Dopo alcune notizie circolate nei giorni scorsi in merito alla sospensione del test della calprotectina presso l’ospedale Veneziale di Isernia, giungono le precisazioni dall’Azienda sanitaria regionale del Molise, in particolare dal prof. Silvio Garofalo, Associato di Genetica Medica presso il Dipartimento di Medicina e Scienze della Salute dell’Università degli Studi del Molise, e direttore dell’Unità operativa complessa Laboratorio Analisi nei presidi ospedalieri regionali.
Il responsabile del servizio sottolinea che «la calprotectina fecale non è un marcatore di lesioni neoplastiche. È utilizzato solo nella diagnosi e monitoraggio delle malattie infiammatorie croniche intestinali. Pertanto, il suo uso come marcatore tumorale è inappropriato.
Nella circostanza, si ricorda che nel 2024, al Veneziale di Isernia, sono stati eseguiti 524 test della calprotectina fecale e che, sempre lo scorso anno, l’Asrem ha aggiudicato una gara per fornirsi di un moderno sistema diagnostico per eseguire tale esame ed attualmente in uso – prosegue il medico -. Questo un aspetto importante, considerato che al Veneziale, il medesimo esame veniva eseguito con una metodica immunocromatografica non aggiornata. Pertanto, il laboratorio ‘pentro’ può accettare i campioni fecali che vanno poi trattati in giornata e in loco per estrarre la proteina calprotectina, congelarla ed inviarla al laboratorio di autoimmunità per il dosaggio. In ogni caso sono in fase di aggiornamento le procedure operative e gli standard più moderni per garantire la massima efficienza e formare al meglio i tecnici appena assunti dall’Azienda. Ad oggi, non risultano segnalazioni o proteste di utenti e si teme che si sia generata una grande confusione – conclude -. Ciò che, infatti, è stato spostato al Cardarelli di Campobasso ed accettato nelle farmacie è lo screening oncologico del tumore del colon mediante esame del sangue occulto sulle feci, non l’esame della calprotectina».
Dall’Asrem è giunto quindi in ultima istanza ancora un appello a prestare maggiore attenzione nella diffusione di alcune notizie che rischiano di generare preoccupazione nella popolazione, danneggiando l’operato dell’Azienda sanitaria regionale.


























