Una famiglia distrutta, un paese intero annientato dal dolore, un uomo che ammette ogni responsabilità e una ragazza che lotta per sopravvivere in un letto di ospedale. È questo lo scenario che emerge all’indomani della strage di Paupisi, piccolo centro del Beneventano, dove martedì mattina Salvatore Ocone, 58 anni, ha ucciso la moglie Elisa Polcino, 49 anni, e il figlio Cosimo, 15 anni, riducendo in fin di vita la figlia Antonia, 16 anni.
L’uomo, operaio agricolo, ha confessato tutto la notte scorsa davanti al procuratore di Benevento, Gianfranco Scarfò, nel corso di un interrogatorio durato circa un’ora e mezza. Poco dopo è stato trasferito nel carcere di Campobasso con l’accusa di duplice omicidio , tentato omicidio e sequestro di persona. Da quanto si apprende, si trova in cella singola, sottoposto a sorveglianza rafforzata per scongiurare gesti autolesionistici.
Secondo la ricostruzione investigativa, la mattina del 30 settembre tra le 5 e le 6 Ocone ha afferrato una grossa pietra e ha colpito a morte la moglie, sorpresa nel sonno. Subito dopo si è accanito sui figli minorenni: Antonia sarebbe stata raggiunta ancora a letto, Cosimo invece – forse già sveglio – avrebbe tentato di reagire. Per lui non c’è stato scampo. I due ragazzi, sanguinanti, sono stati trascinati fino alla Opel Mokka nera parcheggiata davanti all’abitazione di contrada Frasso. È iniziata così la fuga disperata che si è conclusa dopo oltre 12 ore, in Molise.
L’auto è stata localizzata intorno alle 18 di martedì, nascosta in un uliveto tra Ferrazzano e Mirabello Sannitico, grazie a una complessa operazione che ha visto in campo Carabinieri, Polizia Locale e un elicottero dell’Arma. Quando i militari hanno aperto lo sportello, il 15enne era già morto, mentre la sorella respirava ancora. Immediata la corsa verso l’ospedale di Campobasso. E poi, in tarda serata, con un’ambulanza scortata dall’Arma, il trasferimento al Neuromed di Pozzilli, dove la ragazza è stata operata per un trauma cranico gravissimo.
Gli investigatori cercano ora di capire il perché di tanta ferocia. Alcuni vicini raccontano di litigi recenti tra i coniugi, anche accesi, ma mai violenti. Il sindaco di Paupisi, Salvatore Coletta, parla di «un paese tranquillo, sconvolto da una tragedia mai vista prima». Eppure il passato di Ocone lascia intravedere fragilità: episodi di depressione, cure psichiatriche, e almeno un Tso nel 2011 per psicosi cronica. «Qualche volta si era persino denudato in piazza – ricorda qualcuno – rifugiandosi poi in chiesa».
Sui social restano fotografie di una famiglia apparentemente serena: Elisa che sorride con i figli davanti a una torta di compleanno, scatti di vacanze lontane nel tempo, un album fermo al 2018. Ma dietro quelle immagini, negli ultimi mesi, si consumavano tensioni sempre più difficili da sostenere.
Il paese si stringe ora attorno al figlio maggiore, Mario, 23 anni, che lavora come cameriere a Rimini e che martedì sera è tornato d’urgenza per piangere la madre e il fratello e vegliare la sorella in ospedale. «Come ha potuto fare questo?» è stata la prima frase rivolta ai parenti.
Nel giorno dei funerali, che si terranno nei prossimi giorni, a Paupisi sarà proclamato il lutto cittadino.

ppm

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