Elezioni regolari a Palazzo San Giorgio e ricorso rigettato. Ieri mattina il collegio giudicante del Tar, composto dal presidente Nicola Gaviano e dai giudici Luigi Lalla e Sergio Occhionero, a meno di 24 ore dall’udienza di merito, si è espresso sul ricorso presentato dal candidato sindaco del centrodestra Aldo De Benedittis, respingendolo. Le motivazioni saranno rese note probabilmente nelle prossime settimane.
L’esponente azzurro, insieme ad una cittadina elettrice, aveva chiesto la correzione del dato elettorale o, in subordine, l’annullamento del verbale di proclamazione del sindaco, degli eletti e della delibera di Consiglio con cui è stata convalidata l’elezione del sindaco e dei consiglieri comunali eletti.
La sindaca Marialuisa Forte, dopo un anno di mandato per nulla semplice, contraddistinto da tensioni, strappi in maggioranza, ricuciture e minacce di sfiducia, resta dunque al timone del Comune di Campobasso. Che la sua elezione fosse legittima, rispecchiando la volontà popolare dei campobassani, la prima cittadina lo ha sempre rivendicato, ma ora che anche il tribunale amministrativo ha certificato la regolarità delle operazioni di voto, tutta la coalizione progressista può tirare un sospiro di sollievo. E Forte togliersi anche qualche sassolino dalla scarpa.
Ha appreso la notizia poco dopo le 9, mentre era impegnata in un convegno a Isernia. «Sono soddisfatta e serena – commenta a caldo contattata telefonicamente – anche il Tar ha stabilito che siamo stati eletti legittimamente e soprattutto che io non sono ‘abusiva’, come qualcuno si ostina a dire e scrivere sui social. Ora –avverte – non ci sono più scuse per non lavorare bene e serenamente, come abbiamo fatto sino ad ora, nell’interesse della comunità».
Il messaggio, per nulla velato, è indirizzato alle opposizioni in Consiglio – centrodestra e civici – che sulla carta hanno la maggioranza in Aula ma in questi mesi hanno dimostrato di procedere in ordine sparso, votando documenti decisivi – rendiconto e assestamento di bilancio su tutti – insieme alla coalizione di centrosinistra.
Forte non si nasconde dietro ad un dito e allarga il perimetro della sua squadra: «Ieri abbiamo approvato un atto politico importante (l’assestamento di bilancio, ndr), naturalmente abbiamo bisogno di una maggioranza più stabile e di un discorso più ampio da fare con tutte le forze politiche presenti in Consiglio. Del resto la legge consente il voto disgiunto e i cittadini di Campobasso hanno scelto me come sindaca e i consiglieri comunali con cui devo confrontarmi».
Poi porta ad esempio l’esperienza dell’anatra zoppa di Matera dove, a parti politiche invertite, il sindaco di centrodestra – anche con numeri più risicati rispetto a quelli di Forte – sta amministrando senza che qualcuno gridi allo scandalo. Dunque per la prima cittadina un governo di larghe intese a Campobasso è certamente possibile, ma non scendendo a compromessi con tutti, in particolar modo con Pino Ruta.
A chi le domanda se è possibile ricucire i rapporti con il Cantiere civico infatti risponde categorica, senza esitazioni: «Sì con alcune persone, come il consigliere De Iasio (che nell’ultima seduta di Consiglio ha votato col centrosinistra annunciando, anche se non in maniera ufficiale, di essere pronto a tornare con la coalizione Forte, ndr), ma non con il Cantiere civico come entità politica».
Del resto l’avvocato che ha sostenuto Forte al ballottaggio, sottoscrivendo un patto che ha consentito all’area civica, tra le altre cose, di ottenere tre assessorati strategici in giunta, è stato il primo ad innescare la crisi al Comune dopo le nomine del Cda Sea, rompendo l’accordo con la maggioranza, costringendo i suoi a lasciare tutti gli incarichi e invitando il centrodestra alle dimissioni di massa. Il risultato, però, è stato diverso da quello atteso: i due assessori dimissionari, Fraracci e Marcheggiani, hanno detto addio al Cantiere e sono rientrati in giunta da esterni, mentre i consiglieri Vincenzo De Iasio e Antonella Trivisonno hanno, in più occasioni, non seguito la linea di Pino Ruta consentendo l’approvazione di atti e la tenuta del numero legale in Aula. Di fatto ora Pino Ruta può contare sulla ‘fedeltà politica’ dei soli Iafigliola e Lombardi. Bisognerà capirà se il centrodestra, ora che il Tar si è pronunciato, virerà sulla stessa linea del leader del Cantiere civico raccogliendo l’assist delle dimissioni.
mdu