Seconda buona notizia (si spera) che nel giro di qualche ora interessa il territorio della provincia: dopo quella relativa alla riattivazione del corso di laurea in Scienze infermieristiche nella sede di via Mazzini, arriva quella sulla ormai possibile apertura del centro diurno Alzheimer.
L’Asrem, dopo il sopralluogo effettuato nei locali di Palazzo De Baggis – e di cui Primo Piano Molise ha dato notizia la scorsa settimana – indicati come possibile sede, ha dato parere positivo indicando al Comune i lavori necessari per l’adeguamento alle normative regionali e nazionali.
Non appena saranno pronti, ed è questo l’impegno, l’azienda sanitaria regionale attiverà il servizio.
Una vicenda, anche questa, che si trascina da mesi e che per lungo tempo non sembrava dovesse trovare alcuna soluzione: da un lato le 60 famiglie riunite nell’associazione “Non ti scordar di me” che hanno provato di tutto per consentire l’avvio del servizio – indispensabile per tentare di rallentare il decorso della malattia e per fornire adeguati sostegni ai caregivers familiari – nel capoluogo di provincia; dall’altro una
sorta di “stasi” nell’assumere decisioni che, di colpo, ha subito una accelerazione positiva.
L’associazione, lo scorso anno, per stimolare il dibattito e la riflessione sul tema aveva avviato anche una raccolta firme: nel territorio della provincia si stima siano almeno 600 le persone che manifestano – con varie intensità – i sintomi della demenza. La richiesta era quella di attivare un centro diurno sulla falsariga di quello operativo da tempo a Campobasso.
Il portabandiera dell’attività dell’associazione, Bruno Esposito, le ha tentate tutte: dalle interlocuzioni formali e informali con gli amministratori locali e regionali e con i vertici Asrem al presidio – che è andato avanti per mesi, sotto il sole e sotto le intemperie – davanti alle sedi della Giunta regionale e del Consiglio regionale.
In silenzio, con educazione e senza strepiti Bruno Esposito ha manifestato con la sua presenza costante le necessità impellenti delle famiglie di tutti i malati che hanno bisogno di prestazioni adeguate alla patologia che, in tutta la provincia (fatti salvi i 10 posti ospedalieri attivati alla Gea Medica e che riguardano uno stato avanzato della malattia), non hanno alcun riferimento sanitario.
Il sindaco Castrataro ha individuato i locali al piano terra di Palazzo De Baggis che contemplano anche un’area verde, indispensabile per le attività che coinvolgono i pazienti da svolgere all’aria aperta. Dopo l’incontro avuto in Giunta regionale il 13 luglio scorso con il presidente Toma e il dg Asrem (nel corso del quale era sembrato di capire che della disponibilità offerta dal Comune non si fosse a conoscenza), a sorpresa il sopralluogo eseguito il 18 luglio e in queste ore la notizia del sì dell’azienda sanitaria regionale.
Ora la questione passa nelle mani del Comune che pare debba preoccuparsi dei lavori di adeguamento indispensabili per attivare il servizio. L’ala di Palazzo De Baggis destinata al centro diurno Alzheimer non dovrebbe avere bisogno di grandi interventi, in effetti.
I locali sono situati in una zona centrale e soprattutto sono distanti in tutti i sensi dagli ambienti ospedalieri. Tema questo non secondario per chi soffre di questa patologia. Un luogo facile da raggiungere, privo di barriere architettoniche e dotato di un cortile. Un’area giardino dove poter organizzare le diverse terapie che si svolgono outdoor per i pazienti Alzheimer.
Nel centro diurno i pazienti usufruiranno di una adeguata stimolazione cognitiva, impossibile in altri contesti, indispensabile al rallentamento del decorso della malattia e al potenziamento delle capacità residue. Ma quel presidio sarà indispensabile anche per le attività di informazione e formazione destinate ai caregivers familiari, agli operatori e ai volontari, per il sostegno alle famiglie lasciate troppo spesso sole nel caso in cui non siano obbligate dal decorso della malattia a ricoverare i propri cari.
Non si dovrebbe mai parlare di “vittoria” quando si tratta di diritti ma di certo il risultato – la ormai prossima attivazione del centro diurno – è il frutto della caparbietà e della tenacia di Bruno Esposito e delle famiglie riunite in associazione.
È il testimonial di un percorso, personale e collettivo, che racconta una dolorosa vicenda familiare simile a quella di tanti altri figli e figlie. Bruno si occupa e si preoccupa della mamma, ormai in una fase avanzata della malattia e per la quale i servizi che saranno resi dal centro diurno non sono più dirimenti.
La sua non è una battaglia personale, come racconta spesso. Ma di certo la sua perseveranza ha fatto la differenza.
lucia sammartino
























