Il silenzio della notte si è infranto insieme al vetro delle teche. Nel buio di Piazza Celestino, mentre Isernia dormiva ignara, mani esperte e senza scrupoli hanno profanato quello che il sindaco Pietro Castrataro definisce «la casa della memoria collettiva»: il Museo Civico di Isernia, un luogo arrivato a toccare anche i 20mila ingressi annui. L’amara scoperta alle prime luci dell’alba, quando le custodi hanno varcato la soglia del primo piano dedicato all’esposizione del tombolo antico. Dove fino a martedì sera brillavano nelle teche preziosi manufatti ottocenteschi donati alla città dalla famiglia di Rosina Sassi, ora restano solo frammenti di vetro e il vuoto di un patrimonio sottratto.
«Ho provato una sensazione terribile di vuoto nell’animo e nello stomaco – racconta commossa una delle figlie di Sassi -, le cose che erano esposte qui sono parte della nostra famiglia ed erano un patrimonio storico-culturale che nostra mamma aveva voluto mettere a disposizione di tutti, ai turisti, alle persone interessate a vedere cose così belle, antiche, un pezzo del cuore di Isernia».
Che si tratti di uno sfregio o di un furto su commissione, alla donna – visibilmente addolorata – non importa: «Sarebbe la stessa cosa per me» – racconta. E dopo un iniziale senso di sfiducia, si guarda ora alla ripartenza.
I malviventi sembrano aver agito con metodica precisione, concentrandosi esclusivamente sulla sala del tombolo. Hanno infranto le vetrine e fatto razzia di quei delicati capolavori di arte tessile che raccontavano secoli di tradizione e maestria molisana. Opere dal rilevante valore non solo economico, ma soprattutto storico-culturale, come un antico conopeo – quel piccolo tendaggio che viene posto davanti al tabernacolo dell’eucaristia – o la tovaglia sempre per altare dedicata a Santa Barbara.
Sul posto si sono precipitate le Volanti della Polizia di Stato, supportate dalla Scientifica per i rilievi del caso. Gli investigatori stanno operando senza sosta nel tenativo di arrivare presto a una svolta, ma c’è da dire che, purtroppo, il museo non dispone di un sistema di videosorveglianza interno, e nemmeno Piazza Celestino è dotata di telecamere. Mentre il sistema di allarme non sarebbe funzionante. Una situazione che complica notevolmente il lavoro degli inquirenti che contano comunque di giungere a importanti novità a stretto giro.
Il sindaco Pietro Castrataro ha commentato l’accaduto con parole che suonano come un grido di dolore: «Con grande amarezza vi comunico che alcuni malviventi si sono introdotti nel nostro Museo Civico della Memoria, portando via numerosi manufatti di tombolo antico, patrimonio unico ed inestimabile per la nostra comunità. Si tratta di un atto gravissimo, che ferisce la nostra identità. Il Museo non è solo un luogo di esposizione che racconta la storia della città, ma la casa della memoria collettiva, costruita grazie all’impegno e al contributo di tante generazioni». Il primo cittadino ha quindi tracciato la strada da percorrere per far luce sull’episodio: «Le indagini sono state avviate e sono in corso i rilievi da parte della Polizia, supportata anche dalla Scientifica. Affinché si faccia piena luce su questo atto vile e inaccettabile, l’amministrazione comunale resterà in costante contatto con le forze dell’ordine, che ringrazio sinceramente per l’impegno quotidiano al servizio del nostro territorio e dei cittadini». Castrataro ha poi lanciato un accorato appello alla cittadinanza: «Naturalmente, in questi casi, è fondamentale la collaborazione di tutti, di chiunque abbia potuto vedere o sentire qualcosa di sospetto. Anche un dettaglio apparentemente banale può risultare utile ai fini delle indagini».
Intanto si pensa anche alle misure per evitare il ripetersi di simili episodi: «Il furto ci impone, in qualità di istituzione, di investire ancora di più in prevenzione e sicurezza. Il primo passo sarà quello di potenziare il servizio di videosorveglianza con l’installazione di ulteriori telecamere nel centro storico». Interventi a cui sta lavorando in particolare l’assessore Vittorio Monaco.
Le parole del sindaco si sono poi concluse con un auspicio condiviso da tutti: «Spero vivamente che i responsabili del furto siano individuati e che quanto ingiustamente sottratto possa essere restituito al nostro Museo». Anche Gabriele Venditti, responsabile del settore cultura per il Comune di Isernia, ha parlato di «ferita al cuore della città», sottolineando l’impatto emotivo che questo gesto ha avuto sull’intera comunità.
L’episodio ha scatenato un vivace dibattito tra i cittadini, con alcune voci che puntano il dito sulla gestione del centro storico. «Non ricordo sia successa mai una cosa del genere» – scrive un residente sui social. «Il borgo antico è ai minimi storici, i cittadini non ci scendono più».
Alcuni esponenti dell’opposizione consiliare, tra cui Giovancarmine Mancini, sono intervenuti duramente sull’accaduto: «Nonostante le innumerevoli richieste, area videosorvegliata a chiacchiere. Arroganza e incapacità al governo cittadino» – ha scritto sui social il vicepresidente del Consiglio comunale. L’episodio segna una ferita profonda nel tessuto culturale del capoluogo pentro, privato di testimonianze uniche della propria storia. Ora resta l’attesa per gli sviluppi delle indagini e la speranza che questo patrimonio sottratto – dal valore stimato, a quanto pare, tra i 30 e 50mila euro – possa tornare nella sua casa naturale: quel museo chiamato a custodire la memoria di un’intera comunità.

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