È chirurgica, quasi millimetrica, la consigliera regionale Stefania Passarelli, nel duro contrattacco che arriva dopo la discussione in Consiglio comunale a Isernia in cui nei giorni scorsi è passata a maggioranza la mozione del consigliere Marco Amendola (PD) contro la «riduzione degli Ambiti territoriali sociali» della provincia pentra. Passarelli accusa la maggioranza di centrosinistra e Amendola di cavalcare polemiche strumentali sul Piano sociale regionale senza averlo nemmeno letto. «Nessun taglio ai servizi ma solo ottimizzazione delle risorse» – replica piccata, pronta a dimostrare la correttezza del provvedimento carte alla mano e anche nelle sedi giudiziarie.
«Dopo le delibere fotocopia di Giunta comunale, arriva il tempo delle mozioni tardive con la quali si annunciano ricorsi e impugnative – esordisce -. Nessun timore dei venti di guerra che soffiano dalla maggioranza di centrosinistra del Comune di Isernia e dal consigliere “politicamente ondivago” Marco Amendola che, in ritardo evidente sulla tabella di marcia, è riuscito a far discutere solo nelle scorse ore la sua mozione sul Piano sociale regionale 2025-2027, approvato ormai un mese e mezzo fa dal Consiglio regionale.
Anche il Comune di Isernia, a trazione Pd, si è messo sull’attenti di fronte ai diktat provenienti da qualche rappresentante dem di Palazzo D’Aimmo che si è fatta notare per la violenza verbale e per la reazione scomposta durante i lavori del Consiglio regionale che ha dato il via libera al nuovo Piano sociale? Le elezioni per il rinnovo dell’amministrazione comunale di Isernia non sono troppo lontane e quindi occorre chinare il capo e rimettersi alle altrui volontà per non rischiare di essere estromessi dalle candidature?
Domande legittime di fronte all’evidenza dei fatti e alla ennesima conferma che il Piano sociale regionale non sia stato letto con attenzione né tantomeno approfondito da chi si erge a paladino dei territori, delle aree interne paventando inesistenti rischi di taglio dei servizi e allarmando senza alcun motivo la popolazione – prosegue -. Intanto, con dolo evidente, si continua a usare una terminologia errata: nessuna soppressione degli Ats a seguito del nuovo Piano sociale regionale 2025-2027 ma l’accorpamento delle funzioni in capo agli Ambiti territoriali sociali che non significa affatto tagliare i servizi territoriali.
Ed è anche da questo, che dettaglio non è, che comprendo come il Piano sociale regionale sia stato solo ‘raccontato’ per sommi capi a chi oggi lo contesta. Perché il Comune capofila, in questo caso Isernia, in ottemperanza al Psr 2025-2027 può delegare servizi agli Ats di Venafro e di Agnone (che vengono assorbiti) dove potranno restare operative le professionalità del settore sociale.
E perché, aggiungo, presso ogni ex Comune capofila sarà istituito un punto territoriale dell’Ufficio di Piano per facilitare la fase di transizione e la successiva gestione ordinaria, anche nel rispetto del principio di prossimità.
Forse, uno studio meno superficiale del Piano sociale regionale 2025-2027 avrebbe di fatto consentito di verificare come saranno utilizzate le risorse destinate ai servizi sociali.
Un altro errore, quindi, nel quale cade anche la maggioranza del Comune di Isernia: non si tagliano risorse, come qualcuno vuol far credere, ma si ottimizza il loro uso in favore di quei cittadini che hanno il sacrosanto diritto di accedere ai servizi e alle prestazioni.
Siamo pronti a dimostrarlo, carte alla mano e nelle sedi giudiziarie opportune, senza timore di alcuna minaccia di ricorso – continua la consigliera, fautrice della riforma sociale regionale -. Mi pongo qualche domanda, all’indomani della seduta di Consiglio comunale di Isernia: ma il centrosinistra dei ‘duri e puri’, sempre pronto a bacchettare i competitor politici sull’utilizzo corretto dei fondi e a dare lezioni di onestà e trasparenza, oggi invece si dice contrario a questa metodologia di lavoro che intende finalizzare correttamente i fondi, ottimizzare i servizi, valutare con requisiti stringenti le professionalità per la gestione di Ambiti da 100mila abitanti?
E ancora: il centrosinistra di Castrataro e Amendola (che oggi sostiene la coalizione ma domani chissà) si è accorto per caso del potenziamento dell’Ambito territoriale sociale di Isernia, dei servizi partiti di recente come il Cuav (il Centro per uomini autori di violenza di genere), della prossima attivazione di strutture destinate a Case-famiglia?
Si sono resi conto del ruolo che andrà a svolgere l’Ats del loro Comune o forse è proprio questo che li spaventa e cioè gestire gli ulteriori 1.245 utenti provenienti dagli Ats di Venafro (859) e Agnone (386)?
Ricordo nuovamente al centrosinistra che la riduzione degli Ats è prevista con legge regionale (articolo 13 della legge 13/2014: alla Regione compete l’individuazione degli Ambiti territoriali sociali e del loro assetto istituzionale e organizzativo), che il percorso di costruzione di questo Piano sociale regionale è stato effettuato in ottemperanza al dettato della Dgr 88/2024 mai impugnata, che il Psr del Molise è in linea con le indicazioni del Piano sociale nazionale e che il medesimo Psr è stato oggetto di confronto in tutti gli attuali Ats alla presenza dei sindaci degli Ambiti interessati e oggetto di audizioni in IV Commissione consiliare.
Verrebbe anche da chiedere come mai, nonostante la possibilità in capo ai sindaci di riscrivere il Piano sociale regionale, nessuno abbia dato seguito mettendo nero su bianco le proprie proposte. Nessuno lo ha fatto, nemmeno il sindaco Castrataro – afferma -. Il principio di sussidiarietà verrà garantito e “l’accentramento dei servizi” consentirà le economie di scala che creeranno condizioni più favorevoli per soddisfare le esigenze e i bisogni dei più fragili.
Siamo pronti a confrontarci in qualsiasi sede per dimostrare la correttezza del Piano sociale regionale, la dotazione finanziaria appostata e certa per 54 milioni di euro (per la prima volta nella storia di questa regione) – tuona in riferimento alla paventata disponibilità del primo cittadino di Isernia a sostenere un eventuale ricorso sul tema -. Mi auguro che dinanzi a ricorsi politici e non di merito, i sindaci utilizzeranno fondi propri per le spese legali e non quelli del Psr che, come sanno bene, sono destinati ai cittadini più fragili per quei servizi che saranno garantiti, potenziati e non tagliati. Come dimostrano le somme già deliberate e impegnate».

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