Un episodio che racconta più di mille parole la condizione del trasporto pubblico in Molise. Nel pomeriggio di ieri, lungo la statale 647 “Bifernina”, all’altezza del bivio di Larino, un autista della Sati — azienda che gestisce il collegamento di linea tra Termoli e Campobasso — è stato aggredito per aver fatto semplicemente il proprio dovere: rispettare la legge e tutelare la sicurezza dei passeggeri.
Secondo quanto riferiscono le segreterie regionali di Faisa-Cisal, Filt-Cgil e Fit-Cisl, tutto è accaduto nel corso di un normale servizio di linea. Un giovane passeggero, salito a Termoli, aveva chiesto di poter scendere al bivio di Larino, un punto lungo la statale dove, tuttavia, non esistono le condizioni minime di sicurezza: manca la segnaletica verticale, non c’è alcuna piazzola di sosta né una pensilina. In altre parole, si tratta di una fermata abusiva, formalmente “autorizzata” dalla Regione Molise, ma in totale violazione del Codice della Strada.
L’autista, consapevole dei rischi e delle responsabilità penali a cui sarebbe potuto andare incontro, ha spiegato con calma al passeggero che in quel punto non è possibile effettuare la fermata. Una scelta di responsabilità, che però gli è costata cara.
Pochi minuti dopo, lungo la stessa statale, il bus è stato affiancato da un’auto lanciata ad alta velocità che gli ha improvvisamente tagliato la strada, costringendolo a una frenata d’emergenza. Dietro, un altro autobus ha rischiato il tamponamento. Dall’auto sono scese due persone — presumibilmente i genitori del giovane passeggero — che hanno iniziato a insultare e minacciare l’autista, accusandolo di non aver rispettato la “fermata” che, secondo loro, sarebbe stata riconosciuta come tale dall’azienda.
Solo il sangue freddo dell’autista e l’intervento di alcuni passeggeri hanno evitato che la situazione degenerasse in un’aggressione fisica ancora più grave. Gli aggressori si sono poi allontanati, ma l’episodio ha lasciato dietro di sé un clima di paura e indignazione tra i lavoratori del settore.
Per i sindacati si tratta dell’ennesima dimostrazione di un sistema ormai allo sbando. In Molise, spiegano, esistono oltre mille punti di salita e discesa dei passeggeri “autorizzati” dalla Regione, ma la quasi totalità non rispetta le norme del Codice della Strada. Molte fermate sorgono in tratti pericolosi, privi di visibilità e di spazi di sosta, in prossimità di curve o svincoli, dove l’arresto di un mezzo pesante come un autobus rappresenta un rischio enorme per l’incolumità pubblica.
«Gli autisti — denunciano Faisa-Cisal, Filt-Cgil e Fit-Cisl — si trovano ogni giorno di fronte a un vero e proprio ricatto. Se effettuano fermate non a norma, rischiano sanzioni e perfino conseguenze penali in caso di incidente. Se invece si rifiutano di farlo, vengono puniti disciplinarmente, sospesi dal lavoro e privati della retribuzione. Ora, come accaduto ieri, rischiano anche la violenza fisica».
Una situazione che le organizzazioni sindacali definiscono “inaccettabile e pericolosa”, frutto di anni di sottovalutazione e di una mancanza di coordinamento tra Regione, aziende di trasporto e amministrazioni locali.
Le fermate “fantasma”, nate per consuetudine o su richiesta degli utenti, sono diventate col tempo un’abitudine pericolosa e tollerata, che mette quotidianamente a rischio non solo gli autisti, ma anche gli stessi passeggeri e gli automobilisti che percorrono le statali molisane.
«Da mesi — ricordano i sindacati — è stata avanzata una richiesta formale al Prefetto di Campobasso per convocare un tavolo tecnico con la Regione Molise e le aziende di trasporto, con l’obiettivo di affrontare concretamente il problema e definire una rete di fermate sicure e conformi alle norme.
Ma, denunciano, sono trascorsi più di cinque mesi e nonostante le promesse, non è accaduto nulla. Nessun incontro, nessuna misura, nessun intervento di messa in sicurezza.
Nel frattempo, episodi come quello di Larino continuano ad accadere, alimentando il senso di abbandono e frustrazione di chi lavora in prima linea.
