Una città che guarda al futuro: la candidatura di Termoli a Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea 2027.
Termoli si candida a Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea 2027. Una sfida ambiziosa, certo, ma profondamente coerente con l’identità di una città che ha saputo, nel tempo, trasformarsi in un crocevia culturale. È con questo spirito che, ieri mattina nella sala consiliare del Comune, è stato presentato il progetto ufficiale della candidatura, intitolato “Traiettorie Contemporanee”, promosso dalla Fondazione Macte e sostenuto da un ampio fronte istituzionale e civile: amministratori locali, Regione, professionisti, associazioni, cittadini. Una comunità coesa, pronta a raccogliere la sfida per diventare laboratorio nazionale di arte e cultura.
A fare da portavoce dell’entusiasmo collettivo è stato Gianfranco De Gregorio, tra i principali promotori del dossier, in rappresentanza della Fondazione Macte (al fianco del presidente Paolo De Matteis Larivera. «Non è una sfida che non sia alla nostra portata – ha dichiarato De Gregorio –. La città è ambiziosa ed è giusto che sia così. La comunità territoriale che è stata coinvolta è altrettanto ambiziosa. Ora lo annunciamo pubblicamente, ma è una città, è una comunità che hanno tutti gli elementi per poter affrontare questa sfida e vincerla. Termoli ha una storia d’amore lunghissima con l’arte contemporanea che vogliamo rinnovare per il futuro. È una città che si è sempre fatta laboratorio, per la sua posizione, per la sua storia economica e sociale, fatta di migrazioni, trasferimenti, contaminazioni. Ora vogliamo mettere questo laboratorio a disposizione del Paese, per un anno, attraverso il ruolo di Capitale».
Il progetto, nelle sue linee guida, punta a mettere a sistema un patrimonio artistico già solido e una vocazione culturale che ha trovato una delle sue espressioni più elevate nel Premio Termoli, giunto quest’anno alla 64ª edizione. Un’eredità che si intende proiettare verso il futuro attraverso nuovi linguaggi, partecipazione diffusa, percorsi educativi e un’idea di museo diffuso.
Il sindaco di Termoli, Nico Balice, ha sottolineato l’importanza strategica di questa candidatura non solo per la città, ma per l’intera regione: «Questa è una delle tante sfide che stiamo affrontando, ma è particolarmente entusiasmante. L’arte contemporanea è un tema importante e vasto, che dal 1945 ad oggi non ha mai smesso di trasformarsi. E così anche la nostra città è in continua evoluzione e sviluppo. Siamo felici di questa candidatura che può portare benefici tangibili a tutto il Molise, non solo a Termoli. Benefici sociali, attraverso il coinvolgimento attivo della comunità in un processo partecipato, ma anche benefici economici e turistici. Pensiamo a Termoli come a un museo a cielo aperto che non chiude mai, perché l’arte contemporanea evolve col tempo e con essa evolve anche la città. Questo potrebbe rappresentare un percorso culturale importantissimo per tutto il territorio».
Accanto al primo cittadino, il vicesindaco Michele Barile ha ribadito il significato collettivo della candidatura e il ruolo dell’arte come strumento di crescita. «Questa candidatura – ha detto Barile – è il frutto di una visione condivisa e di un lavoro collettivo che punta a fare di Termoli un punto di riferimento stabile nel panorama culturale italiano. L’arte contemporanea non è qualcosa di distante: parla del presente, delle sue contraddizioni, delle sue trasformazioni. E in questo senso è un’occasione straordinaria per coinvolgere giovani, scuole, associazioni e tessuto produttivo in un percorso che lascia tracce durature. Termoli può raccontarsi attraverso l’arte contemporanea e può farlo in modo autentico, perché qui l’arte ha trovato casa da decenni».
