Le indagini sul furto ai danni del Museo civico della memoria di Isernia proseguono a ritmo serrato. Gli uomini della Squadra Mobile, con il supporto della Volante, sono tornati in piazza Celestino V per acquisire le immagini delle telecamere private dei locali che si affacciano sullo slargo, le uniche disponibili sul posto. In parallelo, diversi cittadini e commercianti della zona sono stati ascoltati per raccogliere ogni possibile dettaglio utile a ricostruire i movimenti sospetti della notte del colpo che ha lasciato sgomenta l’intera comunità.
Intanto, a poche ore dall’assalto che ha privato la città dei delicati manufatti di tombolo antico custoditi al primo piano del museo, in città non si placa il dibattito. Non solo, infatti, per l’assenza di un sistema di videosorveglianza pubblico in una zona centralissima della città, come già evidenziato da alcuni rappresentanti politici eletti in Consiglio comunale, tra le fila della minoranza – tra cui Giovancarmine Mancini -, ma anche sulle difficoltà che vi potrebbero essere per la copertura assicurativa del maltolto. I beni sottratti dai malviventi – probabilmente su commissione di qualche esperto in materia – non sono infatti di proprietà del Comune, ma sono privati. Come già spiegato su queste colonne, tra i preziosi manufatti rubati c’erano opere dal rilevante valore non solo economico, ma soprattutto storico-culturale, testimonianze tangibili di un’arte che ha attraversato generazioni, come un antico conopeo – quel piccolo tendaggio che viene posto davanti al tabernacolo dell’eucaristia – o la tovaglia sempre per altare dedicata a Santa Barbara. Manufatti donati alla città dalla famiglia di Rosina Sassi, con le figlie – le sorelle Buccigrossi – visibilmente scosse dopo l’accaduto.
«Ho richiamato più volte la necessità di attivare i sistemi di sicurezza e tutelare adeguatamente il nostro patrimonio. Questo è il risultato» – ha rincarato la dose Mancini.
L’ipotesi di un furto su commissione è alimentata da un dettaglio forse non trascurabile: i ladri hanno ignorato altri pezzi presenti nelle sale, puntando solo alle teche che custodivano merletti e manufatti in tombolo datati tra il Seicento e l’Ottocento.
Secondo una prima stima, il bottino sottratto si aggirerebbe tra i 30 e i 50 mila euro, anche se la quantificazione esatta resta in attesa di perizia. Sul tema è stata infatti sporta denuncia all’assicurazione, ma l’esito per il momento è ancora difficile da prevedere.
Il sindaco Pietro Castrataro ha respinto le accuse e difeso l’operato dell’amministrazione, annunciando piani di rafforzamento della sicurezza urbana: «A breve sarà fatto un appalto per la manutenzione, un aspetto che non è stato mai curato, quindi si procederà ad un affidamento pluriennale affinché tutti i sistemi di videosorveglianza, sia sulle strade cittadine che per gli immobili comunali, vengano curati nel modo più opportuno. Quanto accaduto deve servire da monito: non è stato violato soltanto il valore di un bene, ma la memoria, la nostra storia, la nostra identità. Ci auguriamo che i responsabili vengano individuati e che ciò che è stato sottratto possa tornare alla città».
Nel frattempo, resta l’amarezza di una comunità intera ferita nell’anima dal furto del suo patrimonio più prezioso.

























