Il volto sorridente di Romina De Cesare, la giovane originaria di Cerro al Volturno barbaramente uccisa dall’ex compagno nel 2022 con 14 coltellate, è stato sfregiato. Il murale che la ritraeva a Frosinone, realizzato dallo street artist Panò come segno di memoria e di denuncia contro la violenza di genere, è stato deturpato nelle scorse ore da mani ignote. Un gesto che ha scosso non solo la città, ma anche chi da anni lavora per mantenere viva la memoria delle vittime di femminicidio.
A denunciare l’accaduto è stato il Collettivo Ugualmente, che ha diffuso un messaggio di forte indignazione e riflessione: «Chiudere la bocca a una donna è sempre un atto di potere – hanno scritto sui social, pubblicando la foto del murale -. È la paura di chi non sopporta la parola libera, la verità detta ad alta voce. E quando quella bocca è dipinta su un muro per ricordare una vita spezzata, quel gesto diventa ancora più crudele: è la mano del silenzio che torna a ferire. Deturpare un murales dedicato a una donna uccisa per femminicidio non è solo vandalismo: è un simbolo della violenza culturale che ancora tenta di cancellare le nostre voci, di ridurre al silenzio chi ha già pagato con la vita. Ma ogni segno di censura, ogni graffio sulla memoria, non fa che rendere più forte la voce che si voleva spegnere. E noi quella voce continueremo a portarla per strada, sui muri, nelle piazze, fino a quando nessuno oserà più cancellarla. Perché la memoria non si copre. Si difende, si ripristina, si urla».
Parole che hanno immediatamente acceso la reazione della comunità: molte cittadine e cittadini si sono detti indignati e allo stesso tempo pronti a collaborare per ripristinare l’opera, nata come segno tangibile di solidarietà e riscatto.
Romina, 36 anni, era stata trovata senza vita nel suo appartamento di Frosinone il 2 maggio 2022. A toglierle la vita era stato l’ex compagno, Pietro Ialongo – condannato a 24 anni di carcere -, rintracciato poco dopo in provincia di Latina. Un femminicidio che ha scosso profondamente l’opinione pubblica tra Lazio e Molise: una giovane donna, solare e generosa, vittima dell’ennesimo atto di violenza di genere consumato in ambito domestico.
Il murale, inaugurato nei mesi successivi al delitto, era diventato un punto di raccoglimento e di riflessione. Non solo un’immagine, ma un monito permanente contro la cultura del possesso e del silenzio che ancora attraversa la società. Oggi quel segno è stato ferito, ma non cancellato.
La memoria di Romina – come quella di troppe altre donne – resta incisa nei muri e nelle coscienze: un richiamo costante a non distogliere lo sguardo da certi temi.
