Il sostegno alla candidatura è arrivato anche da rappresentanti istituzionali regionali e nazionali. Il presidente della Regione Molise, Francesco Roberti, ha ribadito la validità di una strategia che valorizza il patrimonio esistente e lo mette in rete. «Abbiamo fatto un buon lavoro con Agnone – ha ricordato Roberti – e ora rimettiamo in campo quella stessa squadra, con la sinergia dell’università e con il nostro straordinario patrimonio artistico. Termoli, insieme a Casacalenda, può davvero far conoscere le sue bellezze oltre i confini. Parliamo di una candidatura che valorizza un premio importante, il Premio Termoli, che quest’anno giunge alla 64ª edizione. Un evento che negli anni ha saputo attrarre pittori e talenti che poi sono diventati eccellenze riconosciute nel panorama nazionale e internazionale. Oggi possediamo quei quadri, quel patrimonio, e dobbiamo farli conoscere, valorizzarli, metterli a sistema. La cultura è un volano di turismo, e i dati del 2025 parlano chiaro: c’è stato un incremento significativo dei flussi turistici. Abbiamo messo in campo 10 milioni di euro nel triennio attraverso fondi europei e, grazie anche al lavoro del consigliere delegato alla cultura, stiamo creando programmi capaci di promuovere l’intera regione. Anche all’Expo in Giappone, dove il Molise ha stupito per autenticità e bellezza, abbiamo dimostrato che siamo attrattivi».
All’interno del progetto figura anche Casacalenda, riferimento importante per l’arte contemporanea molisana. La sindaca Sabrina Lallitto ha sottolineato il ruolo delle aree interne e la rilevanza del contributo offerto: «È una grande occasione per tutto il territorio, non solo per Casacalenda. Noi abbiamo avuto l’onore di partecipare attivamente alla redazione del dossier, portando le nostre impressioni, la nostra storia e il nostro contributo progettuale. Casacalenda ha una lunga tradizione in ambito culturale e lavora da oltre vent’anni su progettazioni legate all’arte contemporanea. Questa candidatura rappresenta una chance anche per le aree più decentrate, che troppo spesso vengono escluse dai grandi flussi culturali. Invece oggi possiamo sentirci parte di un percorso collettivo, che valorizza la nostra identità».
Sul piano politico e strategico, è intervenuto anche il senatore Costanzo Della Porta, che ha evidenziato l’importanza del gioco di squadra istituzionale: «Così come abbiamo fatto con Agnone, faremo anche per Termoli. È un lavoro che va condotto in maniera sinergica, e tutte le istituzioni devono essere coinvolte. Bisogna fare un plauso all’amministrazione comunale di Termoli per aver creduto in questo percorso. Credo davvero che ci siano tutti i presupposti per far sì che Termoli diventi un ponte tra il suo passato millenario e il futuro. L’arte contemporanea è uno strumento straordinario per fare questo salto. È un veicolo che può traghettare Termoli verso un’identità rinnovata e riconosciuta a livello nazionale».
A fare da moderatrice dell’evento, la giornalista di Repubblica Valentina Tosoni, profonda conoscitrice del panorama artistico nazionale, ha ricordato le radici del Premio Termoli e il valore storico della collezione nata nel 1955: «Il Premio Termoli nasce nel 1955. Quella storia ha generato una collezione d’arte di altissimo livello, conosciuta in Italia e anche all’estero. Gli artisti che allora erano ragazzi emergenti oggi sono figure storicizzate dell’arte italiana: Borri, Capogrossi, Schifano, Carla Accardi. Il legame tra Termoli e l’arte contemporanea è autentico e documentato. Questa candidatura ha basi solide, culturali e storiche, e si somma a una rete di motivazioni progettuali che rendono Termoli un vero polo per ripensare il futuro culturale del Paese».
Altri interventi sono giunti da Silvano Straccini, coordinatore tecnico-scientifico del dossier, Antonella Presutti, presidente di Molise Cultura, e, da remoto, da Federico Pommier (presidente e direttore artistico di Molise Cinema), Francesca Del Conte (presidente di Wayouth Ets) e Caterina Riva, direttrice del Macte.