“Chi rispetta la legge viene aggredito — scrivono amaramente Faisa-Cisal, Filt-Cgil e Fit-Cisl —. È questa la realtà del trasporto pubblico in Molise».
L’aggressione di ieri non è un caso isolato, ma il sintomo di una crisi più profonda. Da tempo gli operatori del trasporto pubblico denunciano la mancanza di sicurezza sulle linee regionali: fermate improvvisate, mezzi vecchi, manutenzione carente, scarsa formazione e assenza di un sistema integrato di vigilanza.
La questione delle fermate, in particolare, è diventata una vera emergenza.
Nonostante le continue segnalazioni, le “fermate irregolari” continuano a essere indicate negli orari ufficiali e nei percorsi aziendali, con il tacito assenso delle istituzioni. Si tratta di un paradosso burocratico che trasferisce la responsabilità direttamente sugli autisti, costretti a scegliere tra il rischio di sanzioni e quello di scontri con gli utenti.
L’episodio di Larino — sottolineano le organizzazioni sindacali — deve servire da campanello d’allarme. Se un lavoratore viene minacciato e inseguito solo per aver rispettato la legge, significa che il sistema ha superato il limite della tollerabilità.
«Da anni denunciamo una situazione che potrebbe trasformarsi in una tragedia stradale — scrivono i segretari regionali Emilio Santangelo (Faisa-Cisal), Aurelio Di Eugenio (Filt-Cgil) e Simone Vitagliano (Fit-Cisl) —. Servono interventi immediati, non promesse. Non possiamo aspettare che ci scappi il morto per agire».
In merito, è intervenuto anche il Pd Molise: «In queste ore si è registrato un altro episodio increscioso legato alla famigerata vicenda dei trasporti molisani e delle fermate “fuori norma”, verificatosi a Larino, lungo la Bifernina, dove un autista della linea Termoli-Campobasso è stato aggredito, insultato e minacciato, per essersi rifiutato di effettuare una fermata “in palese violazione del Codice della strada”, in assenza delle condizioni minime di sicurezza stradale e della segnaletica prevista.
Mentre diverse organizzazioni sindacali tornano a chiedere, giustamente, risposte al Governo regionale sul tema della sicurezza di pendolari ed autisti del trasporto pubblico molisano, è arrivata, dopo ben otto mesi la risposta alla nostra delegazione parlamentare Pd, che sulle fermate fuorilegge aveva presentato una interrogazione al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit).
Il Mit, seppur all’interno di una risposta tardiva e insoddisfacente, ammette che ci sono “ancora criticità sul territorio” e pure che vanno cercate “ulteriori soluzioni tecniche” per adeguare agli standard di sicurezza le fermate che ci sono già e per realizzarne di nuove.
E’ passato quasi un anno da quando in Regione erano state date rassicurazioni sulla rapida risoluzione di almeno una parte dei problemi. Da Roma, nel silenzio della Giunta regionale, arriva l’ammissione: quanto fatto fino a questo momento non basta. Naturalmente non si spende una sola parola su tempistica e finanziamenti, come se la messa in sicurezza di fermate non conformi ai relativi standard, sulle strade della nostra regione, non fosse una priorità.
Nel frattempo, i pendolari continuano a salire o scendere ogni giorno dai mezzi pubblici in aree di fermata che sono tali più per consuetudine che per rispetto delle norme e, paradossalmente, i conducenti degli autobus rischiano multe e punti di patente per aver utilizzato quelle fermate lungo il percorso.
Tutto questo è sconcertante e va a colpire pesantemente i lavoratori e i pendolari. Torneremo a chiedere, sia nelle istituzioni regionali, dove il gruppo consiliare Pd aveva presentato una interpellanza, sia in quelle nazionali, che il Governo intervenga con risorse adeguate e risposte concrete.
Non esiste – condividiamo le parole dell’onorevole Casu, primo firmatario della interrogazione del Pd sul tema dei nostri trasporti – nessuna “comprovata utilità pubblica” che possa giustificare scelte che mettono in pericolo la vita di pendolari e lavoratori.
Ci saremmo aspettati il pressing del centrodestra regionale per avere risorse ed interventi rapidi dal Governo e da Anas ma Roberti & Co. continuano a distinguersi per un silenzio e un’inerzia imbarazzanti».

























