Nel dedalo del centro storico di Isernia, da settimane i residenti raccontano un via vai a ogni ora, ingressi e uscite rapide da alcuni appartamenti, campanelli che suonano a tarda notte. È da queste segnalazioni che nasce una denuncia formalizzata ieri mattina in Questura, con la richiesta di intensificare la vigilanza e di verificare l’ipotesi di quanto avverrebbe in alcune abitazioni private del borgo, occupate da donne straniere. La richiesta è chiara: riportare quiete e decoro in vicoli che, di notte – ma in realtà spesso anche di giorno -, sembrano cambiare pelle.
A spingere gli abitanti a rivolgersi alle forze dell’ordine non è solo la percezione di incontri “ambigui”, ma anche i segni materiali lasciati al mattino: bottiglie vuote, mozziconi davanti ai portoni, persino preservativi rinvenuti sui tetti di fronte ai balconi. Elementi che, al di là delle valutazioni legalmente rilevanti, alimentano il disagio e l’idea di un quartiere esposto a un uso improprio degli spazi comuni.
In più di un condominio si parla di notti insonni, di citofoni che trillano e voci concitate nelle scale: e se quei rumori superano la normale tollerabilità e incidono su più persone, si configura anche un profilo di ordine pubblico da trattare con gli strumenti opportuni.
Sul piano giuridico, la distinzione è essenziale: in Italia la prostituzione, quando svolta volontariamente da adulti, non è di per sé reato. Diventano penalmente rilevanti, invece, le condotte di terzi come sfruttamento, favoreggiamento e induzione. È per questo che la denuncia dei residenti insiste su due livelli: da un lato la richiesta di controlli per ristabilire la quiete, dall’altro l’invito a verificare l’eventuale presenza di organizzazioni o figure che traggano profitto dalle circostanze esposte. Accertamenti e qualificazioni che, naturalmente, spettano esclusivamente all’autorità giudiziaria.
Dal fronte istituzionale, la linea è di attenzione massima. Incontri tra Prefettura, Comune e forze di polizia hanno già messo sul tavolo nei mesi scorsi progetti di potenziamento dell’illuminazione, ampliamento della videosorveglianza e servizi mirati nei fine settimana. L’idea è che la prevenzione passi anche dall’urbanistica della luce e da una presenza sul territorio visibile e costante, capace di scoraggiare fenomeni opachi e di ricucire la fiducia di chi abita quei vicoli.
Sul versante civile, resta ad ogni modo la prudenza: nessuna attribuzione di responsabilità in assenza di provvedimenti. Il racconto si ferma dove iniziano gli atti: a segnalare il fenomeno, la sua dimensione sociale e i riflessi sulla convivenza.
Intanto chi vive nel centro storico, però, chiede normalità. La traiettoria auspicata è una: far tornare il centro storico un luogo di passo lento, in cui il silenzio della pietra non sia interrotto da un “traffico” che non gli appartiene. Da questo punto di vista, le forze dell’ordine hanno sempre assicurato la massima attenzione.

























