Un pubblico numeroso ha riempito Piazzetta San Felice per assistere al recital-spettacolo “Carta Bianca Palestina” di Moni Ovadia, che ha chiuso la quarta edizione di Capolinea 2025. L’evento conclusivo della rassegna, organizzata dall’associazione “Città Aperta – Isernia” con il patrocinio del Comune, la collaborazione della Pro Loco Città di Isernia e il sostegno della Cooperativa Sociale Il Geco, ha visto la partecipazione straordinaria di Gabriella Compagnone, riconosciuta come la prima sand artist d’Italia. Quest’anno la manifestazione culturale ha scelto come filo conduttore il tema universale di “Guerra e Pace”, offrendo al pubblico isernino tre giorni di riflessioni artistiche e culturali di alto profilo.
L’artista milanese di origine ebraica, protagonista indiscusso della scena culturale italiana e da sempre impegnato nella difesa dei diritti umani e delle minoranze, non ha risparmiato dichiarazioni di grande impatto emotivo.
«Confido nella fine ingloriosa dello Stato sionista che è nato su presupposti razzisti, colonialisti, segregazionisti e da ultimo genocidari» – ha affermato, intervistato dalla stampa. Durante la performance, l’artista ha sviluppato una profonda analisi storica e politica sulla questione mediorientale, ricostruendo le origini del conflitto attraverso la sua peculiare chiave interpretativa teatrale. Particolare durezza ha caratterizzato le sue considerazioni sul ruolo dell’Occidente: «Questo genocidio ha un livello di complicità mai visto. Tutto l’Occidente è complice, ad eccezione di chi si è opposto. Non ci saranno tribunali per quelli che hanno taciuto. La loro pena, sarà quando gliene renderanno conto i loro figli».
L’artista ha tracciato un percorso di distinzione netta tra ebraismo e sionismo, definendo quest’ultimo «la più grande disgrazia che sia capitata agli ebrei in tutta la loro lunga storia». Secondo la sua interpretazione, la soluzione dovrebbe passare attraverso la costruzione di un unico stato condiviso, dove entrambi i popoli possano ritrovare condizioni di pace e uguaglianza, rivendicando «la verità dell’ebraismo che il sionismo ha totalmente pervertito».
Ad accompagnare le parole di Ovadia, le creazioni artistiche di Gabriella Compagnone hanno trasformato la piazza in un teatro di immagini in movimento. La sand artist ha realizzato in tempo reale, utilizzando esclusivamente sabbia e un sistema di proiezione, una serie di “quadri istantanei” che hanno dato forma visiva ai racconti e alle poesie provenienti da Gaza. Le rappresentazioni artistiche, caratterizzate da grande impatto emotivo, hanno creato un perfetto connubio tra parola e immagine, amplificando la forza comunicativa del messaggio.
La scelta di Piazzetta San Felice come location dell’evento ha aggiunto un ulteriore livello di significato alla serata. Proprio in questo luogo, il 10 settembre 1943, le bombe alleate causarono una strage di civili innocenti, rendendo Isernia una città che conosce intimamente il dolore della guerra.
Una coincidenza geografica e storica che ha conferito particolare intensità alle riflessioni proposte da Ovadia e Compagnone, creando un ponte tra la memoria locale e le tragedie del mondo contemporaneo, nel solco di quanto già tracciato con la lectio dell’accademico Franco Avicolli dedicata a “La guerra e la pace nell’opera di Tolstoj”, inserita anch’essa nel programma di Capolinea 2025.
La manifestazione si conferma così come appuntamento culturale di riferimento per il territorio, capace di coniugare intrattenimento di qualità e riflessione critica su temi di rilevanza internazionale.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*