Piazza Monumento gremita per la Festa dell’Unità del Partito Democratico, che venerdì sera ha ospitato un confronto pubblico con l’europarlamentare Stefano Bonaccini, già presidente della Regione Emilia-Romagna. L’incontro, moderato dalla collega giornalista Valentina Fauzia e introdotto dal segretario regionale Vittorino Facciolla, ha messo al centro i grandi temi della politica internazionale, dell’Europa e delle sfide interne al nostro Paese. Sin dalle prime battute, Bonaccini ha scelto di non usare giri di parole. Ha definito «criminali» sia Vladimir Putin per l’invasione dell’Ucraina, sia il governo israeliano per ciò che sta accadendo nella Striscia di Gaza. Due tragedie che – ha detto – stanno insanguinando il nostro tempo e che mettono in luce, ancora una volta, tutte le debolezze di un’Europa che resta «gigante economico e commerciale, ma non politico», incapace di avere una voce unitaria sul piano internazionale. Secondo l’europarlamentare, il problema nasce dal peso dei 22 governi sovranisti oggi presenti all’interno dell’Unione. Paesi che rifiutano ogni cessione di sovranità, rallentando le decisioni comuni e paralizzando l’Europa proprio quando servirebbe rapidità ed efficacia. «Non possiamo continuare a vivere – ha detto – con un’Unione in cui basta il veto di uno solo per bloccare gli altri ventisei». Bonaccini ha parlato anche di Italia, sottolineando come il nostro Paese conti poco nelle scelte decisive, nonostante le illusioni coltivate a destra sull’amicizia personale tra Giorgia Meloni e Donald Trump. Ha criticato la posizione ambigua sul conflitto in Medio Oriente, chiedendo uno stop agli aiuti militari a Israele, e ha rivolto un appello diretto al presidente della Regione Molise, Francesco Roberti, perché interrompa ogni rapporto istituzionale con Tel Aviv. Il dialogo con il pubblico è stato anche l’occasione per riflettere sul rapporto tra politica e cittadini. Bonaccini ha ricordato i suoi dieci anni da governatore, trascorsi «più tra la gente che in ufficio», convinto che ascoltare le persone resti la condizione essenziale per ricostruire un legame di fiducia reciproca. «Chi ha paura dei fischi o del freddo è meglio che non faccia politica» ha detto, sottolineando che la credibilità nasce dalla capacità di essere presenti, anche quando si devono dire cose scomode. Sul piano internazionale, l’ex presidente dell’Emilia-Romagna ha insistito sulla necessità di una pace giusta e duratura in Ucraina, ma non a qualsiasi costo. «Se la pace significasse che l’aggredito deve cedere i territori all’aggressore, allora si aprirebbe un precedente devastante: chiunque, forte della sua potenza militare, potrebbe aggredire un Paese e, dopo anni di massacri, ottenere ciò che aveva chiesto con le armi». Ampio spazio anche al tema della tenuta democratica in Europa, con l’allarme lanciato sulla crescita dell’estrema destra in Germania, dove l’AfD viaggia oggi oltre il 20% dei consensi e rischia di governare regioni cruciali. «I regimi – ha ammonito Bonaccini – non arrivano mai con la forza, ma con il consenso plaudente delle piazze. E quando se ne vanno, lasciano solo macerie e lutti». Il messaggio finale è stato chiaro: l’Europa deve ritrovare unità, non solo nella moneta ma anche nella politica estera, nella difesa, nella fiscalità. Solo così potrà contare davvero nello scacchiere mondiale e contribuire a costruire un futuro di pace e stabilità.

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