Una giornata di emozione e riconoscenza ha segnato la vita del Centro Trasfusionale dell’ospedale “San Timoteo” di Termoli. Due famiglie, unite dal dolore per la perdita dei propri cari ma anche dalla volontà di trasformare quel ricordo in speranza, hanno scelto di donare strumenti utili alla quotidianità del reparto: sedie a rotelle, televisori e poltrone per emotrasfusioni. Presidi concreti che renderanno più confortevole e funzionale la sala infusionale, luogo di cura e di vita per tanti pazienti cronici. Alla cerimonia hanno preso parte la dottoressa Maria Grazia Luciano, presidentessa regionale Ail, e la dottoressa Matilde Caruso, primaria della rete dei centri trasfusionali Asrem, insieme ad operatori sanitari, pazienti e familiari. L’atmosfera era carica di commozione, con parole che hanno restituito l’immagine di una comunità che sa stringersi attorno alla cura e alla solidarietà. Il Centro Trasfusionale di Termoli, pur non essendo un reparto ospedaliero in senso stretto, svolge da anni un ruolo sociale e sanitario fondamentale. Nei suoi ambulatori – infusionale, ematologico, per lo studio dell’emofilia, per le terapie anticoagulanti e per le malattie rare emorragiche – si intrecciano ogni giorno storie di fragilità, speranza e resistenza. Dal gennaio ad agosto 2025, il solo ambulatorio infusionale ha registrato quasi 600 emotrasfusioni, un numero superiore a quello delle attività del pronto soccorso locale (circa 500) e della chirurgia (200). Un dato che racconta l’impegno costante di medici, infermieri e tecnici, capaci di garantire cure complesse in un contesto ambulatoriale e di rappresentare un presidio salva-vita per l’intero territorio. L’incontro ha visto la testimonianza diretta di alcuni pazienti. Michele, trapiantato di midollo a dicembre 2024, ha voluto ringraziare sia i donatori sia il personale sanitario: «Mi fate le trasfusioni di amore», ha detto con emozione. Parole semplici ma potenti, che hanno toccato i presenti ricordando come la solidarietà sia parte integrante del percorso di cura. Anche Francesco Zito, responsabile del centro trasfusionale di Termoli, ha voluto sottolineare la dimensione umana di questa giornata: «È una giornata di solidarietà, la cosa più bella. Esiste una categoria di pazienti, gli oncologici severi, che sono un po’ orfani di cure e che trovano nel nostro ambulatorio un supporto quotidiano. In otto mesi abbiamo effettuato circa 600 trasfusioni: numeri che raccontano lo sforzo e la dedizione di tutta l’équipe, un titolo di vanto per chi ci lavora ogni giorno». Zito ha ricordato anche l’importanza della diagnosi precoce e della genetica, strumenti fondamentali per individuare patologie acute nelle fasi iniziali ed evitare complicanze drammatiche. «Dopo il Covid – ha aggiunto – abbiamo registrato un aumento dei casi, legato anche al fatto che molti pazienti non si sono curati o non sono stati seguiti dal punto di vista diagnostico. Per questo insistiamo sul primo aggancio con unità cliniche come la nostra: solo così le terapie possono essere più efficaci». Le famiglie protagoniste della donazione, gli Antenucci e i Di Stefano, hanno voluto ricordare i loro cari scomparsi, Mario Antonio Antenucci e Benedetta Di Stefano, attraverso due eventi sportivi e commemorativi che hanno permesso di raccogliere fondi da destinare al centro. «Il nostro fine – ha spiegato Maria Grazia Luciano – è far vedere che i fondi dell’Ail hanno un impatto concreto. Da una raccolta nasce qualcosa che rimane a disposizione di tutti i cittadini. Manifestazioni come queste, inoltre, promuovono anche la pratica sportiva, fondamentale per la prevenzione e per una migliore qualità di vita». Luciano ha ricordato come l’Ail sia impegnata non solo nel sostenere la ricerca scientifica, ma anche nel garantire borse di studio per giovani biologi, tecnici di laboratorio e medici molisani, affinché possano crescere professionalmente senza essere costretti a lasciare la loro terra. «Vogliamo che i viaggi della speranza diminuiscano – ha ribadito – e che ciascuno possa curarsi a casa propria. Alcuni tipi di leucemia oggi sono curabili fino all’80%, soprattutto nei bambini: la ricerca ha fatto passi da gigante e dobbiamo continuare a sostenerla». Un concetto ripreso anche dalla dottoressa Matilde Caruso, che ha espresso un grazie sincero alle famiglie donatrici e a tutti i pazienti: «Ricevere donazioni di presidi e supporti per l’attività quotidiana è un sintomo di grande fiducia. Qui a Termoli accogliamo i pazienti emato-oncologici più delicati, e il rapporto che si instaura è quasi familiare. È grazie a loro, e al rispetto che portano a medici e infermieri, se il nostro lavoro ha un valore ancora più grande». Caruso ha ricordato inoltre il contributo prezioso dell’AIL attraverso progetti scientifici e borse di studio che permettono ai giovani professionisti molisani di formarsi e lavorare nella propria terra. «La sussidiarietà – ha aggiunto – cioè il privato che aiuta il pubblico, si conferma una pratica virtuosa. È spesso dai pazienti stessi che nasce l’esigenza di migliorare il comfort della struttura: ascoltarli e rispondere alle loro necessità significa rendere la cura più umana e dignitosa». La cerimonia si è conclusa con un ringraziamento collettivo rivolto agli operatori del Centro Trasfusionale di Termoli, ai donatori di sangue, piastrine e midollo, e alle famiglie Antenucci e Di Stefano, che con il loro gesto hanno reso più accogliente un luogo di cura che ogni giorno accoglie, ascolta e accompagna. Un grazie che diventa simbolo di comunità: perché, come ha ricordato più di un paziente, al di là delle cure farmacologiche e delle terapie, ciò che davvero sostiene è la consapevolezza di non essere soli.

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