalla all’arresto da parte della Digos di un cittadino straniero accusato di detenere materiale di propaganda jihadista. Si tratta del primo arresto per terrorismo nella storia del Molise, un segnale forte della presenza dello Stato anche nei territori più periferici.
L’applicazione della nuova norma sulla detenzione consapevole di documentazione jihadista dimostra la piena operatività dello Stato anche in territori finora considerati ai margini delle dinamiche terroristiche internazionali. È fondamentale garantire sicurezza e prevenzione, e questa operazione rappresenta un modello d’intervento efficace.
Rivolgo un ringraziamento particolare al questore di Campobasso, Cristiano Tatarelli, e alla Digos per il lavoro svolto con professionalità e determinazione, in coordinamento con la Procura della Repubblica e la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione.
Un’azione fondamentale per la sicurezza dei cittadini e la difesa dei valori democratici del nostro Paese».

























