San Martino in Pensilis, la Lega apre il confronto sulla nuova Pac: “Agricoltura a rischio, servono risorse certe e identità da difendere”. Il Molise agricolo guarda a Bruxelles con apprensione. La sala consiliare di San Martino in Pensilis ha ospitato un incontro organizzato dal Dipartimento Agricoltura della Lega dal titolo eloquente: “La politica agricola comune europea. Sfide ed opportunità in vista della riforma post 2027”. Un momento di confronto che ha riunito esponenti istituzionali nazionali e regionali, rappresentanti delle principali sigle di categoria e amministratori locali, per discutere del futuro del settore primario in un momento di grande incertezza. La nuova Politica Agricola Comune, che dovrebbe entrare in vigore dal 2027, è ancora in fase di discussione, ma i primi documenti della Commissione europea destano forte preoccupazione. L’elemento che più colpisce è il taglio di 87 miliardi di euro rispetto alla dotazione attuale, una riduzione che andrebbe a pesare direttamente sui bilanci degli Stati membri e sugli agricoltori. Ma non è solo la diminuzione delle risorse a far discutere. Il progetto di riforma, infatti, prevede la confluenza dei due pilastri storici della Pac– Feaga e Feasr – in un unico fondo, insieme ad altri strumenti finanziari europei. Una scelta che rischia di snaturare la natura stessa della Pac, rendendo l’agricoltura una voce tra tante nel bilancio comunitario e non più un settore prioritario. «La nostra preoccupazione – è stato sottolineato nel dibattito dall’europarlamentare Aldo Patriciello– è che in un contesto segnato dalla guerra, dalle tensioni commerciali e dall’aumento dei dazi, l’agricoltura finisca per essere il vaso di coccio tra i colossi dell’economia europea. Il rischio concreto è di assistere allo spopolamento delle campagne, all’abbandono delle aziende e al disinteresse dei giovani verso un settore strategico per l’Italia e il Mezzogiorno». Il Sottosegretario all’Agricoltura Luigi D’Eramo ha portato a San Martino la posizione chiara del governo: «No al fondo unico, sì a una politica che continui a sostenere direttamente gli agricoltori e le aziende agricole. Questa è la linea che abbiamo difeso e continueremo a difendere in Europa». D’Eramo ha ricordato gli interventi già messi in campo dall’esecutivo negli ultimi tre anni: «Sono stati investiti 11 miliardi di euro per sostenere il comparto, a cui si aggiunge il provvedimento Coltiva Italia da un miliardo. Abbiamo rafforzato le filiere, sostenuto la pesca, accompagnato le imprese agricole in una fase di straordinarie difficoltà». Non è mancato un passaggio sulla lotta al lavoro nero nei campi, tema molto sentito anche in Molise: «La piaga del lavoro nero non deve trovare spazio. Non arretreremo di un centimetro e continueremo a colpire chi sfrutta i lavoratori, perché la dignità delle persone viene prima di tutto». A rappresentare la Regione Molise c’era l’assessore Michele Marone, che ha posto l’accento sull’identità agricola e culturale del territorio: «L’agricoltura non è solo economia, è custodia dei nostri paesaggi, delle comunità e delle tradizioni. Il Molise, pur con numeri contenuti, vanta eccellenze straordinarie, soprattutto nel comparto vitivinicolo, che meritano di essere tutelate e valorizzate». Marone ha toccato anche un nodo cruciale per il futuro: quello delle risorse idriche. «Il Molise ha una fortuna, l’acqua. Ma il tema del trasferimento delle eccedenze verso altre regioni è delicato. L’acqua è un bene pubblico, e laddove il fabbisogno regionale sia soddisfatto, il surplus può essere condiviso. Tuttavia, la priorità resta garantire i bisogni delle nostre aziende e la competitività del sistema produttivo locale». Il confronto è stato arricchito dalla presenza dei rappresentanti di Cia, Coldiretti, Confcooperativa-Copagri e Confagricoltura, che hanno espresso a più voci i timori del comparto. Il settore primario molisano soffre di una struttura aziendale frammentata, con tante piccole imprese familiari, spesso prive di ricambio generazionale. A questo si aggiungono le sfide globali: l’aumento dei costi di produzione, la concorrenza delle importazioni a basso prezzo, le difficoltà logistiche e burocratiche. «Se la nuova PAC ridurrà ulteriormente le risorse disponibili – è stato osservato – molte realtà rischiano di non sopravvivere. E senza agricoltura non c’è presidio del territorio, non c’è qualità alimentare, non c’è futuro per le aree interne». L’incontro di San Martino è stato anche l’occasione per presentare il lavoro dei dipartimenti regionali della Lega, pensati come laboratori di confronto e proposta, prima con Antonello Di Toro, delle attività produttive, quindi, il professor Pino Acciaro, tecnologo alimentare e responsabile del Dipartimento Innovazione, ha evidenziato il ruolo strategico di questo strumento: «I dipartimenti sono la casa delle idee e delle competenze. Raccoglieranno le istanze degli operatori, elaboreranno progetti, forniranno supporto alle istituzioni. È un modo per non lasciare soli i territori e per tradurre in azione concreta le preoccupazioni degli agricoltori». L’incontro ha registrato l’assenza dell’onorevole Giorgio Maria Bergesio, responsabile nazionale del Dipartimento Agricoltura della Lega, fermato da un lutto familiare. Un’assenza pesante sul piano simbolico, ma che non ha impedito di ribadire con forza la centralità del tema agricolo nell’agenda politica del partito. «La battaglia regina dei prossimi anni sarà proprio la riforma della Pac – è stato detto in chiusura – e non possiamo permettere che il settore primario venga marginalizzato. L’agricoltura è vita, è presidio, è identità. Senza di essa i nostri territori rischiano di perdere non solo economia, ma anche la propria anima». Dal dibattito di San Martino emerge un dato chiaro: il Molise non vuole subire passivamente le scelte di Bruxelles. Pur essendo una piccola regione, intende giocare un ruolo attivo, facendosi portavoce delle esigenze dei suoi agricoltori e rivendicando il diritto a politiche che tengano conto delle specificità territoriali. Il percorso sarà lungo: la nuova Pac entrerà in vigore solo nel 2027, ma la discussione politica e tecnica è già avviata. Anticipare i tempi, costruire alleanze trasversali, sensibilizzare l’opinione pubblica: sono queste le azioni che la Lega e le istituzioni locali indicano come necessarie per difendere l’agricoltura molisana e, più in generale, il modello agricolo italiano. La sfida non è solo economica, ma anche culturale e sociale. Perché, come è stato ricordato con forza a San Martino, «l’agricoltura non è un settore merceologico tra gli altri: è la vita stessa dei territori, il futuro delle comunità, il legame con la nostra storia e con la nostra identità».

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*