Una giornata perfetta, illuminata da un sole splendente e accompagnata da un clima primaverile, ha reso ieri, nel tradizionale Martedì di Pasqua, la celebrazione della Madonna a Lungo ancora più straordinaria, col debutto da presule di monsignor Claudio Palumbo, accompagnato dal parroco di San Pietro, padre Enzo Ronzitti. Partecipazione massiccia, con fedeli e famiglie che si sono riversati lungo il
percorso per raggiungere il Santuario di Santa Maria della Vittoria, al confine tra Termoli e San Giacomo degli Schiavoni. L’evento- con l’undicesimo pellegrinaggio – ha avuto inizio alle prime luci dell’alba, con il corteo che, partendo dal Santuario della Madonna delle Grazie, ha accompagnato l’iconico quadro della Madonna della Vittoria fino al suo luogo di culto. Il calore del sole e una brezza leggera hanno reso il cammino ancora più piacevole, regalando ai partecipanti una sensazione di pace e spiritualità. La straordinaria affluenza ha trasformato questa giornata di devozione in una vera festa popolare. Oltre alle celebrazioni liturgiche, tra cui la Messa Solenne di chiusura, la manifestazione ha assunto i tratti di una grande scampagnata collettiva: tavolate imbandite, famiglie riunite all’ombra degli alberi, bambini giocosi,
gruppi di amici intenti a chiacchierare o a gustare i prodotti tipici locali. Le bancarelle colorate hanno aggiunto un tocco di vivacità alla giornata, offrendo dolci, souvenir e specialità gastronomiche che hanno deliziato i presenti. Questo appuntamento, considerato la vera Pasquetta dei termolesi, si è rivelato un perfetto equilibrio tra fede e convivialità. La comunità, più unita che mai, ha celebrato non solo la Madonna, ma anche il piacere di stare insieme, di ritrovarsi e di riscoprire il valore delle tradizioni. Grazie alle temperature miti e al cielo terso, la festa è stata un successo indiscusso, regalando emozioni profonde e un forte senso di appartenenza a tutti coloro che hanno partecipato. Termoli ha vissuto un giorno da ricordare, nel segno della spiritualità e della gioia condivisa. Ma a colpirci, nella messa dei bambini delle 16.30, è stato il ricordo offerto da don Benito Giorgetta, per Papa Francesco, che, come ricordiamo sempre, era suo amico personale. «Come noi allo stadio, così Dio sogna per noi. Proprio come quando andiamo allo stadio: ci troviamo tra la nostra gente, con la speranza che la nostra squadra vinca, con l’entusiasmo di vedere un sogno che si realizza, un progetto che prende forma. Così anche Dio: sogna per noi, si adopera perché possiamo essere all’altezza dei nostri desideri più profondi. Per questo è importante chiederci: quali sono i miei desideri? Mi adopero davvero per realizzarli?
Credo che tutto dipenda solo dal mio intuito, dalla mia forza, dalla mia determinazione?
Perché, come dice la Bibbia: “Se il Signore non costruisce la città, invano faticano i costruttori”. È in Dio che dobbiamo mettere ogni cosa. A Lui dobbiamo offrire i nostri sentimenti, la nostra vita, la nostra esistenza. Il nostro cuore deve confluire nella sua giustizia, come ci ricorda spesso Papa Francesco. Ho avuto la fortuna, la giovane grazia, di essere ricevuto tante volte dal Papa. Ho ricevuto sue telefonate, lettere. Sono stato invitato anche a viaggiare con lui. Ho visto da vicino la sua umiltà, il suo rispetto per gli altri. Non perché io fossi speciale, ma perché tutti meritano rispetto – specialmente le persone ai margini, i più fragili, i più piccoli. Ricordo un episodio che fa sorridere: eravamo nella sua piccola biblioteca, e il Papa – sì, proprio lui – chiamava l’ascensore e pretendeva che salissimo prima noi e poi lui. Sempre così. È una piccola cosa, ma dice tanto.
Mi piace ricordare anche quando, proprio in questi giorni, l’anno scorso, ero con lui per preparare il pellegrinaggio con la Madonna di Fatima. Il Papa disse: “Deve essere una pioggia di misericordia”. E così è stato. Una vera pioggia di misericordia. Ringraziamo il Signore per questo dono, per quest’uomo, per questo padre. Preghiamo per Padre Luigi. Preghiamo per Papa Francesco. E soprattutto preghiamo per i bambini, rispettando la loro condizione. Nessuno di loro ha chiesto di nascere: esistono perché qualcuno li ha chiamati alla vita. E per questo meritano tutto: cura, amore, presenza. Genitori, siete collaboratori di Dio nell’atto creativo. Dio continua la creazione del mondo servendosi di voi. È un progetto grandioso, sì, ma allo stesso tempo è una verità semplice e umile: i figli non sono proprietà dei genitori. Sono dono, sono vita, sono responsabilità. Uso spesso questa frase, che amo molto:
“I figli sono come frecce: non sono fatti per restare, ma per andare lontano.” Se restano sempre lì, allora non stanno scrivendo la propria storia. Che la loro storia sia piena di gioia, serenità e pace del cuore».
