Per Paolo De Matteis Larivera, presidente della Fondazione Macte, che ha voluto condividere una riflessione sulle origini e sugli obiettivi del percorso: «Vorrei cominciare facendo un passo indietro, tornando ai primi interrogativi che ci siamo posti nel momento in cui si è presentata l’opportunità di partecipare a questo bando nazionale. La prima domanda è stata inevitabile: Termoli ha davvero le caratteristiche per poter affrontare, con successo, un’iniziativa tanto ambiziosa e complessa? La risposta, dopo una riflessione attenta, è stata subito positiva. Guardando dentro noi stessi, osservando la storia del Premio Termoli e il patrimonio culturale già presente in città, abbiamo riconosciuto che Termoli dispone delle qualità fondamentali per partecipare da protagonista. E partecipare, in un contesto del genere, significa una sola cosa: puntare alla vittoria. Non esistono traguardi intermedi».
«Per vincere, però, servono due cose: una progettualità di alto profilo, che guardi al futuro, e una base solida di partenza. Ecco, Termoli ha entrambe. Superato questo primo esame di coscienza, ci siamo posti un secondo, cruciale interrogativo: quali obiettivi vogliamo raggiungere? Qual è il vero impatto, la vera eredità che questa candidatura può lasciare? Non ci siamo mai fermati all’idea di un semplice “anno di eventi”. Fin da subito, la nostra proiezione è andata ben oltre il 2027. Abbiamo voluto capire se la candidatura potesse diventare l’occasione per costruire qualcosa di duraturo e strutturale, capace di generare un ritorno nel medio e lungo periodo, anche rispetto all’investimento economico previsto».
«Il nostro progetto prevede un impegno di spesa complessivo di circa 3 milioni di euro, dei quali solo un terzo sarebbe coperto dalla linea ministeriale. Gli altri 2 milioni dovranno essere reperiti attraverso partner pubblici e privati. Da qui la domanda: qual è il ritorno di lungo termine che giustifica questo impegno? Il primo asse su cui abbiamo ragionato è quello più difficile da quantificare: la cultura come investimento sulle coscienze, sul pensiero critico, sulla crescita collettiva. Seminare cultura non offre rendimenti immediati, ma nel tempo modifica le comunità, stimola riflessione, produce cittadinanza consapevole. È un percorso immateriale, ma profondamente concreto nei suoi effetti».
«Il secondo asse è più pragmatico: riguarda la posizione che vogliamo conquistare nella geografia nazionale dell’arte contemporanea. Termoli ha già una sua autorevolezza grazie al Macte e al Premio Termoli, ma manca qualcosa di essenziale: un sistema dell’arte contemporanea. Attualmente abbiamo un museo importante, ma manca tutto ciò che lo dovrebbe sostenere: gallerie, accademie, spazi espositivi, mercato, professionalità. È un’anomalia che questa candidatura può aiutarci a correggere».
«Tra gli obiettivi principali c’è proprio questo: costruire un vero sistema dell’arte contemporanea a Termoli. Un sistema che coinvolga università, accademie, operatori culturali, galleristi, studiosi del diritto e dell’economia dell’arte. Se oggi volessimo realizzare qualcosa di importante, saremmo costretti a rivolgerci altrove. E questo non è sostenibile se vogliamo crescere davvero. Allora, se pensiamo a un futuro con nuove istituzioni culturali, nuove professionalità, occupazione stabile e qualificata, tutto deve partire da un primo, fondamentale passo: la formazione. Formare dal basso, partire dalle scuole, dalle università, dai giovani, per creare qui quelle figure professionali che oggi mancano».
Il progetto, ha aggiunto, intende fare della città un territorio culturale diffuso, inclusivo e in continua evoluzione: «Il titolo che abbiamo scelto per la candidatura, “Traiettorie Contemporanee”, racchiude tutto questo: la visione, il cammino, la direzione che vogliamo intraprendere. È un titolo denso di significato e potenzialità, ma per ora il dossier rimane riservato, come previsto dal regolamento. Ciò che posso dire, però, è che questa candidatura rappresenta un’operazione profondamente collettiva, un atto di coesione civica e territoriale. Termoli è candidata, ed è già un risultato importante. Ma non basta: ora serve l’energia della comunità. È una sfida collettiva. E vincerla significherebbe costruire insieme un futuro diverso». La città di Termoli guarda avanti. E con lei, guarda avanti tutto il Molise.
EB