È tornata a pulsare la vita sul porto di Termoli. Dopo il fermo biologico, martedì sera i pescherecci della marineria molisana hanno solcato di nuovo l’Adriatico, inaugurando la nuova stagione con un rientro carico di aspettative e di buon pescato. La prima asta al mercato ittico ha confermato l’attesa: cassette di triglie e mazzancolle, protagoniste assolute della serata, ma anche merluzzi, polpi, moscardini e qualche seppia, hanno riempito i nastri trasportatori sotto lo sguardo attento dei veterinari e l’assalto dei commercianti, accorsi non solo dal Molise ma anche dalle regioni vicine. I furgoni hanno presto preso la via dei mercati, carichi di pesce fresco destinato a ristoranti e tavole di tutta la penisola. Un ritorno in grande stile, anche se non privo di limiti: fino al 31 ottobre le barche dovranno rispettare le regole imposte dal Ministero, che prevedono il divieto di pesca entro le sei miglia dalla costa e un massimo di tre uscite settimanali. Restrizioni che inevitabilmente orientano il pescato verso alcune varietà, penalizzandone altre. Paola Marinucci, storica armatrice termolese, racconta le sensazioni del primo sbarco: «Abbiamo visto soprattutto mazzancolle e triglie, le seppie sono poche. Restando oltre le sei miglia, come previsto dalle indicazioni ministeriali, non riusciamo a prendere alcune qualità che si pescano più vicino alla costa. Sicuramente il mercato si saturerà di queste varietà, ma l’importante è che la gente continui a comprare il pesce fresco che c’è. I prezzi, almeno per ora, non sono alti, e la priorità resta sempre la stessa: riuscire a coprire le spese e pagare i marinai». Marinucci non nasconde le preoccupazioni sul fronte degli indennizzi per il fermo pesca: «Non abbiamo ancora ricevuto nulla. Mi preoccupa la graduatoria 2023, in cui non figura nessuna barca del Molise. Spero non sia legato a contravvenzioni o ad altri problemi burocratici, ma il fatto resta. Anche sulle domande di demolizione, nessun peschereccio molisano è riuscito a entrare. La concorrenza è forte: la GSA 17 copre un lungo tratto di costa adriatica, e Termoli finisce sempre in fondo alla lista». Sul futuro, la ricetta è chiara: puntare ad ampliare i mercati. «Siamo in una posizione geografica particolare, tra Pescara e Manfredonia. Dobbiamo portare il nostro pesce fuori o attirare più commercianti a Termoli. Solo così il mercato ittico può crescere davvero». Soddisfazione anche nelle parole di Rocco Mangifesta, presente al mercato ittico martedì sera: «Dopo un’attesa logorante, finalmente siamo tornati a pescare. La qualità e la quantità del pescato sono buone e la prima asta è andata bene. Abbiamo mazzancolle, merluzzi, seppioline, polpi, moscardini, triglie: insomma, tutto ciò che serve per una gran bella zuppa». Mangifesta spiega che i prezzi sono leggermente più alti: «Si aspettava da tempo il ritorno del pesce fresco locale, quindi è normale che si paghi qualcosa in più. Ma il risultato ripaga: il nostro è pesce dell’Adriatico, fresco e di qualità». Anche lui conferma la presenza di compratori da fuori regione: «Vengono dalla Puglia, un tempo anche dal Lazio e dalle Marche. Ora la presenza è più limitata, ma speriamo di ampliarla presto. Siamo in attesa della regolamentazione delle aste digitali, un passo decisivo per la marineria: con l’acquisto da remoto si allargherebbe enormemente il bacino dei clienti». Il ritorno in mare della flotta termolese, pur tra restrizioni e incognite economiche, ha riacceso l’entusiasmo e portato una ventata di ottimismo. I prossimi giorni diranno se la domanda saprà assorbire l’offerta concentrata su alcune specie e se i prezzi troveranno il giusto equilibrio. Intanto, i pescherecci hanno riacceso le loro luci e il porto si è rianimato di voci, movimenti, aste e contrattazioni. Segnali concreti che la filiera ittica è tornata a vivere. E martedì sera, sul molo di Termoli, il mare ha ripreso a raccontare le sue storie.

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