«Disseppellire il corpo di Andrea Costantini per cercare la verità»: è quanto ha disposto il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Larino, Rosaria Vecchi, accogliendo la richiesta di incidente probatorio avanzata dal Pubblico Ministero l’11 dicembre. Il provvedimento, firmato il 12 dicembre, autorizza l’esecuzione della perizia necroscopica sul cadavere del giovane, con esami tecnici, istologici e tossicologici, focalizzati anche sui segni presenti sul collo per verificare l’eventuale presenza di lesioni da difesa. Un atto delicato e cruciale, che mira a chiarire le circostanze della morte e a raccogliere elementi probatori in vista di un possibile processo. Il perito nominato è il professor Cristian D’Ovidio, chiamato a condurre l’autopsia dopo il disseppellimento, con udienza per il conferimento dell’incarico fissata il 17 dicembre alle ore 13. Le parti – persona offesa, Pubblico Ministero, eventuali indagati e difensori – sono state informate della possibilità di nominare propri consulenti tecnici. «Prendiamo atto della decisione del Gip Vecchi di procedere con incidente probatorio. Riponiamo fiducia nel lavoro della magistratura e dei periti nominati, auspicando che l’autopsia possa svolgersi con la necessaria celerità, così da fornire quanto prima elementi di chiarezza su una vicenda che merita risposte puntuali e rigorose», ha dichiarato l’avvocato Paola Cecchi. La morte del 38enne, originario di Penne, continua a scuotere le comunità di Abruzzo e Molise e ad attirare l’attenzione nazionale. Il 15 settembre scorso, Andrea è stato trovato senza vita nella cella frigorifera del supermercato Eurospin di Termoli dove lavorava come macellaio. Inizialmente, le autorità avevano ipotizzato un suicidio, ma i genitori, Lidia e Gennaro, non hanno mai creduto a questa versione. «Nostro figlio è stato ucciso», hanno ribadito più volte, spingendo la Procura di Larino a riaprire l’inchiesta e a chiedere la riesumazione del corpo per effettuare l’autopsia. La vicenda è stata oggetto di approfondimenti anche a livello nazionale: è stata discussa nella trasmissione di Rai 1 Porta a Porta, condotta da Bruno Vespa, e più recentemente nella puntata di La Vita in Diretta, dove sono stati intervistati in diretta i genitori e l’avvocato della famiglia. Entrambe le trasmissioni hanno consentito di portare all’attenzione del pubblico gli elementi controversi della vicenda, i dubbi dei familiari e la necessità di un’indagine approfondita. Uno dei punti centrali su cui insiste la famiglia sono gli indumenti che Andrea indossava al momento della morte. Tutti sporchi di sangue e mai analizzati a fondo dalle autorità, secondo i genitori contengono tracce decisive. «Abbiamo voluto mostrarli», spiegano Lidia e Gennaro, «alcuni tagli sugli abiti corrispondono alle ferite sul corpo di nostro figlio. Questo depone per un’aggressione». Gli abiti sono stati raccolti porta a porta dalla famiglia nella camera di Andrea, sigillati in buste e conservati in attesa che la Procura disponga il sequestro ufficiale e le analisi scientifiche, incluse quelle di DNA e biologiche. Gli esperti di La Vita in Diretta hanno sottolineato l’importanza di questi reperti: la loro analisi può chiarire se le ferite sul corpo di Andrea siano compatibili con un suicidio o con un’aggressione, e se vi siano tracce di altre persone. Anche la criminologa Roberta Bruzzone, ospite delle trasmissioni, ha confermato che l’autopsia sarà decisiva per stabilire dinamica, orario della morte e eventuali segni di difesa sul corpo. La Procura sta valutando ogni elemento utile a ricostruire le ore precedenti alla morte, compresi movimenti del cellulare e dati di geolocalizzazione. L’inchiesta procede contro ignoti, ipotizzando i reati di omicidio e istigazione al suicidio. Altro elemento chiave è il biglietto d’addio trovato nella tasca di Andrea, custodito all’interno di una bustina trasparente. Conteneva la frase: «Mi sono reso conto di essere una persona cattiva». Secondo i genitori, la scrittura non sembra sua. La Procura ha già disposto una perizia grafologica, mentre l’avvocato della famiglia ha chiesto ulteriori accertamenti, anche alla luce del fatto che Andrea aveva sottoscritto poco prima una polizza assicurativa e aveva progetti di vita concreti, come l’acquisto di un terreno in Molise destinato a creare uno spazio per il figlio e animali. I genitori evidenziano come la cella frigorifera non sia un luogo in cui una persona decide spontaneamente di togliersi la vita. Andrea presentava due coltellate al torace, e sul collo vi erano segni che secondo i familiari non possono essere compatibili con un suicidio. Gli esperti ospiti di Porta a Porta hanno sottolineato l’importanza di un’autopsia psicologica, per analizzare lo stato mentale della persona nei giorni precedenti, verificando scritti, relazioni e comportamenti. «Vogliamo sapere con certezza che Andrea non si è suicidato», ripetono Lidia e Gennaro. «Questo passaggio doloroso è necessario». La vicenda, seguita anche a livello nazionale da Porta a Porta e La Vita in Diretta, ha messo in luce incongruenze nelle prime indagini: abiti mai sequestrati, biglietto sospetto, assenza di autopsia immediata. La riesumazione del corpo e l’autopsia diventano così strumenti fondamentali per chiarire definitivamente se Andrea Costantini sia stato vittima di un omicidio.

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