La provincia di Isernia si trova di fronte a una sfida demografica che va oltre i numeri: entro il 2030, i residenti tra i 10 e i 19 anni scenderanno dai 6.488 del 2023 a 6.190, registrando un calo del 4,6% secondo le previsioni mediane dell’Istat. Un dato che, seppur meno drammatico rispetto alle contrazioni più severe registrate in Sicilia e Sardegna, racconta una storia di erosione silenziosa del tessuto sociale e del futuro del territorio.
Nel panorama nazionale dipinto dall’analisi di “Openpolis-Con i Bambini”, Isernia si colloca in una posizione intermedia ma comunque preoccupante. Ci sono province come Caltanissetta (-18,6%) ed Enna (-18,1%) chiamate ad affrontare veri e propri tracolli demografici, e altre come Parma (-1,1%) e Bolzano (-1,2%) che mostrano invece una tenuta relativa. In questo scenario, il territorio molisano si inserisce in quel quadrante di regioni del Centro-Sud dove il declino demografico giovanile assume contorni sempre più definiti.
Il dato di Isernia, con i suoi 298 giovani in meno previsti nel giro dei prossimi cinque anni, potrebbe sembrare numericamente contenuto. Ma in una provincia che conta poco più di 80.000 abitanti complessivi, ogni giovane che manca rappresenta una perdita significativa: meno studenti nelle scuole, meno energie fresche nelle comunità, meno prospettive per le attività economiche locali.
La contrazione non è un fenomeno isolato, ma il riflesso di dinamiche che attraversano tutto il Mezzogiorno. Dinamiche che il Molise conosce bene. È il risultato di anni di denatalità crescente, ma anche di quella migrazione interna che porta le famiglie giovani a cercare altrove opportunità di lavoro e servizi più adeguati.
Dietro questi numeri si nascondono storie concrete: genitori che trasferiscono la residenza per seguire occasioni professionali altrove, famiglie che scelgono di non avere figli o di rimandare la genitorialità per incertezze economiche, giovani coppie che guardano ai grandi centri urbani come unica alternativa per costruire un futuro.
Se da un lato lo scenario di previsione di Isernia è ad ogni modo meno preoccupante di quello di Campobasso (-10,6%), dall’altro è importante non sottovalutare quello che i numeri sembrano suggerire. La perdita del 4,6% dei giovani tra i 10 e i 19 anni significa classi scolastiche sempre più ridotte, con il rischio concreto di accorpamenti e chiusure di plessi nelle aree più periferiche. Cosa che, di fatto, sta già avvenendo. Ma significa anche un tessuto sociale che si impoverisce, perdendo quella vivacità e quella spinta innovativa che le nuove generazioni sanno portare.
Per una provincia come Isernia, che ha fatto della bellezza paesaggistica e del patrimonio culturale i suoi principali asset, la diminuzione dei giovani rappresenta una sfida esistenziale: chi custodirà nei prossimi decenni questi territori? Chi ne tramanderà le tradizioni e ne valorizzerà le potenzialità?
Le previsioni dell’Istat, analizzate da Openpolise ed elaborate secondo lo scenario mediano sulla base dei residenti al primo gennaio 2023, tracciano un futuro che non è immutabile ma che richiede interventi mirati e forse sempre più urgenti. Invertire questa tendenza è possibile? Non si può dare per scontato che non vi sia la possibilità di scrivere ancora una storia diversa, purché si riesca a creare quelle condizioni irrinunciabili affinché restare diventi una scelta consapevole e non solo una necessità.

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