Accese polemiche e tensioni politiche, culminate nella sospensione dei lavori dopo un aspro dibattito che ha coinvolto – come già avvenuto in un recente passato – anche la stampa presente in aula. L’epicentro dello scontro, in occasione dell’ultima seduta di Consiglio comunale a Palazzo San Francesco, è stata la discussione di un atto di indirizzo della Giunta relativo all’esternalizzazione della gestione dei servizi cimiteriali.
La proposta, illustrata dall’assessore Maria Teresa D’Achille, riguardava la necessità di affidare dei servizi fondamentali per entrambi i cimiteri comunali, inclusi tumulazioni, decoro, igiene, pulizia, manutenzione del verde e custodia. Necessità che nasce dalla carenza di personale preposto a tali mansioni, considerando che all’inizio del prossimo anno una delle unità in servizio andrà in pensione.
L’assessore D’Achille ha spiegato quindi che l’esternalizzazione è la soluzione migliore per gestire questi servizi, sottolineando che i costi risulterebbero equivalenti a quelli della gestione interna, ma i livelli di servizio sarebbero maggiori.
L’opposizione è passata però subito all’attacco: il consigliere Giovancarmine Mancini ha definito l’atto come una «certificazione del fallimento amministrativo che smentisce tutto quello che l’amministrazione ha raccontato finora sulla sua capacità assunzionale». Mancini ha lamentato che, sapendo dei pensionamenti con anticipo, si potevano programmare interventi più opportuni. Accusa poi rinforzata dal consigliere Raimondo Fabrizio che ha criticato l’eccessivo ricorso alle variazioni di bilancio, quindi a una programmazione a suo dire assente.
L’assessora D’Achille ha però respinto tutto ricordando che in tre anni sono state effettuate circa 40 assunzioni in vari ambiti e categorie.
Anche il consigliere Marco Amendola ha preso le difese dell’iniziativa: «Questa amministrazione ha operato in totale trasparenza e regolarità. Quindi non vedo nulla di strano, ma solo un’accelerazione per affrontare una emergenza e restituire dignità a un luogo sacro come lo sono i cimiteri di Isernia».
Il culmine si è raggiunto a seguito dell’intervento della consigliera Rosanna Appugliese, da cui ha preso le mosse il consigliere Cesare Pietrangelo che ha annunciato l’astensione affermando di ritenere alcune dichiarazioni «forti, gravi, non degne di un Consiglio comunale». Si sono alzati i toni e il presidente del Consiglio, Sergio Sardelli, ha chiesto di mantenere l’ordine, fino a quando ha pronunciato una frase che ha scatenato l’ira di molti: «Le telecamere sono pronte, adesso la solita manfrina» – è quanto ha potuto ascoltare chi era collegato online alla seduta, sospesa subito dopo.
Alla riapertura dei lavori, il consigliere di maggioranza Alex Paniccia ha condannato lo spettacolo, invitando a non sfociare «in quella tipologia di politica che come amministrazione abbiamo scelto di combattere, fatta di populismo e demagogia».
Dure anche le parole della consigliera Alessia Panico: «Mi dissocio da quanto detto dal presidente del Consiglio, dal sindaco e da qualche consigliere – in riferimento probabilmente a quanto affermato nella prosecuzione dell’alterco a microfoni spenti -. Se a qualcuno in quest’aula non piace il comportamento di un giornalista o quello che scrive, non si può arrogare il diritto di parlare per tutti. Mi dissocio da quanto è stato detto contro la categoria, se libertà deve essere, libertà sia. Il giornalista ha libertà di scrivere quello che vuole, sempre. Non ci possiamo permettere di offendere una categoria, persone che lavorano e che siamo i primi a chiamare quando ne abbiamo necessità».
Sardelli ha in seguito chiarito con un comunicato che le sue parole non fossero dirette alla stampa ma a un consigliere di opposizione (Pietrangelo, ndr) «particolarmente incline – dal suo punto di vista -, ad approfittare della presenza della stampa per attirare l’attenzione», ribadendo «profondo rispetto» per i giornalisti.
A chiudere la discussione, l’intervento del sindaco Castrataro che ha precisato di voler sollevare una questione più profonda senza riferimento alla professione giornalsitico.
«Quando la stampa dà spazio a chi urla, nasce un problema – ha dichiarato -, si fa da megafono a chi grida e non a chi cerca di risolvere i problemi, sapendo che i problemi sono grandi e difficili da risolvere». Il sindaco è poi intervenuto sui social: «Non ho mai detto, semplicemente perché non l’ho mai pensato, che le opposizioni non debbano trovare spazio sulla stampa. Sarebbero parole lontane anni luce dal mio modo di intendere il ruolo pubblico. Né ho mai inteso offendere chi, ogni giorno, svolge un ruolo prezioso per il territorio. La libertà di informazione è un pilastro della nostra democrazia e cardine della nostra Costituzione e nel mio intervento ho solo voluto fare una riflessione sui problemi che questo principio sta vivendo a livello internazionale, nazionale e regionale.
Un discorso generale, su cui sono disposto ad intavolare un confronto serio, che non voleva certo essere un attacco alla categoria e ai professionisti che la compongono e che profondamente rispetto. Se qualcuno si è sentito ferito o ha frainteso le mie parole, me ne scuso. Spero vivamente che questo episodio possa trasformarsi in un’occasione per ristabilire fiducia, dialogo e collaborazione tra istituzioni e operatori dell’informazione. Solo così, nel rispetto reciproco dei ruoli, possiamo servire al meglio la nostra comunità».
























