Una tranquilla serata, sabato scorso, 14 giugno, si è trasformata in un incubo per un termolese di 37 anni, la moglie e la figlia di appena nove anni. In pieno centro cittadino, mentre percorrevano Corso Nazionale, intorno alle 00.30, sono stati coinvolti in un’aggressione improvvisa e violenta. Ma ciò che fa più male, oltre ai colpi ricevuti, è l’indifferenza. Nessuno ha fatto nulla. Nessuno è intervenuto. Nessuno ha fermato l’aggressore. Tutto ha avuto inizio nei pressi di uno dei bar verso la fine del Corso, dove un giovane, già noto per atteggiamenti provocatori, si è rivolto all’uomo con frasi aggressive e sarcastiche, sfociando nel volgare. A seguito della richiesta di smettere, il ragazzo avrebbe risposto con toni minacciosi: «E sennò che mi fai?». Quel che è accaduto dopo è agghiacciante: il giovane si sarebbe avvicinato con fare aggressivo, mentre la famiglia si allontanava. In pochi istanti, racconta il 37enne, qualcuno lo ha colpito alle spalle, facendo precipitare la situazione. Caduto a terra, preso a pugni, strattonato, ha cercato di difendersi mentre la moglie piangeva e la figlia veniva colpita involontariamente. Nessuno ha mosso un dito. Nessuno dei tanti presenti in Corso Nazionale – una zona normalmente affollata – ha pensato di bloccare l’aggressore o di aiutare la famiglia in evidente difficoltà. Il solo rumore che si è levato è stato quello delle urla, della paura, e infine di un’altra frase agghiacciante: «Fatti sotto!» – seguita, secondo il racconto, dal gesto del giovane che pareva estrarre un coltello. «Mi sono accorto che il mio aggressore era il ragazzo che poco prima nel bar aveva avuto nei miei confronti un atteggiamento provocatorio». Forti dolori alla nuca, al volto, un pugno che ha rotto alcune capsule dentarie e abrasioni anche alla figlia, che ancora oggi porta le conseguenze dell’accaduto. La moglie, invece, ha avuto un malore e forti attacchi d’ansia dopo l’aggressione. «Una paura che spero non le arrechi futuri problemi di salute». La scena si è svolta tra tavolini di bar, negozi aperti, famiglie a passeggio. Eppure, nessuno ha preso posizione, nessuno ha agito. Neanche dopo l’arrivo dei primi soccorsi o all’arrivo delle forze dell’ordine. Il silenzio della folla, l’apatia davanti alla violenza, fa riflettere più dei colpi subiti. A cosa serve vivere in una comunità se nessuno si sente responsabile dell’altro? Dov’era la solidarietà? Dove la civiltà?


























