Otto coltellate e un’indagine che svela il lato oscuro della vigilanza privata: quattro indagati, perquisizioni a tappeto tra Molise e Abruzzo Un’aggressione brutale, consumata nel cuore della notte a Termoli, all’inizio della scorsa settimana, tra martedì 29 e mercoledì 30 luglio, che ha scosso profondamente le comunità di due regioni, portando alla luce una vicenda dai contorni ancora nebulosi ma che, giorno dopo giorno, si arricchisce di nuovi elementi. Quattro persone sono ufficialmente indagate per l’accoltellamento di un buttafuori 38enne originario di Campobasso, colpito con otto fendenti. Un atto di inaudita violenza che, secondo gli inquirenti, potrebbe affondare le sue radici in vecchie ruggini e contrasti personali maturati nell’ambito della sicurezza privata. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Larino, stanno cercando di fare luce su un intreccio complesso che coinvolge anche figure appartenenti a una società di vigilanza privata con sede nel Vastese. Proprio da lì, tra Vasto e San Salvo, si sono concentrate nelle ultime ore le attività dei carabinieri di Termoli: un’operazione a tappeto che ha visto ispezionate sei abitazioni, alcune delle quali riferibili anche a soggetti non formalmente indagati. Obiettivo: reperire oggetti o elementi utili all’inchiesta. Tuttavia, le perquisizioni hanno dato esito negativo. L’aggressione al 38enne non è rimasta un episodio isolato. Poche ore dopo, un’altra azione inquietante: l’auto di un giovane vigilante, collega o comunque vicino all’ambiente della vittima, è stata completamente distrutta. Un gesto che, agli occhi degli investigatori, potrebbe non essere casuale, ma piuttosto parte di un disegno più ampio, forse intimidatorio, forse ritorsivo. La coincidenza temporale tra i due episodi rafforza l’ipotesi di un collegamento diretto. Le modalità fanno pensare a un regolamento di conti, un’escalation di tensioni che si sono spostate dal piano verbale e professionale a quello della violenza fisica, con conseguenze che avrebbero potuto essere tragiche. Sul fronte legale, gli indagati si affidano a due avvocati ben noti nei fori di Abruzzo e Molise: tre di loro sono difesi dall’avvocato Giuseppe La Rana, mentre il quarto ha nominato come proprio legale Massimiliano Baccalà. Le posizioni degli assistiti sono al vaglio degli inquirenti, che stanno valutando il grado di coinvolgimento di ciascuno, in attesa degli esiti dei prossimi atti istruttori. Elemento chiave nelle indagini è la testimonianza di un giovane che si trovava nei pressi del luogo dell’accoltellamento e che, con le sue dichiarazioni, avrebbe consentito di riconoscere i presunti autori del gesto. Le sue parole sono ora al centro di un’inchiesta che potrebbe presto portare a sviluppi significativi. L’identificazione visiva e la coerenza con altri riscontri investigativi rappresentano una tessera fondamentale nel puzzle accusatorio che la Procura sta ricomponendo. Quello che emerge dalle prime ricostruzioni è un quadro preoccupante. Non si tratta solo di un episodio di violenza, ma di una situazione in cui dinamiche lavorative — in un settore delicato come quello della sicurezza — sembrano essere sfuggite al controllo, degenerando in atti di violenza estrema. Il coinvolgimento di una società di vigilanza, almeno per quanto riguarda l’affiliazione dei soggetti coinvolti, pone interrogativi seri anche sulle dinamiche interne a queste realtà operative, sulla gestione delle risorse umane e sui rapporti tra dipendenti o collaboratori. Non si trattava di un regolamento di conti tra criminali comuni, ma di una lite esplosa — almeno stando alle ipotesi — tra persone che operano nell’ambito della legalità e della tutela. Per questo l’eco della vicenda supera i confini della cronaca nera e tocca corde più profonde, in termini di sicurezza percepita e di fiducia nelle figure preposte alla salvaguardia dell’ordine. Al momento, nessuna misura cautelare è stata disposta, ma l’inchiesta prosegue a ritmo serrato. La Procura di Larino è al lavoro con i carabinieri per ricostruire nel dettaglio la dinamica dell’aggressione e verificare l’esistenza di un disegno preordinato. Al vaglio ci sono anche i messaggi scambiati tra i protagonisti della vicenda, eventuali video di sorveglianza, e testimonianze raccolte in ambienti vicini ai soggetti coinvolti. Ci si attende, nei prossimi giorni, una possibile evoluzione dell’inchiesta, che potrebbe sfociare in nuove iscrizioni nel registro degli indagati o, al contrario, in un restringimento del cerchio attorno ai quattro già sotto accusa.

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