Non uno scontro di bandiere, ma una chiamata alla mobilitazione generale. L’ultima seduta di Consiglio comunale si è trasformata in un’agorà sulla sanità molisana: un confronto acceso, non previsto all’ordine del giorno, che ha intrecciato rimpianti per la coincidenza con il presidio in Prefettura promosso dal Comitato ‘Sanità bruciata’ e la ricerca di una linea comune capace di superare divisioni politiche.
A contestare inizialmente la coincidenza dell’assise con l’iniziativa sulla sanità a Palazzo di Governo è stata la consigliera Elvira Barone. Il presidente Sergio Sardelli ha spiegato subito dopo che l’urgenza della convocazione fosse però dettata dalla necessità di deliberare entro il 30 settembre in merito al bilancio consolidato, pena conseguenze serie per il Comune. Motivazioni, dunque, di responsabilità amministrativa che hanno imposto il prosieguo dei lavori nonostante la richiesta di alcuni di sospendere simbolicamente la seduta per unirsi al presidio.
Sul merito della questione sanità, toni duri ma sostanzialmente convergenti tra maggioranza e opposizione: dai banchi della minoranza gli interventi di Mancini, Fabrizio, Di Luozzo e Chiacchiari, per cui – in sintesi – «la sanità deve tornare in mano al Consiglio regionale e al Presidente» – ha affermato in Aula; per la maggioranza, invece, gli interventi di Altopiedi, Amendola e Paniccia, con quest’ultimo che ha sollecitato la “filiera” di governo, sostenendo che la responsabilità di trainare la battaglia oggi ricada sul centrodestra «che ha la possibilità di dialogo» nei ministeri chiave.
Ci ha pensato il primo cittadino Piero Castrataro a indicare la rotta: coordinamento tra sindaci, comitati e partiti per «una grande mobilitazione fino a Roma».
«A livello nazionale da oltre 15 anni assistiamo a uno smantellamento della sanità pubblica. In Molise la politica non ha più potere sulla sanità dal 2009, intanto si continuano a perdere posti letto, ma i conti e i debiti restano. Nel frattempo i nostri ospedali si sono svuotati anche di medici. E invece di assumere nuovo personale, paghiamo prestazioni aggiuntive. Ma non voglio fare polemiche. Serve un disegno a livello nazionale, perché la questione non riguarda solo il Molise, ma tutte le aree interne a cui bisogna garantire servizi fondamentali come l’emergenza-urgenza e punti nascita.
Sono pronto ma questa battaglia deve essere unitaria – ha detto Castrataro -. Ai cittadini interessa essere curati. Va benissimo partire da qui ma le prossime proteste devono essere portate a Roma e devono riguardare tutto il Molise. Una “stoccata” – ha concluso – la devo dare al centrodestra: ho i miei dubbi che due parlamentari che sono stati catapultati qui portino a Roma le nostre istanze – ha detto riferendosi a Cesa e Lotito -. Spero per tutti che domani, quando ci sarà da fare nuove candidature alle politiche, si scelgano da una parte e dall’altra persone di questo territorio che facciano politica per questo territorio, sapendo che se non veniamo rappresentati come si deve a livello centrale, noi questa partita la perdiamo».
L’invito emerso ad ogni modo da ambo le parti è a non farne una questione politica, a superare gli steccati e l’impressione che tutto possa ridursi a una questione di campanile.
Chiusura con un raro allineamento: «È il tempo della lotta per la salvezza del nostro territorio, oltre i colori politici» – ha detto Mancini al sindaco, rilanciando una road map di audizioni (commissari, presidente della Regione, parlamentari) e, se necessario, una grande manifestazione che veda coinvolta l’intera regione. Proposte a cui Raimondo Fabrizio ha aggiunto l’idea di un Consiglio monotematico “allargato” e un documento unitario come “carta in più” anche per i parlamentari, rivendicando il lavoro svolto a Roma per l’ottenimento dei 90 milioni di euro da destinare proprio alla sanità.
Sul tema, ieri, anche la riunione in Conferenza dei sindaci a cui ha partecipato lo stesso Castrataro, che si è detto preoccupato per le informazioni trapelate in merito al futuro dell’emodinamica del Veneziale.

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