Rompe il silenzio ufficiale sul fronte istituzionale il vescovo della diocesi di Termoli-Larino, Claudio Palumbo. In un momento di grande incertezza per i lavoratori dello stabilimento Stellantis di Termoli, le sue parole risuonano come un appello alla responsabilità collettiva, alla solidarietà concreta e alla dignità del lavoro.
A nome di tutta la Chiesa Diocesana, esprime piena vicinanza e solidarietà ai lavoratori di Stellantis dello stabilimento di Termoli e dell’intera filiera automotive, e forte preoccupazione dopo che l’azienda ha annunciato il rinnovo dell’ammortizzatore sociale per tutti i lavoratori dal 1° settembre fino al 31 agosto 2026. Il momento che i lavoratori stanno vivendo, insieme alle loro famiglie, è particolarmente drammatico. Il record della cassa integrazione, della produzione al minimo storico, della mancanza di un piano industriale nazionale ed europeo, con il pericolo conseguente di mandare a casa migliaia di lavoratori, i più deboli e i meno garantiti, sono chiari segnali di forte drammaticità. Il vescovo, insieme a tutte le comunità ecclesiali della Diocesi, sollecita le Istituzioni, locali, regionali, nazionali ed europee a bloccare derive pericolose e a fare tutto quanto è possibile per il futuro dell’industria dell’auto, condividendo le scelte con i lavoratori e a mettendo al centro delle decisioni dell’Azienda non solo il profitto (pur lecito) ma soprattutto i lavoratori con le loro famiglie. I lavoratori attendono risposte urgenti e concrete e non possono vivere sempre in ansia per un lavoro, purtroppo, sempre più precario e senza prospettive future. La Chiesa è sempre stata attenta alle problematiche sociali del nostro territorio e, con coraggio, ha denunciato le azioni contro la dignità della persona umana e dell’uomo lavoratore; nel suo Magistero sociale, ha sempre difeso la dignità dell’uomo lavoratore e tutti dobbiamo far sì che il lavoro non sia strumento di alienazione, ma di speranza e di vita nuova. Ogni uomo porta in sé una originale e unica capacità di trarre da sé e dalle persone che lavorano con lui il bene che Dio gli ha posto nel cuore. Il lavoro è un tema centrale nella dottrina sociale della Chiesa, che lo qualifica con quattro termini: «Libero, creativo, partecipativo e solidale». Purtroppo, la concezione dell’uomo dominante nella visione economica degli ultimi decenni ha invertito l’equilibrio tra la dimensione oggettiva e soggettiva del lavoro: il lavoratore viene considerato uno strumento, un mezzo per il raggiungimento del fine ultimo del profitto. All’origine della crisi finanziaria che abbiamo attraversato c’è dunque una profonda crisi antropologica: c’è la negazione del primato dell’essere umano. Il valore e la dignità del lavoro umano stanno nel fatto che colui che lo svolge è una persona. San Giovanni Paolo II ribadiva con forza: «Il primo fondamento del valore del lavoro è l’uomo stesso, il suo soggetto. A ciò si collega subito una conclusione molto importante di natura etica: per quanto sia una verità che l’uomo è destinato ed è chiamato al lavoro, però prima di tutto il lavoro è “per l’uomo”, e non l’uomo “per il lavoro”». Il vescovo, insieme a tutti i cristiani della Diocesi, invita i responsabili, a tutti i livelli, a fare tutto quanto è possibile per ricostruire il futuro dell’industria dell’auto anche nello stabilimento termolese, e così ridare speranza al nostro territorio; invita la Stellantis a condividere le scelte con i lavoratori e a mettere al centro delle decisioni dell’Azienda non solo il profitto (pur lecito) ma soprattutto i lavoratori con le loro famiglie. Come comunità cristiane ci impegniamo a non lasciare soli i lavoratori, in questo momento così delicato e drammatico. E se ognuno farà la sua parte, sarà restituita serenità e tranquillità a tante famiglie dell’intera Regione Molise.
Intanto, giunge anche la reprimenda dell’Usb Lavoro privato.
«Nello stabilimento Stellantis di Termoli è stato annunciato il prolungamento dei contratti di solidarietà per un anno, fini al 31 agosto 2026, ma stavolta coinvolgendo tutti i dipendenti. Non ci sorprende affatto la cosa ma si continua a dar mano libera ad un gruppo che di fatto sta dismettendo le produzioni a Termoli e in tutti gli stabilimenti italiani.
La prima domanda da porsi è perché i contratti di solidarietà e non la Cassa integrazione straordinaria (CIGS) che darebbe maggiori garanzie di equità ai lavoratori? Perché il Ministero del Made in Italy, la Regione Molise, così come le altre regioni in cui sono presenti stabilimenti Stellantis, e le associazioni dei produttori automobili, Acea e Clepa, e i soliti sindacati collaborazionisti continuano a considerare le regole imposte dalla UE per la transizione come unico vero ostacolo per la produzione del settore automotive? Stellantis continua a produrre più piani industriali ed annunci di modelli che autoveicoli, vedi l’ultimo del Ceo Antonio Filosa su un nuovo piano industriale, che andrà a rimodulare il Forword 2030, previsto per inizio 2026. A Termoli, così come in altri stabilimenti, va in onda il solito film già visto e rivisto e le vittime sacrificali sono i lavoratori e territori che scontano licenziamenti mascherati, salari decurtati dagli ammortizzatori i quali generano anche situazioni che dividono i lavoratori, insomma la solita guerra per la sopravvivenza tra poveri. Dopo aver puntato tutte le fiches sulla Gigafactory il banco è saltato e a nulla serve ricordare come l’USB aveva lanciato l’allarme anni fa. Oggi si può solo mettere una pezza ad un disastro annunciato di cui sono responsabili i vertici Stellantis ma con connivenze sindacali e politiche che emergono inconfutabilmente con tutta evidenza in questo momento. Noi continuiamo caparbiamente a chiedere un vero intervento pubblico nel settore con garanzie per l’occupazione e tutele per i salari, lo ripetiamo perché è l’unica strada possibile che scongiuri la totale chiusura dello sito di Termoli, e di tutti gli stabilimenti Stellantis italiani: occorre conservare le attuali produzioni meccaniche, riportarne altre che sono state delocalizzate, introdurre ammortizzatori che coprano il 100% dei salari, ridurre l’orario lavorativo a parità di salario, chiudere la stagione degli incentivi all’esodo e riaprire il discorso Gigafactory che è fondamentale non solo per Termoli ma per tutte le produzioni future dei plant Stellantis in Italia. Basta con le lamentele sulla crisi di mercato a giustificazione di un immobilismo inaccettabile, in Molise vi è un’azienda che assembla autovetture (DR) che annuncia 70 milioni di investimenti e centinaia di assunzioni: ma per loro non c’è la crisi automotive? Le limitazioni della UE non contano? Oppure hanno investito il giusto in prospettiva? Quanto a Fim, Uilm, Fiom e compagnia che annunciano iniziative ci chiediamo se finalmente hanno il coraggio di porre fine a rapporti sindacali ingessati dal Ccsl ed aprire una vera vertenza nazionale che coinvolga e unisca tutti i lavoratori degli stabilimenti Stellantis e di quelli delle tante aziende degli indotti, il resto è solo fumo negli occhi dell’opinione pubblica e dei lavoratori traditi, ingannati e abbandonati nel tempo», ribadisce il coordinamento interregionale di Abruzzo e Molise, con la Rsa di stabilimento.

























